Cani e società

Cani e disabilità, perchè scegliersi. Due storie a confronto

“…Volevo chiedere se in programma avete qualche articolo su cani e disabilità magari con qualche esperto del campo. Mi son imbattuta spesso e volentieri in storie di famiglie con ragazzi autistici che son stati spinti verso la Pet therapy, ma ancora più spesso verso la adozione di un cane proveniente dal canile che purtroppo più che una terapia è stato un ennesimo problema da fronteggiare…’

Questo è lo stralcio di un messaggio, arrivato in redazione a Dogsportal al quale Rocco ci ha chiesto la disponibilità a rispondere. Sicuramente un argomento difficile e spigoloso, ma la nostra esperienza ci ha portato più volte a confrontarci con esso in varie fasi: dalla richiesta di un mero consiglio, all’affiancamento di singoli o gruppi famigliari nel percorso d’inserimento fino al aiuto effettivo teso alla risoluzione di problemi emersi.

Per questo motivo abbiamo deciso, di non sottrarci e di cercare di affrontare, in un articolo, alcuni aspetti che negli anni abbiamo rilevato come importanti per aiutare nella scelta di chi si rivolge a noi, con questo tipo di richiesta.

Vogliamo, innanzitutto, fare una premessa: in questo articolo non parleremo di ‘cani d’assistenza’.

Ovvero dei cani cresciuti e preparati con l’obiettivo di aiutare le persone con disabilità fisiche, mentali o relazionali a svolgere alcuni compiti della vita quotidiana, ma bensì della scelta da parte di famiglie con componenti in stato di disabilità o singoli disabili di accogliere un cane al quale verrà chiesto un supporto emotivo, relazionale e/o educativo ‘speciale’ verso la persona stessa.

Allo scopo di riflettere più facilmente sull’argomento, abbiamo deciso di partire da due storie reali che abbiamo vissuto in prima persona, che secondo noi rappresentano bene due situazioni simboliche.

La storia di Fiocco, labrador biondo dal moto perpetuo, e quella di Tom, Yorkshire Terrier dalla grande autostima.

La vita di Fiocco, inizia in un allevamento, lì passa i suoi primi 2 mesi di vita giocando con i fratelli e accudito dalla mamma. Un giorno l’allevatore riceve la telefonata di un famiglia, che ha pensato di prendere con loro un cane soprattutto perché hanno letto dei benefici che l’attività svolta con gli stessi ha con i bambini disabili. la famiglia in questione infatti è composta da mamma, papà e un bambino di 5 anni affetto da una sindrome genetica invalidante. L’allevatore, felice di poter contribuire al benessere del piccolo, assegna loro il nostro piccolo labrador miele valutandolo il più adatto per giocare con il bambino.

La famiglia quindi inizia la nuova vita con il cucciolo, ma fin da subito emergono le prime difficoltà. Il cucciolo, come normale, sporca in casa e a volte con la sua irruenza rompe degli oggetti. Il bambino, che chiameremo Daniele, è sicuramente attratto da Fiocco vorrebbe giocare a rincorrerlo, ma spesso Fiocco nel gioco rischia di far male a Daniele, il bambino infatti è fragile e ha difficoltà motorie e i giochi troppo dinamici non sono sicuramente i più adatti a lui.

Poi c’è il problema tempo, tra il lavoro dei genitori, le terapie di Daniele, gli incontri con i servizi e le visite mediche il tempo libero di tutti è molto limitato, ma Fiocco ha le sue esigenze. Fiocco oltre a dover uscire per fare i suoi bisogni, dovrebbe seguire un percorso educativo, giocare con gli altri cuccioli e fare delle attività per incanalare in modo positivo la sua energia.

In breve tutto questo mette in crisi il difficile equilibrio famigliare, e seppure con grande sofferenza si decide di cercare per Fiocco una soluzione migliore.

La richiesta viene quindi accolta dal gruppo cinofilo Cani da Vita di Sanpatrignano, che da sempre si occupa di Pet Therapy, e il cane viene accolto nel branco e assegnato alle cure di Andrea.

Dopo 2 anni di vita insieme, fatta di relazione e gioco, ma anche di preparazione specifica, Fiocco e Andrea diventano un binomio eccezionale. Andrea ha trovato il compagno di Vita e di lavoro che cercava e Fiocco ha trovato la sua dimensione fra dare e ricevere cure. Insieme partecipano a svariati progetti sia a favore della disabilità adulta che per i bambini, dimostrando un affiatamento unico e invidiabile.

Ora dopo 6 anni di lavoro, Fiocco si gode la meritata ‘pensione’ passando le sue giornate fra piccole corse con i compagni del branco e grandi dormite sul prato. Andrea si occupa ancora di lui tutti i giorni.

La seconda storia che vogliamo raccontarvi è diametralmente opposta. Tom, piccolo terrier, nasce anche lui in un allevamento, ma viene scelto dal gruppo cinofilo con lo scopo, o per meglio dire l’ipotesi, di avviarlo dopo il consueto percorso alle attività assistite. Il cane risponde molto bene alla fase educativa e di preparazione e al compimento dei due anni, in modo progressivo, inizia a prendere parte ai progetti di Pet Therapy.

