Cani e società

Cognitivismo nei cani da ricerca e soccorso

Nota di redazione:


Questo articolo nasce grazie ad una lunga e interessante telefonata con Stefano Mozzettini professionista di grande e lunga esperienza operativa e formativa delle unità cinofile da soccorso.

Questo articolo sotto forma di lunga intervista, sottolinea ancora una volta quanto sia importante raccontare la Cinofilia in tutte le sue direzioni.

Cercando così di avere sempre un punto di vista appassionante, serio e indipendente.

Buona lettura.

Una passione: la cinofilia

La mia passione per i cani l’ho ereditata da mio padre, per cui da quando ho dei ricordi, sono vissuto sempre con dei cani.

Mio padre amava i pastori tedeschi e belgi con cui sono cresciuto sino dall’età di 17 anni. 

In seguito ho lasciato la casa paterna per andare a formarmi professionalmente.

A 20 anni, nonostante studiassi, ebbi il mio primo cane, un pastore maremmano che acquistai dalla Contessa Anna Corsini di Firenze dell’allora affisso “Delle Vergherie”.

Da quel giorno ho sempre avuto con al mio fianco un cane.

Nel frattempo il numero è aumentato, ed oggi sono diventati otto.

I miei primi 20 anni di cinofilia sono stati inizialmente sportivi (difesa, ricerca superficie e valanga sportiva) con esclusivamente pastori (maremmani, belgi, tedeschi, pastore svizzero, bergamaschi).

Metodi basati su coercizione e iperstimolo: i miei primi vent’anni

Di questi miei primi 20 anni con il cane, (con la presa di coscienza di oggi), non ho tenuto nulla in quanto erano basati sulla coercizione o sull’iperstimolo.

Questi metodi non mi hanno mai convinto, ma non si conosceva niente d’altro ed era la normalità utilizzarli, applicarli.

Nei miei ultimi 18 anni, ho lavorato con cani da caccia e riporto (Gruppo 8 FCI) e mi sono occupato di cinofilia operativa presso il soccorso alpino svizzero di cui io sono stato promotore ed ho contribuito alla sua costituzione.

In questo periodo ho voluto frequentare parecchi corsi in Svizzera ed all’estero ed ho seguito le diverse correnti scientifiche (la via etologica-genetica; la via comportamentista, quella cognitivo comportamentale e quella sistemica).

La formazione in Svizzera

In Svizzera sono istruttore di gruppo e istruttore OPAn (corsi della SKG), istruttore di Detection ed ho frequentato un corso per allevatore, naturalmente tutte le mie formazioni sono state comprovate da esami. 

Inoltre ho frequentato vari corsi sulla lettura del cane (Ruugas, ecc.); sull’uso del Kliecker, corsi di Detection e simposi sull’olfatto del cane. Ho letto naturalmente molto sulla componente cognitiva del cane (Marchesini, Piaget, Bandura) ed ho una profonda conoscenza psicologica e pedagogia dell’apprendimento.

Le mie conoscenze derivano, oltre dall’esperienza diretta, anche da una formazione professionale piuttosto ampia e variegata con un diploma di capomastro della costruzione (muratore-restauratore-scuola tecnica siperiore, macchinista, gruista, specialista esplosivi, scalpellino, ecc…), una laurea in medicina umana von varie specializzazioni (medicina interna, medicina d’urgenza ospedaliere ed estra-ospedaliera, medicina psicosomatica e medicina paliativa), ho un master in programmazione neuro linguistica (PNL) e un diploma di Counselor basato sulla PNL sistemica.

Attualmente ho intenzione di seguire dei corsi per l’ottenimento di un master in neuroscienze.

Naturalmente la mia formazione (soprattutto l’ultima) ha influenzato molto il mio modo di approcciarmi al lavoro con il cane.

6000 interventi reali

Negli ultimi 15 anni ho potuto sperimentare una grande esperienza delle situazioni d’urgenza sul territorio ed in montagna con una casistica che supera i 6000.- interventi reali.

La casistica mi ha fatto capire di cosa ho bisogno da parte del cane con lo scopo di trovare il più velocemente possibile, in sicurezza e professionalità, bonificando grandi aree impervie con cui ci si confronta nel territorio sudalpino.

