Cani e società

Il randagio e la rinuncia di proprietà!

Riflessioni su un annoso problema legato al randagismo e alle sempre più numerose rinunce di proprietà a cura di Cosimo Lentini | CANESPONTANEO.COM

NOTA DI REDAZIONE: Questo articolo analizza in modo crudo e senza troppi preamboli una realtà che in qualche modo è necessario migliorare, per il benessere del cane prima di tutto. Ovviamente le Associazioni di volontariato che con professionalità e coraggio si muovono seppur nell’incertezza del quadro normativo non devono sentirsi coinvolte. Ma è importante parlarne, in un blog dedicato al Cane, come Dogsportal.it

Il problema del randagismo, o più in generale l’alto numero di cani in cerca di una famiglia, è stata la motivazione che mi spinse ad occuparmi di cinofilia trentacinque anni fa.

E’ chiaro che non sono riuscito nel mio intento, anzi, paradossalmente,  nonostante ai giorni nostri diciamo di amare i cani molto più che nel passato, il problema in questi anni è cresciuto in modo esponenziale.

Penso che le ragioni che hanno permesso che il cane, ancora ai giorni nostri, viva situazioni di disagio trovandoli stipati un po’ dove capita o, se più fortunati, vaganti tra le campagne, vadano anche ricercate verso alcuni individui che hanno affrontato in questi anni la situazione in maniera sacerdotale: cercando di convincere i cattivi a diventare buoni. 

Altri ancora, hanno fatto un business da questo problema e, come vedremo in seguito, a volte anche illegalmente e alla luce del sole.

Sono convinto che bisognerebbe attuare in modo severo ciò che la legge già prevede e modificare alcune leggi che, solo in apparenza, vanno a tutelare il cane.

In primis mi preme parlare della legge sulla rinuncia di proprietà.

Una legge (da modificare) che consente a una persona di liberarsi del proprio cane firmando un documento che fa diventare quel cane proprietà del Comune di appartenenza, diventando così un costo per i contribuenti e creando problemi di sovraffollamento nei canili.

Una legge che è stata ideata per evitare gli abbandoni, facendolo involontariamente decadere come reato come se fosse facoltativo poterlo abbandonare o meno dando, appunto, una scappatoia. 

Altre responsabilità le hanno rescue o associazioni non a scopo di lucro che chiedono denaro (sotto forma di beneficenza o rimborso spese) per il mantenimento di cani in cerca di adozione.

Qualora non dovessero bastare i cani della loro zona, per trarre un guadagno maggiore, alcune associazioni possono far arrivare cani dal sud verso il nord Italia e anche dai paesi esteri.

Quello che chiedono mediamente sono 150 euro al mese a cane. Solo 10 cani possono dare un’entrata di 1.500 euro mensili (uno stipendio medio) col vantaggio che quando si stancano o hanno guadagnato abbastanza o vengono scoperti, possono chiudere tutto e portare in canile i cani che fino a ieri gli hanno dato un reddito. 

Soldi ottenuti spesso da richieste di collette attraverso un bombardamento mediatico o da madrine che, spinte dall’entusiasmo raccolgono soldi tra loro ma che presto si stancano, cominciano a litigare e non si occupano più del cane.

Facendo diventare questo business un lavoro a breve termine, ma che non comporta nessun problema per chi specula sui cani perché c’è sempre il canile che deve farsene carico ed è semplice, successivamente, farne arrivare di nuovi.

Un mestiere, quindi, che non comporta nessun investimento iniziale e nessun rischio imprenditoriale ma solo ricavi.

Abbiamo chiesto un’interpretazione della legge in merito alla custodia cani, ed è emerso che anche le associazioni hanno l’obbligatorietà dell’autorizzazione sanitaria delle AUSL veterinarie anche solo in caso di rimborso spese o corrispettivo.

Ma in troppi, anche tra chi si professa amante dei cani, non si chiede niente anche se mettersi in regola significa fare un investimento ingente per la tutela del benessere animale.

Inoltre le Autorità competenti decidono dove, come e quanti cani poter custodire. In caso contrario lo decidono in proprio e come già tutti sappiamo non c’è limite all’ingordigia umana ed è chiaro che per ottimizzare i profitti aumentano in modo esponenziale il numero di cani detenuti illegalmente nonché spazi fai da te per la loro custodia.

Anche perché a differenza di chi è autorizzato, non sono soggetti a controlli a campione o a sorpresa.

Questa è anche la ragione del perché in molti, vedendo che restano impuniti se non addirittura ottengono lo “status di buoni”,  ampliano la loro attività facendo anche pensione per cani casalinga rivolta a privati, con la differenza che ottengono un prezzo pieno giornaliero anziché un forfait mensile come per i cani disagiati. Per rendervi conto di quanti sono e l’entità del problema, provate a cercare in rete le associazioni o i rescue che si occupano di custodia cani, oppure pensioni casalinghe/domestiche/familiari per cani e chiedetegli se hanno l’autorizzazione sanitaria, obbligatoria per legge indipendentemente dal numero dei cani detenuti. Troverete tanta evasione fiscale e poco se non niente benessere animale.

Anche perché se davvero amano i cani, perché non si mettono in regola con ciò che la legge già prevede per la loro tutela?

In conclusione, per risolvere il problema dei cani senza famiglia, visti anche gli abusi, credo sia giunto il momento di concedere la rinuncia di proprietà solo ed esclusivamente a coloro che adottano un cane in una struttura autorizzata della propria Regione o Provincia.

In questo modo non si vieterebbe nulla e chiunque sarebbe libero di comprare un cane di razza o adottarlo su facebook da paesi lontani anche esteri.

