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Cinofilia Piemontese: le riflessioni sulla ripartenza di Susanna Coletto

di Susanna Coletto, Presidente Regionale APNEC, Vice Presidente APNOCS e componente della commissione IAA/Pet therapy della Regione Piemonte

foto di copertina presa in prestito dal profilo fb di Alessandro Placa


Ringraziando Rocco e Mirko per l’opportunità che mi hanno concessa, scrivo questo articolo all’indomani della pubblicazione della nota integrativa della Regione Piemonte al Decreto Presidente della Giunta Regionale n.50 – 2 maggio 2020 in cui si evince che è consentito l’allenamento e addestramento cani nei centri cinofili nelle aree autorizzate, senza il contatto diretto di persone, nel rispetto del distanziamento sociale e della normativa vigente, etc… 

Ho accolto questa notizia con molta soddisfazione: in questi giorni numerosi sono stati gli interventi di privati e di esponenti di associazioni di categoria, che hanno cercato di sensibilizzare le istituzioni ed io stessa, in qualità di Presidente Regionale APNEC, Vice Presidente APNOCS e componente della commissione IAA/Pet therapy della Regione Piemonte e anche come privata cittadina, mi sono impegnata su più fronti per cercare di promuovere istanze a favore del benessere dei cani, specificando le loro esigenze, l’importanza per loro di svolgere attività, definite, in ogni caso, a basso rischio, dal protocollo presentato dal Politecnico di Torino. 

Non vi nascondo, comunque, i miei dubbi e le mie perplessità sull’interpretazione della stessa, (es. addestramento/allenamento con o senza istruttore ???), che nascono dalla considerazione che il mondo della cinofilia è estremamente variegato, con tipologie di attività spesso molto  diverse da loro, quali ad es. educazione, risoluzione di problemi comportamentali, addestramento cani da assistenza, da soccorso, sport cinofili, etc.. (non me ne vogliate se non è ho citate altre altrettanto importanti),  le cui modalità di intervento possono sfuggire a chi non è addentro al mondo della cinofilia e, quindi, diventa difficile  generare norme chiare e valide per tutti. In questo caso e vista l’estrema gravità del momento, il mio personale consiglio è quello di agire con molta cautela e molto buon senso mettendo la parola: “SICUREZZA” al primo posto.

Al di là di queste considerazioni, mai come in quest’ultimo periodo, sono emerse problematiche legate al nostro mondo, in primis la difficoltà di interloquire con le Istituzioni e poi la considerazione, da parte di molti, di essere disuniti e poco rappresentati a livello governativo e locale.

In verità, pur non nascondendo le difficoltà di un settore in continua evoluzione (vi sono tavoli di lavoro in corso per la definizione delle varie figure professionali) e non negando l’ esistenza di tante realtà che rappresentano i cinofili, si può sicuramente affermare, che le Associazioni di categoria esistono, alcune sono riconosciute dal MISE, non occorre crearne altre; sono associazioni che accolgono cinofili con specifiche qualifiche, che richiedono e offrono  formazione continua (gratuita, perché gli eventi accreditati a pagamento, non sono organizzati dalle associazioni, ma dai soci stessi) e che da anni danno un sostegno (ad es. in campo assicurativo) prezioso ai loro soci.  

Purtroppo, mi sono resa conto, che il loro operato e il loro impegno sono ancora oscuri ai più.

Sicuramente è la mancanza di mezzi (si vive di sole quote associative), di risorse umane (non sono in molti coloro che  sono disponibili a impegnare lavoro, tempo e denaro per difendere su base volontaria, sì i loro interessi, ma anche quelli dei loro colleghi).

Di fatto non è necessario iscriversi ad una di queste associazioni per lavorare e, quindi… ce ne accorgiamo solo quando ce n’è veramente bisogno.

La mia non è una critica, ripeto, in quanto la scarsa visibilità, la carenza di comunicazione, come si è detto, ha origine dalla mancanza di risorse, economiche e di organico.

Eppure associazioni come APNEC, APNOCS, di cui faccio parte, da sempre hanno sostenuto parecchie “battaglie”, anche importanti, per difendere i diritti dei loro associati e in molti casi queste “battaglie”sono state vinte.

Queste associazioni sono espressione di mondi cinofili diversi (le attività dei loro soci sono diverse..), ma collaborano tra di loro  e, proprio quest’anno, si è creata una sorta di collaborazione ancora più stretta anche con l’AIECI, che ha dato vita al Sistema Aggregativo HUB Professioni Cinofile. Quindi ci siamo, raccogliamo professionisti di grande esperienza e competenza che hanno anche l’intento di crescere i giovani, il nostro futuro e anche se, più siamo, più possiamo fare.

Un discorso a parte è quello dello sport cinofilo, con cui è auspicabile una collaborazione da parte del mondo professionale, ma che fa a capo al CONI e al Ministero dello Sport; anche in questo campo gli EPS stanno facendo di tutto per “farsi sentire”,, in tutti i modi possibili, ma certamente la cinofila non ha i numeri dei altri sport e non è sport olimpico. Sicuramente, un fronte comune degli EPS, seppur difficile, potrebbe rappresentare una grossa risorsa.

Quindi, il mio appello a tutti i professionisti cinofili è quello di unirsi a queste associazioni e di essere protagonisti del loro destino, non pagando solo la quota sociale, ma impegnandosi insieme, ognuno come può, per raggiungere gli obiettivi che noi tutti desideriamo.

Gli altri, quelli che devono fare, siamo noi.

A tal proposito concludo con un appello: la Regione Piemonte ha stanziato dei finanziamenti a fondo perduto per determinate categorie di attività lavorative, ma senza fare un cenno a quelle dei cinofili, testimonianza di una sorta di invisibilità, che a mio parere deve diventare urgentemente visibilità. Invito tutti i miei colleghi a scrivere, scrivere: “Ci sono anch’io, ci siamo anche noi”.

PERCHE’ NOI CI SIAMO!!!

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