Capire le potenzialità del cane

Per capire le potenzialità del cane ho frequentato coloro che lavorano con il cane a grandi livelli (cacciatori e pastori professionisti del regno unito inglese, vigili del fuoco professionisti con alte specializzazioni) e corsi accademici sulle conoscenze dell’apparato olfattivo del cane e sul funzionamento dell’apprendimento del cane.

Cinofilia sportiva e cane soccorso

Devo dire che la cinofilia sportiva è piuttosto lontana da quello che nella realtà viene richiesto ad un cane “professionista del soccorso” in quanto le regole di gara non si basano sull’effettive situazioni reali degli interventi di ricerca effettivi ma tendono a favorire la vendita dei cani di determinate razze da parte delle associazioni o club di allevatori (i quali hanno in origine definito le regole di gara tenendo conto delle specificità di razza dei cani da loro allevati)

Il distacco dalle linee da bellezza

Con gli anni mi sono distaccato completamente dalle linee di cani da bellezza, concentrandomi esclusivamente su pure linee da lavoro selezionate sulla caccia e sul riporto in quanto i criteri di selezione al loro interno combaciavano perfettamente con quei criteri a non necessari per ottenere un buon cane da ricerca persone.

Da subito mi sono reso conto che il limite della funzionalità del team uomo-cane era senza ombra di dubbio l’uomo.

Capire che il cane ha un cervello funzionante

Il vero salto quantico che mi ha permesso di migliorare notevolmente la mia capacità di addestrare cani da ricerca, è accaduto in concomitanza della mia presa di coscienza che il cane ha un cervello funzionante il cui sviluppo dipende esclusivamente da me con una mia completa presa di responsabilità per quanto riguarda l’efficacia o meno dell’apprendimento del cane.

Il cane è un essere cognitivo. Facile dirlo oggi

Forse oggi è moderno e di moda dire che il cane è un essere cognitivo, tuttavia ben lontano è ancora quel momento che realmente il cane venga trattato come un essere cognitivo, consenziante e completamente dipendente dalla nostra capacità di comunicare con lui e di relazionarci secondo le sue peculiarità (e non le nostre).

Spesso si sente parlare di pezzi, si descrive le sue capacità come se fossimo davanti ad una macchina, per non parlare di quante volte ci lamentiamo che il cane non capisce e non sa eseguire i nostri ordini dandogliene la “colpa”.

Prendersi la respoinsabilità della sua formazione veramente, non è cosa ancora oggi automatica.

Per anni gli uomini si sono sentiti soli e depressi nell’universo in quanto non ricevevano una risposta dallo spazio ai loro continui e duratori messaggi nella loro lingua……., arrivando a postulare con quasi assoluta certezza che molto probabilmente eravamo i soli nell’universo.

Dopo anni gli etologi sono arrivati a scoprire che anche gli animali avevano un loro modo di comunicare e che per capirli dovevamo imparare a conoscerli.

Questo ha dato nuova speranza all’umanità facendoci capire che forse altri esseri viventi possono esistere e, magari comunicare in diversi modi…..Se vado a pescare e non prendo pesci, non significa che non ci siano……

Il cane è capace di scegliere

Lavorando a certi livelli con i cani si scopre che non solo hanno un grande fiuto ed una grande mobilità rispetto alla nostra, ma hanno un cervello in grado senza ombra di dubbio di risolvere situazioni e fare delle scelte molto sensate.

Chiaramente se noi li trattiamo come delle “stupide macchine”, non potranno sviluppare quelle potenziali competenze cognitive (come accade d’altronde con i nostri ragazzi che, se trattati come degli stolti, non potranno certamente sviluppare una grande competenza cognitiva…..).

Il cane apprende attraverso delle associazioni semplici e complesse, apprende non solo immitando un comportamento di un altro cane o fatto dal suo padrone, ma è in grado di scegliere il comportamento, fra tanti comportamenti visti, che da la gratificazione maggiore o la via più utile e  veloce al raggiungimento di un determinato obiettivo.

Memoria visiva e memoria comportamentale

Il cane opera delle scelte di comportamento ed apprende velocemente che per ottenere ciò che lui vuole deve riproporre quel determinato comportamento che ha avuto successo, il cane ha una memoria visiva e una memoria comportamentale che deve essere rinforzata con una frequenza e durata minima seguita da una pausa riflessiva ovve avviene l’apprendimento latente (proprio come impariamo noi fino ad una età di 4 o 5 anni).

