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Mantrailing: Il guinzaglione o lunghina, come va usato?

Di Cristiano Pregno

Iniziamo questo articolo con questo titolo per descrivere un aspetto che nel mantrailing spesso viene sottovalutato:

Il lavoro con il guinzaglio (o per meglio dire con il guinzaglione o lunghina).

Kevin e Robin Kocker, nel loro libro “Il manuale del Mantrailer” che abbiamo già detto di prendere come riferimento nella nostra preparazione, indicano come lunghezza ideale quella di 6 metri o comunque tale da consentire una buona visione d’insieme nell’osservazione del lavoro del nostro cane senza che questa intralci il suo lavoro. 

Noi ne usiamo una di questa lunghezza in ambito urbano o una più lunga, di circa 10 metri, in situazioni dove il cane può spaziare maggiormente senza rischio di correre pericoli come ad esempio in spazi più aperti , meno trafficati o in presenza di alberi.

Questo perché rischieremmo di dare indicazioni con una cattiva gestione della stessa. Uno strattone, per quanto involontario rischierebbe di essere inteso come un segno del fatto che noi siamo convinti che la traccia non prosegue in quella direzione e il cane potrebbe smettere di cercare.

Per quanto riguarda il materiale, ne esistono di diverso tipo (dal nylon, a quelle gommate, a quelle di biothane che personalmente preferisco perché sono di più facile manutenzione anche se risultano piuttosto scivolose quando bagnate). Anche sezione e spessore possono differire: da quelle più classiche (piatte) a quelle a sezione rotonda, le prime normalmente dai 12 ai 20 mm e le seconde con un diametro dai 6 ai 10-12mm.

Dovremo imparare che nel momento che il cane segue la traccia il guinzaglio potrà essere in tensione e lui potrà tirare, quando sarà alla ricerca del trail (ad esempio ad un incrocio) lo stesso dovrà essere allentato per far sì che sia il nostro amico a decidere la direzione da prendere senza che sia influenzato da noi.

Quindi, avvolgeremo la lunghina a spire piuttosto ampie in una mano mentre l’altra fungerà da freno. Nel momento in cui dovremo dare spazio basterà svolgerla senza doverla lasciare completamente e quando dovremo recuperarla perché il cane avrà rallentato o starà cercando la traccia basterà riprenderla in spire come all’inizio.

Altro aspetto importante sarà quello che ci vedrà seguire SEMPRE il cane restando in linea con lui. Questo perché senno, non rimanendo perfettamente allineati, potremmo rischiare di dare anche in questo caso indicazioni sbagliate al cane. 

Gli ultimi due aspetti da considerare in questo lavoro sono il modo con cui rallentare i cani che tendono a tirare troppo “bucando “la traccia per la troppa foga e quindi perdendola e la gestione delle situazioni in cui una distrazione è tanto forte da fare perdere il “focus” al cane.

Il primo andrà affrontato facendo sì che la trazione sul guinzaglione sia leggermente più importante, tanto da influenzare passivamente l’andatura. Ricordiamo anche che la maggiore lunghezza dei trail, con l’andare del tempo, contribuirà a far sì che il cane diventi più posato e quindi più lento durante il lavoro. 

Per la seconda potremo correggere il comportamento di interesse verso una distrazione abbinando a un suono che verrà usato solo in queste situazioni ad un movimento della lunghina che andrà a toccare il posteriore del cane (non in maniera troppo significativa, un po’ come succede per noi quando rimaniamo “incantati” e qualcun altro ci tocca sulla spalla per farci ritornare alla realtà della situazione che stiamo vivendo). 

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L’osservazione di queste regole ci permetterà di affrontare il nostro lavoro e, magari, anche eventuali situazioni frutto di una somma di più di una di queste difficoltà. Ammesso che saremo attenti nella lettura del nostro cane, permettendogli di sbagliare e di recuperare insieme la traccia giusta.

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