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Il caso Pilarski in Francia: per i periti è morta a causa del suo cane e non della muta di cani da caccia

Circa un anno fa, il 16 novembre 2019, si è verificato un evento tragico in Francia.

Il corpo di Elisa Pilarski, ventinovenne incinta di 6 mesi, è stato ritrovato privo di vita nella foresta di Retz.

( basta cercare articoli del mese di Luglio per approfondire la sua storia)

Pochi attimi prima di morire, la donna ha chiamato il compagno, Cristophe Ellul, per chiedergli aiuto contro dei cani aggressivi che la stavano attaccando.

L’uomo si precipita dalla compagna sperando di poterla soccorrere, ma la ritrova senza vita fra gli alberi e accanto a lei c’è il suo cane con delle escoriazioni sulla testa che non l’ha lasciata sola. Nello stesso momento si avvicinano numerosi cani da caccia che stavano partecipando con i loro padroni ad una battuta di caccia al capriolo.L’autopsia ha accertato che la causa del decesso è stata una gravissima emorragia, causata da morsi inferti agli arti e alla testa.Stando alla ricostruzione degli avvenimenti, Elisa Pilarski quel giorno stava passeggiando con uno dei suoi cani, Curtis, un American Staffordshire, nell’area verde del comune di Saint-Pierre-Aigle del dipartimento dell’Aisne.

Gli inquirenti hanno cercato di capire se ad attaccare la donna sia stato uno o più cani partecipanti al “Rallye de la passion” o se sia stato lo stesso Curtis.

Cristophe, il compagno della vittima, difende Curtis ritenendolo incapace di una simile azione, sottolineando come anche il cane avesse delle ferite e puntando il dito contro i cani dei cacciatori, i quali a loro volta dichiarano a “La République” che la muta quando caccia è guidata dalla traccia della preda e dal loro istinto, rendendo così impossibile l’allontanamento dal loro compito per attaccare una persona. Inoltre, i partecipanti sostengono che c’è una discordanza temporale, perché la caccia ha avuto luogo dalle 13:30 e la telefonata in cui Elisa chiedeva aiuto al suo partner è partita alle 13:19.”Non è stato il nostro Curtis, non abbattetelo” queste le parole di Cristophe Ellul che difende il suo amico a quattro zampe.

Le indagini svolte durante tutto l’anno hanno preso in considerazione ogni pista, ma due periti veterinari chiamati dal tribunale sono giunti alla conclusione che “Curtis è per noi l’unico autore dei morsi che hanno causato il decesso di Elisa Pilarski”, frase riportata anche su LCI o La Chaîne Info.

Ciò che ha condotto i due veterinari a esprimersi così fermamente al riguardo è stato lo studio condotto sulle lesioni della vittima che non sono più di 3,6 cm.

Hanno dunque misurato le mascelle di Curtis, degli altri quattro cani della coppia e dei Poitevin presenti alla caccia al capriolo e hanno dimostrato che la distanza fra le zanne superiori dei cani da caccia in questione è di 4,4 cm invece la distanza fra quelle del cane della vittima misurano proprio 3,6 cm.

In un’analisi di 50 pagine i due esperti nominati dal tribunale hanno concluso che Curtis è l’unico responsabile dell’attacco a Elisa Pilarski.

L’avvocato di Cristophe Ellul chiederà una contro perizia e si è in attesa anche dei risultati dei campioni di DNA prelevati dalle ferite sul corpo della vittima che confermeranno o smentiranno la conclusione del rapporto degli esperti.

Di Francesca L.

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