Questi sono solo alcuni  esempi che mostrano come il cane abbia una potenzialità cognitiva che comunque penso sia solamente solo in parte recepita da noi.

Comprendere e rispettare il cane

Più noi riusciamo a comprendere la comunicazione del cane in una relazione di lavoro e collaborazione distesa ed equilibrata, maggiormente scopriremmo l’espressione dell’intelligenza del cane.

Si tratta di fare un atto di rispettoso avvicinamento al mondo del cane ottenibile solamente per quelle persone che sono in grado di lasciarsi modellare dal cane stesso mettendoci noi al suo posto di allievo……

Ragazzi, più si scopre come funziona l’olfatto del cane, maggiore è la consapevolezza che, in quello è molto migliore di noi.

I miei ultimi 15 anni a stretto contatto con questo splendido animale mi hanno dato molto di più di quello che io ho cercato di dare loro.

Il lavoro con il cane è diventato per me una scuola di vita che ha contribuito incredibilmente a farmi diventare un uomo migliore.

Naturalmente, per comprendere tutto ciò non bisogna per forza diventare degli “animalisti” e far diventare il cane un umano (il cane in quanto cane non ne traerebbe alcun vantaggio).

Bisogna fare un grande atto di umiltà, scendere dal nostro trono di dominatori dell’universo, e metterci al loro fianco, imparando da lui.

Noi abbiamo la presunzione di poter insegnare a cercare ad un cane da caccia.

Essere leader gestendo le risorse non significa che a volte, nelle sue competenze, diventi lui il leader e noi dobbiamo dargli fiducia e seguirlo.

Per fare questo al meglio dobbiamo per forza diventare uomini migliori altrimenti saremo persone mediocri con cani che non possono esplicitare le loro grandi potenzialità.

La capacità empatica del cane

In questi anni ho notato come il cane sia molto meglio di noi in generale per quanto riguarda non solo il suo naso e le sue capacità motorie (velocità, resistenza e tempi di recupero brevi), ma anche sulla sua capacità di leggere il nostro linguaggio del corpo ed il nostro linguaggio paraverbale, grande capacità di essere nel qui ed ora concentrato esclusivamente sul suo compito e sulla nostra collaborazione, la sua grande capacità empatica nel sentire il nostro stato emozionale e a percepire le sue  più piccole variazioni.

Che dire della sua dedizione, fedeltà, positività nel dedicarsi a noi, della sua grande gratitudine ed entusiasmo, eccetera, eccetera….tutti anche nostri potenziali che, se sviluppati, non possone che farci diventare uomini migliori.

Maggiore diventa la nostra capacità comunicativa, maggiori saranno le scoperte che potremmo fare su questo splendido amico dell’uomo.

La difficoltà (solo nostra) a volte è quella di trattarlo come un umano non rispettando la sua identità di cane (arrecandogli un grande torto).

In questi anni ho seguito e approfondito vari percorsi, tuttavia l’esperienza più gratificante l’ho inizita ad avere quando ho seguito la via dei pari, io do, lui mi da, basata su una sana relazione di collaborazione abbandonando vetuste vie basate sulla gerarchia o sull’induzione in stimolo o iperstimolo, di teterminati comportamenti.

Per questo ho seguito nuovi sentieri basandomi sulle teorie relazionali, sulle teorie psicologiche dell’apprendimento, sul funzionamento del cervello spiegato attraverso le neuroscienze e lo studio dei cervelli ben funzionante della PNL.

Nuovi sentieri…

In questo percorso ho redatto a scopo didattico dei piccoli modelli che spiegano la nuova via basata sul rispetto delle singole peculiari capacità e competenze di determinate razze di cane connettendole con ciò che emerge dalla realtà delle situazioni di emergenza reale.

La nuova filosofia è rispettosa delle varie componenti della motivazione (cane e conduttore), della coerenza e flessibilità, dell’equilibrio dinamico non solo tra collaborazione e autonomia, della nostra capacità comunicativa e quindi anche comprensiva del cane.

Oltre a ciò diventa importante il condividere e trasmettersi le emozioni che una ricerca collaborativa mette in gioco.

La nostra leadership si basa sul rispetto del cane, sulla presa di responsabilità per tutto ciò che riguarda il suo addestramento, allenamento (rinunciando quindi alla lamentela e alla continua ricerca dell’alibi per nascondere la nostra frustrazione ed incapacità), ed alla sua salute psicofisica.

