Il cane da assistenza le risposte di Aldo La Spina
Andrea Bombelli · 16:50
Cani attivi come quelli delle razze da caccia (bracchi ecc.) si possono prestare alla pet therapy?
Tutti i cani da caccia sono parzialmente portati alla “Pet Therapy”. Parzialmente perché sono stati selezionati per utilizzare il naso e cercare, meglio la selvaggina.
Se invece vengono costretti in un ambiente chiuso con odori strani e con utenti strani, beh allora le cose cambiano e si deve fare affidamento alle doti caratteriali. Quindi l’ideale è iniziare sin da cuccioli in una preparazione specifica per far tollerare al meglio ciò che non desiderano.
La pro-socialità e la voglia di soddisfare gli istinti dovrebbero essere il primo pensiero di un proprietario.
Se il bracco è già adulto è meglio fargli un test attitudinale, ma sarebbe meglio chiedere prima a lui cosa ne pensa…
Forse la ricerca di persone disperse in un bosco? Potrebbe essere un giusto compromesso!
Paola Lombardo · 19:46
Presumo che quando questi cani diventano anziani vengano sostituiti.
Corretto? Ma il disabile non vorrebbe poterlo tenere?
Purtroppo il cane da assistenza è un “professionista” che rimane di proprietà in genere dell’organizzazione che lo ha preparato, sia per tutelarlo in caso di maltrattamento o di prematura scomparsa del disabile, sia in caso di “pensionamento”.
Il ritiro del cane da parte dell’organizzazione è l’ultima chance, quasi sempre rimangono in “pensione” presso la famiglia del disabile o presso dei loro conoscenti.
Francesco Romano · 43:03
Ciao Aldo La Spina! Io sono un tecnico di cane guida e cani da relazione per bambini autistici. Parlammo di un metodo più aggiornato di formazione per cani guida, io che sono ipovedente, capisco e mi rendo conto come i metodi attuati nelle scuole nazionali e di ONLUS siamo incoscientemente in difficoltà perché il non vedente, nel quotidiano, non riesce a usufruire del cane come ausilio ma in molti casi diventano cani da compagnia (naturalmente dipende dell’istruttore che forma quel specifico cane). A che punto siamo nel metodo di formazione e in particolar modo negli ostacoli e senso del pericolo? Riscontri questa alta percentuale di non vedenti che poi non riescono più a farsi guidare dal proprio cane?
Ricordo. Pochi passi avanti. La preparazione del cane è lasciata ancora alle singole organizzazioni private, alla loro esperienza, al Direttore Tecnico del centro e all’economia. Allo stato attuale non esiste una regolamentazione in proposito, se non una estera, ma è un controllo non di terza parte… Ci sono interessi da entrambe le parti perché sono membri di una stessa organizzazione. Quindi non ci sono motivazioni a cambiare metodologie per ottimizzare le procedure, per avere più affidi in minor tempo, di aggiornare i tecnici. Tutto ha un costo e a chi mantiene l’organizzazione (ente pubblico o privato che sia) interessa solo il numero di affidi e non poi realmente come va a finire l’adozione e la guida. Tutto viene tacitato dall’organizzazione e data responsabilità all’utente che non fa sapere come va, nel timore che gli venga tolto uno strumento che oramai è diventato un bravo cane da compagnia con un alto valore affettivo!
Vale Mare · 46:46
Quale é il paese estero in cui attualmente fanno i corsi migliori? Intendo per la formazione degli istruttori.
Al tavolo europeo del CEN TC 452 ho avuto modo di conoscere molti colleghi stranieri. É vero il detto che “Paese che vai usanza che trovi”, quindi se impari in uno stato, apprendi le metodologie e le tecniche anche in funzione della loro cultura e stile di vita.
Lo scandinavo è dolce, gentile, ma molto performativo e preciso.
L’anglosassone rigido e pretenzioso, come per se stesso.
Lo spagnolo e il portoghese si avvicinano di più alla nostra cultura, il francese è pieno di sé e apparentemente gentile, ma non fatelo arrabbiare.
Nei Paesi dell’est puoi immaginare.
Quindi la mia risposta è: dipende se preferisci precisione e tecnica o sforzarti di costruire e valorizzare la relazione tra utente e cane. Nel primo caso hai un cane molto preparato, ma nel tempo si rischia di perdere gli apprendimenti condizionati e il disabile non è in grado di compensare.
Nel secondo caso invece hai un inizio difficoltoso ma la loro relazione permette ad entrambi di continuare ad apprendere e di mantenere nel tempo una continua e salda risposta. Ma questa è la mia personale idea. Ecco perché se ci mettiamo con umiltà ad imparare (in Italia abbiamo le competenze e le conoscenze per farlo se i grandi professionisti si mettessero assieme), noi italiani saremmo i migliori! Come sempre, iniziamo tardi, ma poi…
Catherine Linton · 50:41
Ad oggi chi alleva, e chi forma cani per esempio da allerta diabete? Mi aggancio al commento di Alba… quali sono i costi della formazione di un cane professionista, e quanto costa a chi ne ha bisogno? Chi paga il lavoro fatto sul cane?
Domandona e toccala nota dolente ed imbarazzante dei costi, perché non si deve speculare sul bisogno e sulla disabilità. Come ho detto già nella diretta, nel campo dell’assistenza preventiva dei cani da allerta, tutto è lasciato all’iniziativa dei singoli privati o delle singole associazioni. Quindi dipende dall’onestà intellettuale di chi prepara e poi propone un cane da allerta.
È oramai diffusa l’idea che un cane da assistenza possa arrivare a costare oltre i 20 mila euro. Ci sono però delle modalità più economiche che mirano a preparare un cane di proprietà e allora i costi si riducono anche della metà. In alcune occasioni il cane viene anche parzialmente donato e quindi l’utente disabile copre solo delle spese reali di addestramento.
La realtà è che un disabile non deve pagare un cane, ma gli deve essere donato, proprio come avviene per i cani guida (Regione Toscana, Lombardia e Lions). Ma non essendoci una legge e un riconoscimento di altri cani da assistenza al di fuori del cane guida, gli enti pubblici non erogano fondi a questa tipologia di cani. Ma “working in progress”..