Ma non avrebbe diritto alla rinuncia di proprietà, scrivendolo nero su bianco sul modulo di adozione o di acquisto che si andrà a firmare. Qualora non volessero tenere più il cane, resterebbe comunque la possibilità di portarlo in canile, ma i costi di mantenimento ricadrebbero sul proprietario.

Considerando che  l’Italia è un’eccellenza nella riscossione crediti, troverebbero certamente il modo per farsi pagare al pari di quando prendiamo una multa.

Inoltre, di pari passo, non bisogna più permettere alle tante associazioni o rescue, di poter lavorare e speculare abusivamente, così come avviene oggi, sprovvisti di autorizzazione sanitaria per il ricovero cani visto che già la legge lo prevede. 

Le associazioni o i volontari che volessero occuparsi di custodia cani senza voler nulla in cambio, quindi in stallo, potrebbero farlo con quelli appartenenti alla propria Regione (meglio se la loro Provincia) così in caso di scioglimento o chiusura dell’associazione, i cani tornerebbero a chi già da subito avrebbe dovuto farsene carico, senza comportare alcun danno aggiuntivo con l’entrata di nuovi cani. 

Le associazioni che invece volessero lavorare con cani importati dall’estero o dal sud Italia, o comunque fuori dalla propria Regione, oltre che mettersi in regola dovrebbero disporre di un fondo di garanzia per ogni cane importato.

Non dimentichiamoci che solo dieci anni di vita di un cane, stando ai loro prezzi, comporta una spesa di 18.000 euro (diciottomila). 7

Non sarebbe quindi scandaloso proporre una cifra ingente a titolo di garanzia per ogni cane importato.

In modo tale che in caso di scioglimento o chiusura dell’associazione, non andrebbero a riempire ulteriormente i canili della propria Regione o Comune di appartenenza, o riempire canili lager gestiti da persone senza scrupoli che lavorano al ribasso e sulla quantità.

Basti pensare che ogni volta che viene data la notizia di un’ispezione in uno di questi canili lager, non ci viene mai detto di chi sono questi cani e quanto reddito ha portato al gestore nel corso degli anni fino ad essere scoperto (ultimo caso di mia conoscenza in provincia di Alessandria con 100 cani tenuti al limite della sopravvivenza).

Voi portereste il vostro cane in un canile lager? Credo di no! E allora di chi sono questi cani?

I media si preoccupano solo di farci sapere il numero dei cani e delle loro condizioni, senza informarci di chi paga per loro e il problema che vanno a creare ai canili di competenza tutte queste nuove entrate dovute al sequestro. 

Visto il fondo di garanzia, invece, potrebbero occuparsene anche strutture referenziate, sia private che associazioni, provviste di autorizzazione sanitaria alle quali verrebbero effettuati controlii di routine per non arrivare troppo tardi e a danno compiuto.. 

Lasciare tutto così comè, non è giusto non solo per i cani già presenti nei canili, ma soprattutto in virtù del fatto che prima hanno tratto un guadagno da questi cani e poi, quando il guadagno viene a mancare, far ricadere le spese ad altri cittadini perlopiù ignari di accollarsi queste spese.  

Sono convinto che solo facendo ricadere le conseguenze su chi adotta un cane mettendo mano al portafoglio, possa portare le persone a fare adozioni consapevoli e intelligenti.

Non certo col tentativo di convincerle a diventare buone o responsabili.

Così come un’associazione dovrebbe essere davvero motivata e ci penserebbe attentamente prima di stipulare un mutuo per aprire una struttura a norma per il ricovero cani.

Per chi pensa che in questo modo aumenterebbero in modo esponenziale gli abbandoni, significa non capire che il microchip è un obbligo e non facoltativo.

Basterebbe applicare una tassa annuale sul cane, quindi dare un introito allo Stato, per aumentare i controlli e dotare tutte le forze dell’ordine di un lettore.

E si potrebbe invece non applicare tale tassa per i cani adottati in rifugi o canili autorizzati come incentivo.

Credo che in questo modo potremmo risolvere il problema dei cani che vagano dal Sud al Nord Italia e dai paesi esteri all’Italia nel giro di pochi anni. Perfino gli staffettisti e gli allevamenti gestiti da coloro che vengono definiti cagnari, così come coloro che importano cuccioli dall’estero, subirebbero un duro colpo. Anche perché sia ben chiaro che se lasciamo tutto così com’è, visti i tagli alla sanità, all’istruzione, alle pensioni…, tra qualche anno l’Italia sarà costretta a riguardare la legge 281/1991e torneremo, a causa del sovraffollamento e i costi di mantenimento di sempre più cani, a sopprimere come il resto del mondo. 

Sono gli alti ricavi (illegali e non) che ci sono dietro il randagismo a non creare le condizioni affinchè si trovi una soluzione definitiva al problema. Oltre la facilità con la quale una persona può decidere di adottare un cane con leggerezza, per poi liberarsene senza colpo perire. 

La prova che non ci stiamo muovendo nella giusta direzione per tutelare i cani, è proprio il fatto che il problema del randagismo o cani senza famiglia è cresciuto e cresce negli anni. Così com’è cresciuto il numero di persone che adotta cani senza cognizione, proprio perchè tutelate sotto ogni punto di vista appena vogliono liberarsene.

Non bisogna mai dimenticare, però, che i non proprietari di cani, compresi coloro ai quali non importa nulla di loro, oppure che gli importa ma in maniera consapevole, restano sempre una grande maggioranza. 

E in un paese democratico è la maggioranza che prende le decisioni…

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