Educazione cinofila e relazione con il cane

INTRODUZIONE AI PROBLEMI COMPORTAMENTALI DEL CANE

Esistono problematiche relative al cane in quanto cane, e altre relative alla convivenza del cane nella società umana.

Il termine problema comportamentale in riferimento all’ambito cinofilo viene ormai ampiamente usato con forse troppa leggerezza, causando talvolta fraintendimenti e confusione in chi si trova a vivere con cani magari di non semplice gestione ma sani e ben distanti dal presentare reali deviazioni comportamentali a livello patologico.

Per cominciare a fare chiarezza sul significato del termine, una problematica comportamentale consiste in una devianza, per eccesso o per difetto, dal normale comportamento previsto dall’ etogramma, cioè dai comportamenti tipici di un animale, nel nostro caso il cane.

In altre parole, partendo da quelli che sono i comportamenti normali del cane, si possono evidenziare carenze o eccessi che vanno così a creare un reale problema durante la vita dell’animale.

Esattamente come negli umani, ogni comportamento normale può avere alcuni gradi di eccesso e alcuni di difetto, rimanendo tuttavia in una zona considerata accettabile.

Per fare un esempio, è normale avere il dubbio di non aver chiuso a chiave la porta di casa quando si esce. Un individuo con personalità ossessivo-compulsiva avrà la tendenza a controllare una o due volte se questa azione è stata realmente compiuta, ma senza che questo comporti alcun tipo di problema per lo svolgimento normale della propria vita. Una persona con un disturbo ossessivo compulsivo invece, nell’ipotesi che possa tornare anche decine di volte a controllare di aver chiuso casa, riscontrerà un impedimento altamente invalidante (ad esempio si potrebbe verificare l’impossibilità di mantenere un lavoro fisso a causa della difficoltà provocata dai ritardi per uscire di casa).

Nello stesso modo i cani, in risposta a uno stimolo o una situazione, possono mettere in atto comportamenti del tutto normali che diventano problematici se eccessivi o deficitari.

Questo concetto riguarda non solo i comportamenti messi in atto come risposta, ma anche le cause scatenanti, poiché un ruolo fondamentale è giocato dalla capacità di percezione: se una risposta normale in situazioni estreme viene scatenata da uno stimolo non proporzionato o al contrario l’animale non risponde anche in presenza di uno stimolo molto elevato che richiederebbe un’azione tempestiva, saranno la percezione o la rielaborazione non corretta di uno stimolo a scatenare risposte inadeguate che risulteranno problematiche.

Un maschio adulto che mette in atto comportamenti aggressivi verso un altro maschio, magari in presenza di una femmina, non ha un problema comportamentale, bensì svolge una serie di azioni scritte nel proprio etogramma.

Al contrario

un maschio adulto che mostri evidente aggressività alla comparsa di un cucciolo o di una femmina non aggressiva presenta un quadro comportamentale anomalo.

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Per fare un esempio riguardante paure e fobie, se un cucciolo si mostra intimorito da un oggetto mai visto prima o da una situazione nuova, può essere presentato come un cane non eccessivamente sicuro di sé, ma il comportamento messo in atto è una risposta adattiva che gli permetterebbe la sopravvivenza in caso di pericolo.

Un cane adulto che alla vista di una qualunque persona smette di ragionare ed entra in uno stato fobico che gli impedisce di trovare una soluzione, può essere descritto come un esemplare con problematiche comportamentali.

Questo non significa che un maschio che mette in atto comportamenti aggressivi verso altri maschi non sia un cane problematico e che questo comportamento non vada disincentivato, come non significa che bisogna lasciare a sé stesso un cucciolo che mostra timore.

Sono problematiche che vanno affrontate, ma in maniera drasticamente differente rispetto a una patologia comportamentale. La differenza di intervento oltretutto potrebbe evidenziarsi non tanto come tecnica, ma come forma mentale che va ad adattare l’intervento in un caso a una problematica di convivenza tra cane e proprietario in presenza di un cane “normale”, nell’altro alla modificazione comportamentale di un esemplare che mette in atto risposte anomale rispetto a quanto ci si aspetterebbe da un cane.

Molte delle problematiche che spesso sono vissute e interpretate come deviazioni comportamentali, sono facilmente risolvibili attraverso accorgimenti a livello di gestione e spesso obbedienza del cane.

Diversamente, quando siamo realmente in presenza di un problema comportamentale, la priorità non è una buona conduzione del cane o una buona obbedienza, ma riuscire a far sí che sia il cane stesso a modificare il proprio comportamento e le proprie risposte, non necessariamente su nostra richiesta.

Se vogliamo porre rimedio a un atteggiamento fobico, non sarà esclusivamente chiedendo al cane di stare in attenzione su di noi che risolveremo la sua problematica, per quanto positiva possa essere la relazione tra cane e proprietario.

Si andrà invece a lavorare perché le situazioni percepite dal cane come fobiche vengano rielaborate e vissute diversamente, con una conseguente risposta sempre più normale. Solo in aggiunta a questo, una parte di obbedienza può permettere di arginare alcune situazioni più critiche. L’obiettivo principale nel recupero comportamentale è che sia il cane stesso a percepire diversamente stimoli che prima causavano risposte problematiche, garantendogli così una migliore qualità della vita.

Dopo questa introduzione, nei prossimi articoli ci sarà modo di trattare nello specifico le singole problematiche comportamentali analizzando anche casi reali con esempi di intervento.

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