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Parliamo di cani ciechi? Si, ma senza pietismo e falsi miti

Oggi parliamo di cani ciechi… siete pronti?

Prima vogliamo raccontarvi due cose: la prima è che il nostro obiettivo, in questo articolo e come Progetto Felicetto in generale, è dare una pulita a tutto il malloppo di pesantezza (“poverino”), pregiudizi (“serve tanto amore per un povero angelo peloso con questo handicap”), falsi miti (“ha bisogno di un cane tutor”) ed errori commessi nei confronti dei cani con disabilità.

Secondo avviso importante: leggerete in questo articolo che utilizziamo il termine “cieco”. Perché?

Molto semplicemente perché non è un insulto ma un dato di fatto, una caratteristica.

Il problema non è la parola (che indica chi non vede), ma che sia utilizzata come offesa (fra l’altro da chi di cecità non sa niente). 
Detto ciò, prendiamo in considerazione alcuni fra gli aspetti più importanti del vivere insieme ad un cane cieco. 


Primo punto: “come gli dico le cose?”

Ovviamente ad un cane cieco puoi parlare, ma in realtà l’aspetto più interessante della comunicazione con lui è uno a cui probabilmente non hai mai pensato, cioè il tatto.
Questo non significa che tu debba comportarti come se fosse sordocieco, ma che semplicemente una comunicazione di tipo tattile è efficace quanto quella vocale ed in alcuni momenti anche di più.

Ci saranno occasioni in cui il tuo cane sarà campione di quella che (scherzando) possiamo definire “sordità selettiva” ed in quei momenti l’unica soluzione che ti resterà sarà stabilire un contatto tattile con lui.


Ovviamente ci riferiamo ad un contatto non violento. Sia chiaro.

Tocca il tuo cane con un dito, picchiettalo tranquillamente, o accarezzalo sul fianco. Insomma, fagli letteralmente sentire sulla pelle che ci sei… questo non può ignorarlo.

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Allo stesso modo nei momenti in cui avrà bisogno di te (per un rumore improvviso, per un contesto nuovo o troppo caotico, o per qualsiasi altro motivo), lascia perdere le parole: se è sopraffatto da quello che lo circonda, anche se vuole, non può sentirti con le orecchie quanto può sentirti con i recettori tattili. Quindi fermati, toccalo, accarezzalo e respira a tua volta. Il tuo rimanere una persona presente e centrata rispetto alla situazione, aiuterà anche lui. Pensaci: la mamma cagna non parla ai suoi cuccioli, li tocca.


Tatto a parte, quello che ti consigliamo con un cane cieco, oltre ovviamente a tutte le parole che scegli come rinforzo sociale (“bravo”, “bello”, “figo”, ecc..”) è di scegliere delle parole che gli indichino le barriere architettoniche.

Questo non vuol dire che dovrai passare il tempo a dirgli: “sedia – tavolo – marciapiede – palo – albero – filo d’erba – formica”.

Non devi essere asfissiante e l’obiettivo è sempre quello di renderlo più autonomo possibile, devi semplicemente avvisarlo quando non può (per qualsiasi motivo) evitare qualcosa nel suo tragitto.

Secondo punto: “come faccio a lasciarlo libero?”


Prendi appunti perché è complessa questa parte.

Funziona così: sgancia il moschettone. Tadaaan! 

Davvero: dopo che hai verificato che non ci siano pericoli ambientali, lascialo libero.

Magari sbatterà contro qualche albero, o magari inciamperà, ma fa tutto parte del pacchetto di esperienze che lui ha già messo in conto e che tu devi accettare di vivere, avendo in famiglia un cane cieco (che sia nato così o diventato).


Attenzione: essere cieco non significa essere un sasso senza alcuna motivazione quindi se il tuo cane è insoddisfatto della vita che gli fai fare, potrà scegliere di non tornare da te. Deve valere la pena, tornare. Altrimenti, chi glielo fa fare? 

Terzo punto: “come faccio a richiamarlo se è libero o se è in un’altra stanza della casa?”

Usa la voce come faresti con un cane vedente.

Ricordati che se hai un tono di voce arrabbiato o nervoso, difficilmente tornerà… giustamente, aggiungerei.

Il tuo obiettivo è che torni da te, giusto? E se ti immagini il momento in cui arriverà di corsa fra le tue braccia, sei felice? Bene. È questo che devi trasmettergli con il tuo tono di voce (che deve essere coerente con le tue parole).

Può essere d’aiuto che ti abbassi alla sua altezza, quando si avvicina a te, in modo che capisca esattamente dove ti trovi. Ovvio che può trovarti anche se rimani in piedi, ma il riferimento sonoro che gli dai è ad un’altezza a cui lui, in realtà, non può arrivare. Pensaci: a che altezza è la tua testa, rispetto a lui? Per questo ti consigliamo di inginocchiarti, almeno nei luoghi meno conosciuti, o di battere con la mano sulla superficie su cui vi trovate, che sia erba, terra, cemento, legno, ecc., in modo che lui arrivi proprio dove ti trovi tu.

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Quarto punto: “con gli altri cani, come fa?”

  
Per quanto riguarda l’incontro con altri cani la prima cosa che ti consigliamo è di evitare le conoscenze a guinzaglio.

I tempi non sono idonei ad un cane cieco, la gestione del guinzaglio non è sempre ottimale, potrebbero esserci suoni imprevisti che rischiano di condizionare il tuo cane durante l’incontro.

Se hai la possibilità di fargli incontrare cani, meglio in libertà.

Inizialmente potrebbero esserci delle perplessità da parte dell’altro cane perché i tempi di risposta ed i movimenti del tuo cane potrebbero non corrispondere ai soliti (per forza, altrimenti avresti un cane vedente) ma lasciando loro il tempo di conoscersi e capirsi, sarà affascinante osservare una comunicazione prettamente visiva diventare soprattutto tattile ed olfattiva. 

Vi invitiamo ad un cambio di prospettiva, a non pensare che chi ha cinque sensi viva una condizione più favorevole rispetto a chi ne ha quattro… dai cani ciechi, c’è davvero da imparare! 

AUTORE

Elias Ghetti, educatore cinofilo specializzato in cani con disabilità e fondatore di Progetto Felicetto

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