Dopo alcuni anni, arriva la richiesta di una madre per attivare un progetto a favore del figlio che a seguito di un trauma è purtroppo in una situazione di quasi completa immobilità fisica. Proprio per la tipologia delle richieste dell’intervento si pensa che sia Tom il candidato ideale, per tanto lui e il coadiutore si recano svariate volte a casa di questa famiglia. Francesco (nome di fantasia) sembra apprezzare molto la compagnia di Tom che si accuccia sul suo letto e si lascia accarezzare, oppure con il suo modo buffo risolve giochi o fa dei piccoli esercizi.

Al termine del percorso, durante la restituzione alla mamma degli esiti, la signora confida al coadiutore il desiderio di avere un cane per sé in casa. Sembra un po’ intimorita ad esprimere questo suo desiderio, quasi come fosse sbagliato portare alla luce un bisogno personale, mentre ci sono quelli chiari e evidenti di Francesco a cui si sente in obbligo di rispondere. Racconta, però, come per lei avere un cane sia sempre stato naturale, come le passeggiate assieme le permettessero di staccare dai pensieri quotidiani. Il coadiutore tornato a casa non riesce a dimenticare gli occhi felici della signora, mentre raccontava le sue esperienze, passate con i cani di famiglia e quindi propone, al resto dell’equipe, di valutare l’ipotesi di regalarle la possibilità di viverle ancora affidandogli Tom, che per età è ormai prossimo al pensionamento. La proposta viene accettata, e dopo un periodo di inserimento seguito dall’educatore, Tom diventa il cane della mamma di Francesco. I due passano molto tempo insieme quando Francesco è fuori casa per seguire le sue terapie, e Tom la sera continua ad andare a dormire sul letto di Francesco.

Spesso la mamma chiama i ragazzi del gruppo cinofilo, ringraziandoli ancora per averle affidato Tom permettendole la possibilità di quei piccoli momenti quotidiani per sé.

Queste due storie, ci spiegano bene cosa sia a fare la differenza fra un successo e il suo contrario, ovvero le motivazioni di fondo che portano le persone a scegliere di prendere con sé un cane.

Il cane, se ci fosse ancora bisogno di chiarirlo, non è uno strumento ad uso e consumo di qualsiasi voglia persona.

I benefici che derivano dalla convivenza con un animale sono di tipo relazionale, quindi per sussistere abbisognano di un riconoscimento in tal senso che sia bidirezionale. L’animale deve essere accolto nella sua individualità, questo significa accogliere i sui bisogni, i suoi tempi e le sue modalità.

In poche parole bisogna dare per ricevere, ed è su questo punto che ognuno dovrebbe concentrare il focus nell’analisi che porterà alla scelta. Sappiamo bene quante risorse richieda prendersi cura di una persona in stato di disabilità, così come conosciamo quanto tempo e attenzione richieda la vita con un cane, ma d’altro canto riconosciamo al cane la capacità di rappresentare un elemento relazionale unico nelle sue caratteristiche.

Molto spesso, per il lavoro che facciamo, ci capita di essere chiamati ad esprimerci sulla possibilità di un beneficio, nell’adottare un cane, da parte di famiglie in situazioni difficili. La cosa che ci teniamo a chiarire è che il beneficio dipenderà molto dalle possibilità di tempo e dalle motivazioni che sorreggono questa scelta.

Non si prende un cane in casa per fare la Pet Therapy fai da te, lo si accoglie come membro della stessa ed è allora che i benefici sono possibili.

Non c’è differenza fra famiglie in questa scelta, le analisi sono uguali per tutti così come le domande: Perché lo vogliamo? Abbiamo il tempo per occuparcene? Chi lo potrà accompagnare nelle sue passeggiate? Chi e quando ci giocherà assieme?….

In sintesi un cane non si deve ‘ prendere per….’ , ma che sia frutto di un’adozione o un acquisto, si deve accoglierlo come individuo all’interno della famiglia. Se invece volete offrire o partecipare ad un percorso di Pet Therapy (Iaa) affidatevi ai professionisti che sapranno costruire con voi un progetto educativo o terapeutico ottimale.

Oscar Zuccatti

(Sociologo, educatore cinofilo, coadiutore del cane in Iaa, Referente di Intervento Eaa, membro Progetto UluLove, presidente Al Campo Asd)

Andrea Tarelli

(Educatore cinofilo, coadiutore del cane in Iaa, membro gruppo Cani da Vita di San Patrignano, socio fodondatore coop. Sociale LavForLife)

Oscar Zuccatti

Oscar Zuccatti Al Campo Educazione Cinofila asd Progetto UluLove Oscar Zuccatti: Laureato in Sociologia ed Educatore Socio-Pedagogico da sempre affascinato dal mondo animale e in particolare da quello cinofilo. Nel suo lavoro di educatore ha la possibilità di incontrare il mondo della Pet Therapy e dal 2011 é responsabile di tale servizio per Anffas Trentino Onlus. Partecipa direttamente a progetti d’intervento in ambiti diversi, svolgendo fino ad oggi più di 4000 ore di attività. Negli anni segue svariati corsi, stages e workshop, oggi è Educatore Cinofilo Fisc di 3° livello, formatore in ambito Iaa (Pet therapy) e preparatore dei binomi. Referente d’intervento per le Eaa Responsabile di Attività Coadiutore del Cane Coadiutore del Gatto e Coniglio Presidente Al Campo asd Componente e cofondatore del progetto UluLove

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