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Pandemic Puppies: Adozioni affrettate e le sfide dell’era post-covid per la gestione dei cani

Non c’è Paese al mondo che sia rimasto indenne dalla pandemia del Covid 19 e contemporaneamente da un altro virus per il quale non c’è ancora vaccino o booster che tenga: la leggerezza con cui si adotta un animale domestico.

Ed ecco che così, rinchiusi in casa ad annoiarsi, andiamo a svuotare i canili, bellissimo!

In alcune realtà, e lo scrivo senza giudizio, le situazioni erano tali che questa corsa all’adozione è stata una manna dal cielo. Solo chi non è mai entrato in un canile non conosce il vero significato di sovraffollamento, mancanza di tutto, disperazione.

In altri canili, più piccoli o più fortunati in partenza, le tante adozioni sono state accolte con slancio, certo, ma con maggiore cautela e comunque lasciandosi il tempo necessario per valutare se ci fossero i presupposti per un legame duraturo e vincente.

Ma poi, ripresa la vita normale, con i suoi ritmi quotidiani e frenetici, il traffico e il tempo che non basta mai, il cucciolino che aveva rallegrato i tempi morti dei bambini durante le nostre riunioni su Meet in cucina diventa un problema.

Questo problema deve trovare una soluzione, velocemente.

In alcuni casi, sempre troppi ma non così facilmente attribuibili solo ad adozioni frettolose da pandemia, il cane è stato abbandonato, in altre è tornato in canile.

Purtroppo i dati ci raccontano che già nel 2021 sono rientrati nei canili più di 101.000 animali. Nel 2022 gli animali entrati o tornati in canile sono aumentati ancora e le adozioni sono calate, al contrario delle cessioni, in aumento del 15% solo quelle censite dall’Enpa in Estate.


Molte altre volte, per fortuna, il legame instauratosi con l’animale ha spinto le persone a cercare altre soluzioni , ovvero qualcuno che supplisse alla loro assenza. Dog sitter, asili diurni e pensioni possono, non senza criticità da considerare, sostiurci in caso di necessità.


In alcuni paesi questo ha portato ad un aumento delle tariffe di questi professionisti, d’altra parte è un fenomeno che risponde alla legge della domanda.

In Italia non c’è stata l’impennata che si denuncia, ad esempio negli Stati Uniti – tariffe più che triplicate e liste d’attesa – quanto piuttosto una preoccupante crescita esponenziale di figure che si propongono per questo genere di attività senza la minima preparazione.

Tralasciando – si fa per dire – gli aspetti legali, in parte ancora un po’ fumosi in parte già estremamente chiari – ciò che personalmente attira i miei dubbi è quanto velocemente ci si definisca dog sitter e quanto ancora più velocemente ci si affidi a queste persone.


Ma la riposta in realtà c’è ed è semplice: il criterio cardine della scelta, dall’una e dall’altra parte, è il prezzo.

La crisi, la pandemia, le bollette sempre più care…o più banalmente il fatto che per certe cose si spenda con minor disinvoltura: fatto sta che per un professionista competente, in media, si spendono sui 15-20€ a passeggiata di 2 ore e sui 40-50€ per una giornata e altre figure si propongono per 7-10€ al giorno.
Ma….
Ma poi le conseguenze ci sono, si vedono se si osserva il cane, se ci si prende il tempo di valutare le proprie scelte.

Per tenere costi così bassi in genere si scopre che le realtà di sitting sono affollate, il cane vive situazioni di stress, le passeggiate durano 10 minuti e non almeno 1 ora, sono distratte, frettolose… insomma, la “solita” – ma mai abbastanza ribadita- differenza tra affidarsi ad un professionista e farsi bastare chiunque costi meno.

I poveri Pandemic Puppies, gli animali domestici adottati un po’ per noia e un po’ perchè finalmente si aveva più tempo ( che un giorno però sarebbe inevitabilmente finito) sono stati vittime eclatanti di scelte superficiali…ma siamo davvero sicuri che sia andata così solo per loro?

Quanti animali prima e dopo il Covid 19, al pari di un maglione, sono stati sfoggiati durante una stagione e poi relegati sullo sfondo delle nostre preoccupazioni, non valendo neanche il costo delle giuste cure?