Il leader diventa colui che gestisce le risorse nel rispetto dei bisogni del cane e dei suoi desideri.

Se scelto correttamente, il cane ama tutto ciò che noi gli chiediamo di fare (correre, cercare con il naso, trovare, collaborare (segnalando il ritrovamento): queste sono le risorse che noi dobbiamo gestire al meglio così da gestire e mantenere la motivazione del cane. Così il lavoro e la nostra gratitudine diventano la ricompensa maggiormente desiderata dal cane.

Lavorare in team con il cane

Un team di questo tipo non ha nulla a che vedere con quel vecchio clische dell’uomo dominatore del cane, dell’uomo padrone assoluto, dell’uomo temuto dal cane. Il lavoro di team è un’altra musica in cui i danzanti sono due partner, due amici, due esseri che mettono in comune le loro peculiari doti per creare la plusvalenza, in modo tale che 1+1 non farà 2 ma più ancora… Un team di questo tipo, in determinate situazioni, fa il lavoro di 40 persone. Un team di questo tipo è veramente utile e può salvare vite non in maniera casuale.

Non mi si venga a dire che un buon team di ricerca da soccorso non può essere anche un buon team di ricerca sportiva. È solo questione di preparazione.

Parliamo di situazione reali da soccorso

Più grandi sono le aree da bonificare con conformazioni simile a quelle delle situazioni reali, maggiore sarà il divario di resa; ove quei cani sportivi “costruiti” con vecchi metodi di lavoro, non possono lontanamente avvicinarsi alla resa di quei cani professionisti del soccorso.

Nelle situazioni reali da soccorso in montagna il cane deve acquisire molte più capacità e competenze atte ad adattarsi alle mutevoli e difficili situazioni come ad es. i terreni impervi montuosi, la meteo, di notte… 

Quindi un cane da soccorso deve poter lavorare veloce, ma a volte lentamente, lontano ma anche vicino, autonomo ma gestibile (per cui è importante avere un buon equilibrio tra le competenze).

L’uomo deve sapersi muovere in sicurezza  ha il compito della gestione delle risorse, dei tempi e dell’area, tutto il resto lo fa il cane. 

La grande differenza nel mio approccio, è che tutto quello che il cane fa, lo fa di sua spontanea volontà in quanto io cerco di creare sempre quelle condizioni ove al cane piace quello che gli chiedo.

È come se il cane può fare ciò che il suo conduttore gli ha fatto piacere e non mettendolo mai nella condizione di doverlo fare contro la sua volontà.

La mia gestione è basata sul:  continua a fare quello che a te piace, ma fallo in questa direzione o settore dell’area,….. e mai sul devi….

La gestione non sono comandi ma sono segnali che spostano solamente la ricerca che il cane fa, nella direzione da me voluta con il fine di bonificare l’area a noi assegnata.

Chiaramente questa filosofia ha un approccio completamente diverso da quello che oggi si vede nel mondo cinofilo e per essere realmente compresa la si deve seguire con l’atteggiamento giusto.

Se percorso, questo cammino diventa affascinante ed estremamente arricchente: 

“will to please” cioè il volere la tua soddisfazione

A proposito sapete ciò che caratterizza maggiormente il Labrador da lavoro?

No. Non è il cibo, anche se sembra che per un bocconcino si “butti nel fuoco”; e non è nemmeno il riporto, che inizia a fare in maniera naturale a partire della 5a settimana di vita.

È il “will to please” cioè il volere la tua soddisfazione. Il Labrador prova estremamente gratificante farti realmente (non per finta) piacere. Un cane del genere lavora con passione e determinazione dando tutto se stesso per ottenere la tua semplice ma vera soddisfazione. Non riesco a vedere qualcosa di più cognitivo e profondo di questo, un essere che prova gratificante la tua felicità.

Naturalmente questo avviene in un team cane-uomo basato sulla rispettosa relazione collaborativa.

L’uomo ha il dovere di gestire la ricerca in quanto riceve il mandato di bonifica con la consapevole responsabilità di trovare e soccorrere il disperso, o di escludere la presenza del disperso nell’area assegnata.

Per poter svolgere questa delicata mansione, il conduttore non deve assolutamente essere solamente uno sganciatore di cani.


Stefano Mozzettini

Email: stefano.mozzettini@gmail.com

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