Educazione cinofila e relazione con il cane

Paure e fobie nel cane: le cause.

Di Graziano Gentileschi

Le problematiche comportamentali sono uno dei pesi più gravosi da affrontare da parte dei proprietari che malauguratamente vi si imbattono.

I motivi sono principalmente due: uno tecnico, legato all’effettiva difficoltà di risoluzione del problema se non adeguatamente preparati, e uno psicologico, ovvero l’idea che un proprietario ha della “relazione immaginaria” con il cane. Detto in altri termini, difficilmente si prende un cane con lo scopo di avere dei problemi, mentre si immagina più probabilmente un rapporto sereno con un compagno di vita con cui condividere momenti di svago. 

La comparsa di un problema comportamentale va a rovinare quell’immagine idilliaca, spesso demotivando sia cane che proprietario riguardo alla sua risoluzione.

Tra le problematiche che fanno perdere maggiormente la speranza di un rapporto “normale” all’interno del binomio, una delle più complesse è sicuramente quella che riguarda paure e fobie.

La complessità per questo tipo di problema si evidenzia in un fattore estremamente importante per il proprietario:

La durata. 

Paure e fobie, a qualunque comportamento esse portino, necessitano di tempi abbastanza lunghi per essere superate, possono avere ricadute significative e, a seconda delle cause, potrebbero non essere del tutto superabili.

Una premessa di questo tipo sembrerebbe aiutare poco il volenteroso proprietario che intraprende un percorso di recupero, tuttavia è necessario sapere cosa si dovrà affrontare al fine di evitare sconforto e delusione in fasi più complicate ma tutto sommato solite e prevedibili.

Per cominciare, è necessario differenziare quello che è una paura da una fobia.

Una paura è funzionale e adattiva, e rientra nei metodi che un animale ha per poter sopravvivere in situazioni sconosciute. Quando un animale ha paura mantiene un certo grado di lucidità ed è in grado di scegliere quale comportamento adottare in risposta allo stimolo percepito come pericoloso. Nel caso della fuga, sarà una fuga efficace, nel caso dell’aggressività, essa sarà principalmente volta a tenere a distanza ciò che viene riconosciuto come pericoloso e solo se in condizioni di estremo bisogno e impossibilità di fuga sarà messa in atto una reale lotta.

Una fobia al contrario è caratterizzata dalla perdita totale della capacità di ragionare, spesso causata da un’eccessiva generalizzazione di ciò che viene percepito come pericoloso, tanto da potersi estendere a situazioni totalmente prive di rischio ma che l’animale vive come insostenibili. I tentativi di fuga durante episodi fobici possono portare l’animale a ferirsi poichè cessano tutti i meccanismi conservativi. La fuga non è ragionata e non si riesce a notare la programmazione di azioni successive.

Le cause delle fobie possono ovviamente essere molteplici, da esperienze sgradevoli o traumatiche vissute in passato ma non in periodi sensibili dello sviluppo, a traumi durante i primi mesi di vita, fino ad arrivare a situazioni in cui al cane non è successo niente di sgradevole, ma non ha nemmeno vissuto esperienze necessarie o conosciuto il mondo in cui sarebbe andato a vivere, presentando così carenze da deprivazione sensoriale, esperienziale o sociale.

In base alla causa del problema di può parlare di casi risolvibili o di casi arginabili.

Se una paura è quasi sempre risolvibile, così come una fobia appresa o derivante da situazioni negative, una carenza di esperienze, situazioni e conoscenza di esseri differenti dalla propria specie è solitamente irreversibile, anche se come già detto, risolvibile per vie traverse.

In altre parole, è più semplice far superare un episodio traumatico piuttosto che colmare una grave lacuna esperienziale.

Per fare un esempio, un cane che ha vissuto serenamente il primo anno di vita e ha poi subito maltrattamenti sarà “più facilmente” recuperabile di un cane che non ha mai vissuto esperienze negative ma che nei primi mesi di vita non ha incontrato umani. Ciò non significa che il primo caso sarà un recupero semplice e veloce, ma che potrà riportare il cane a una situazione di quasi normalità, a differenza del secondo caso in cui si cercherà di far apprendere all’animale una serie di abilità e competenze alternative che argineranno la carenza esperienziale, ma non potranno mai andare a colmarla del tutto. Per quel cane la “normalità” appresa da cucciolo coinciderebbe con l’assenza di umani, e tutto quello che di diverso dovrà accettare, sarà sempre fondato su un ragionamento relativo ad apprendimenti successivi, meno efficaci delle esperienze vissute durante i periodi sensibili.

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