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Sbagliato o scomodo? Riflessioni sui comportamenti dei nostri cani

Molto spesso quando il proprietario di un cane si rivolge ad una figura di supporto per un aiuto è per risolvere e non per capire.

Comprensibile, ovviamente.

Alcuni comportamenti che un cane esibisce possono creare problemi nella quotidianità della persona, possono essere fonte di grande preoccupazione o solo di un certo imbarazzo. Fatto sta che “devono sparire”.

Gli esempi di questo approccio, a mio avviso se non sbagliato quantomeno inefficace, potrebbero essere moltissimi, davvero.

Mi concentrerò su due, forse quelli più frequenti ma di sicuro due tra i più eclatanti, principalmente in contesto urbano.

“Quando usciamo il mio cane tira al guinzaglio, non è possibile continuare così, prima o poi mi farà cadere! Lo faccia smettere!”
Se quel giorno, nella fretta, avete dimenticato trapano e chiave inglese sarà un bel problema “aggiustare il cane” alla signora!

Battute a parte, credo che sia davvero capitato tantissime volte di sentirselo chiedere, più o meno in questi termini.


Quello che alla signora non è chiaro è che per “farlo smettere” , per iniziare, dovrò conoscere il cane, le sue altre abitudini e cercare di capire perchè tira al guinzaglio mentre fa la sua passeggiata del mattino.

Non esiste nessun pulsante o formula magica che possa interrompere questo comportamento.

Percorrendo con la signora e il suo cane il solito giro del mattino io potrei scoprire che il guinzaglio utilizzato, ad esempio, è cortissimo: questo impedisce al cane di mettere in atto un comportamento tipico e corretto ovvero scoprire e mappare olfattivamente il territorio che sta esplorando, e che magari ogni volta che il cane riesce a raggiungere un odore e si sofferma ad analizzarlo, la signora lo sottrae al suo meticoloso studio con un colpo di collare.

O magari scoprirò che Fido è un levriero che esce due volte al giorno per circa 15 minuti, solo in città ed al guinzaglio e che quindi, di nuovo, in modo tipico e corretto il povero cane sta solo cercando di mettere in atto quello che il suo dna gli suggerisce: correre!

La signora quindi potrà sentirsi sollevata, il suo cane non fa nulla di sbagliato!

E poi dovrà correre ai ripari: ripensare il suo modo di gestire alcuni momenti con il suo cane per assecondarne la natura, le esigenze specifiche e corrette. In quel modo, e solo in quel modo, i comportamenti di un cane che generano problemi ai proprietari possono realmente essere risolti.

Attenzione: non sto con questo suggerendo di far correre il levriero libero in tangenziale!

Ma solo che i proprietari si impegnino a riconoscere ed accettare la differenza tra un comportamento davvero patologico e un comportamento corretto ma scomodo per la loro quotidianità; confonderli puo’ essere motivo di enorme frustrazione per entrambi.


L’altro tipico esempio è il signore turbato dall’ultima riunione di condominio che esordisce con “Quando suona il citofono il mio cane abbaia, devo farlo smettere!”

Anche lì, personalmente, per rassicurare il signore di turno approccio con una battuta: “ non sarebbe peggio se miagolasse?”.

Il procedimento è sempre lo stesso: conoscere il cane, comprendere le situazioni, guidare il signore a capire che sì, possiamo fare in modo che il suono del citofono sia sempre meno interessante per il suo cane ma che dobbiamo considerare che il jack Russell, la taglia piccola così gestibile che ha adottato, è un instancabile cane da caccia, che a caccia sicuramente non va, e che è estremamente reattivo agli stimoli e sta solo facendo, di nuovo, ciò che gli è richiesto per dna: reagire allo stimolo!

Caro signore, anche lei è fortunato: il suo cane sta esibendo un comportamento corretto, anche se il condominio potrebbe non essere altrettanto sollevato.

Lei dovrà “solo” fare lo sforzo di direzionare altrove questa reattività e quindi stare un po’ meno sul divano….

Non è sempre così semplice.

Alle volte la scelta dell’animale da compagnia è stata superficiale, alle volte sono cambiate le condizioni familiari, altre volte ci troviamo di fronte a comportamenti diversi, più complessi e da affrontare ricorrendo ad azioni diverse in sinergia.

Ma ciò che in queste poche e semplici righe mi preme sottolineare è che tanto più spesso è la non conoscenza delle caratteristiche della specie e della razza e, conseguentemente, un’impostazione se non scorretta quantomeno lacunosa della vita insieme a far credere che ci troviamo di fronte a comportamenti “da correggere” quando, in realtà, stiamo solo osservando un cane che cerca di fare il cane.

Sarebbe auspicabile, e per fortuna spesso è così, che questo venisse evidenziato dalle figure di riferimento dei proprietari e che venissero accompagnati nella conoscenza, introdotti alle peculiarità del proprio amico a 4 zampe, incoraggiati a costruire una nuova vita insieme, che renda tutto più bello e semplice per entrambi, e non che ne venisse sfruttata l’ignoranza.

Antonella Cesareo
Diploma Nazionale EPS/CONI Operatore Esperto in Etologia Relazionale® – Settore Etologia Relazionale®
Coadiutore, Referente e Responsabile in Interventi Assistiti con Animale

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