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Due “Romanzi di cani” e istruzioni per l’uso.

Due bei romanzi di quelli che si leggono molto velocemente sotto l’ombrellone. Ma attenzione, ci sono delle istruzioni per la lettura: dovete essere di buon umore. No, dovete essere MOLTO di buon umore.

Leggerli se siete vagamente malinconici, o tristi, o in difficoltà… si può certamente fare e probabilmente ha anche un effetto positivo e catartico, ma dovete essere tipo quelli che guardano ET per la millantesima volta già sapendo che si disidrateranno causa lacrime alla scena finale, per poi riprendere la routine quotidiana più sprintosi di prima. Se invece siete come me, se non siete più che in forma state alla larga sicuramente dal primo libro dei due, o fisserete il vuoto per diverse ore pensando “perchéperchéperché”. Il secondo libro è decisamente più godibile perché – grazie Bruce Goldstein per il tuo umorismo – è una commedia, seppur immersa in un mare di casini.

*Attenzione: spoiler * Vi tranquillizzo a costo di rivelare parte della trama  e so che mi perdonerete: i cani non muoiono. Ve lo dico perché so che il 99% dei canemuniti può leggere i peggio drammi dove defungono sparati o abbandonati donne uomini e forse bambini, ma toccate il cane e useranno il lanciafiamme sulla folla.

Veniamo ad un po’ di trama. Sono entrambi autobiografie e i protagonisti hanno problemi di depressione e bipolarismo. Il primo libro, “Felice come un cane”, scritto da Julie Barton, è la storia del legame speciale con il golden Retrievers Bunker. Un rapporto in cui molti di noi potranno riconoscersi (senza magari arrivare a certe vette di sfiga, detto propri in vulgaris… ): quel filo inscindibile che ti porta a chiederti “chi salva chi”? Un racconto commovente, duro e delicato allo stesso tesso tempo, che rivive anche complicati rapporti familiari. Una storia da cui si può sicuramente imparare qualcosa. Fazzoletti in canna, è ovvio.

Il secondo libro, “Un cane è meglio del Prozac” di Bruce Goldstein, ha toni decisamente più ironici e sembra pronto per una ilare versione cinematografica, nonostante anche qui il protagonista abbia qualche “piccolissimo” problema da affrontare. Il Labrador Ozzy arriva sostanzialmente a salvargli la pelle, con tutte le difficoltà di chi non solo ha così poca familiarità con i cani da non distinguere la testa dal didietro, ma deve anche fronteggiare i suoi ingombranti e pericolosi mostri personali. Non posate comunque i fazzoletti se siete dei cuori di burro come me: ai cuori di leone eventualmente serviranno per i passaggi più divertenti.

Una nota personalissima da una redattrice che in questo momento non sta bene e ha un sensibilissimo quattrozampe a cui badare: un cane non è il vostro medico, non è il vostro strizza cervelli, non è il vostro ansiolitico, non è il vostro miracolo. È un vostro Amico, che anche nei momenti peggiori dipende da voi. Dategli tutto l’amore e il rispetto che merita senza dimenticarvi la sua vera natura.

 

 

 

 


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Silvia Masoero

Silvia Masoero è la fortunata padrona di Bonnie, meticcia di 5 anni che va pazza per i boschi, i merli, il mare e l’agility. Appassionata di cani da trent’anni, si è avvicinata all’agility negli anni ’90 insieme alla sua piccola epagneul breton. Nei primi anni 2000, purtroppo, è stata ibernata e oggi si sta ancora riprendendo dallo shock del risveglio

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