L’Educazione Cinofila diventerà mai adulta?
Questo articolo nasce dai miei pensieri di un pomeriggio di Lockdown. Un Lockdown che mi ha permesso di tornare a relazionarmi, in modo più ampio, con il mondo dell’Educazione Cinofila italiana.
Riscoprendone le eccellenze, ma anche i difetti.
Allo stesso tempo, questa pausa, mi ha permesso anche di passare molto tempo con i miei figli adolescenti e di rileggere alcuni vecchi appunti di pedagogia.
Questo, come a volte mi capita, ha prodotto un percorso mentale complicato e poco lineare finito con una domanda pressoché assurda.
Quando l’Educazione Cinofila diventerà adulta?
In pedagogia si definisce Adulta una persona quando ha raggiunto una piena autonomia, non solo fisica, ma soprattutto psicologica e relazionale. Più o meno, nella società contemporanea, ci si arriva intorno ai 25/30 anni ( cari genitori la strada è ancora lunga).
La nascita dell’educazione cinofila in Italia, infatti, si può fare risalire alla metà degli anni 90, con l’arrivo dall’Inghilterra, del “gentle training”, da noi tradotto con metodo gentile.
Questo provocò un cambiamento radicale nel mondo della cinofilia, .
In Italia il nuovo metodo, arrivò assieme ad alcuni sport più a carattere ludico, in particolare l’agility. Quasi in contemporanea iniziava, nelle grandi città del nord Italia, a nascere un interesse per la gestione del cane in contesto urbano. Un cane che non aveva più finalità lavorative, ma si trovava a doversi destreggiare in un contesto che non era il proprio. Nascevano così le prime figure professionali che si occupano di aiutare le famiglie in questo ambito, uscendo dai campi di addestramento. La stampa di allora li definiva ‘gli psicologi dei cani’.
L’ unione di questi due fattori e la nascita di nuove scuole, ha dato vita a quella che oggi chiamiamo Educazione Cinofila.
Fino ad allora, infatti, la cinofila era riservata ad allevatori ed addestratori che preparavano cani a scopo lavorativi ( anche gli sport presenti avevano quello scopo).
Ovvero, tutto avveniva con il fine di aiutare la selezione delle varie razze per le loro attidudini specifiche, nessuno ( o pochissimi casi sporadici) si occupava del cane di famiglia.
Frequentando i pochi campi cinofili negli anni 80, si sarebbero visti pastori tedeschi, dobermann, rottweiler o altre razze assimilabili impegnati in esercizi di obbedienza e controllo. I cani da caccia, invece, si addestravano fra i cacciatori attraverso il tramandarsi di metodi e nozioni da una generazione all’altra, stessa cosa dicasi per i cani da pastore.
Volendo continuare con il gioco, di immaginarsi l’Educazione Cinofila come fosse una persona, si potrebbe sostenere che essa abbia dei genitori.
Identificabili comunque fra quegli uomini e donne che, agli albori, si impegnarono nel portare alle nostre latitudini un modo nuovo di vedere il cane.
I primi anni, quelli dell’infanzia, sono stati quelli in cui madre e padri hanno cercato di dare il proprio contributo nel far crescere questa nuova creatura.
D’altra parte anche la madre, ovvero l’addestramento, si modificava da questo rapporto. Concetti come rinforzo positivo e relazione si facevano strada dentro di sé.
Ci sono stati poi gli anni dello studio, l’Educazione Cinofila ha approfondito i suoi concetti, si è costruita una forma propria e si è differenziata al suo interno. Sono nate anche le prime discussioni sulla primogenitura e le divisioni fra i fratelli.
La pedagogia assegna determinate caratteristiche agli adolescenti che
potremmo riconoscere anche al mondo dell’Educazione Cinofila.
In sintesi un adolescente ha:
– un umore variabile;
– un’espressione dei propri sentimenti attraverso le azioni più che con le parole;
– poca attenzione ai genitori e un comportamento sgarbato nei loro confronti;
– la tendenza a mostrare comportamenti infantili, soprattutto quando stressato;
– la sfida alle regole;
– la tendenza a dare grande importanza al gruppo di amici, con alcuni dei quali entrerà in conflitto al fine di emanciparsi nel ruolo di leader.
Come già detto la contemporaneità ci ha portato, ad un prolungamento dell’adolescenza, regalandoci un ultima fase che è detta anche dell’emerging adulthood.
In questa fase si è più stabili dal punto di vista emozionale, le propensioni lavorative diventano più definite e si comincia a pensare a quale sarà il proprio ruolo nel mondo. Di contro permangono ancora comportamenti non del tutto maturi.
Se analizzassimo il nostro mondo rifacendoci a queste caratteristiche. Dovremmo ammettere che, prendendo in analisi i comportamenti dei suoi protagonisti, l’Educazione Cinofila si trova ancora immersa nella fase adolescenziale ( a volte con regressioni nella fase infantile soprattutto nella versione social).
Dopo 25 anni di vita sarebbe il caso di passare alla fase adulta?
Più che una domanda, la mia vorrebbe essere un auspicio.
Per farlo dovremmo raggiunge una certa stabilità cognitiva ed emotiva, essere autonomi in senso psicologico dagli altri, abbracciando norme etiche e valori morali. Il nostro compito nell’età adulta dovrebbe essere quello della progressiva emancipazione dalla famiglia d’origine e l’ingresso nella società. Potremmo rifarci al termine Hegeliano dell’adultitudine ( paroloni da filosofo). In pratica per ambire ad essere adulti dovremmo essere capaci di prenderci le nostre responsabilità anche nel modo in cui ci relazioniamo con gli altri, liberarandoci dai comportamenti infantili.
Dalle azioni compiute dagli altri dovremmo ricavare criteri generali, categorie, analisi sui processi di scelta e modelli e non motivazioni per critiche e scontri fra verità.
Dovremmo imparare a collaborare, il nostro scopo non dovrebbe essere quello di emergere sugli altri, ma di crescere insieme.
Almeno che non si pensi di vivere eternamente come Peter Pan brufolosi, eterni adultescienti alla ricerca di riconoscimento con cui alimentare il nostro ego.