Educazione cinofila e relazione con il cane

Foto di gruppo con addestratore

Di Davide Cardia.

In Italia ci sono quasi 7 milioni di proprietari di cani.

Alcuni di questi hanno un cane per una sovrabbondanza d’amore da riversare verso un essere di una specie diversa e meno impegnativa della nostra.

Alcuni di questi hanno un cane per dimostrare, attraverso la sua dimensione e capacità, le dimensioni e capacità che essi non hanno naturalmente.

Alcuni hanno un cane semplicemente perché gli piace avere un cane, perché avere un cane è bello.

Tra i possessori, la maggior parte si preoccupa del percorso educativo del proprio cane: infatti, come quando ti nasce un figlio diventi genitore, così quando hai un cane diventi il suo addestratore.

Alcuni sono più bravi di altri, proprio come alcuni sono genitori migliori di altri.

Le variabili sono molte e un giudizio etico rispetto alla riuscita di questo compito è arduo, ma, comunque sia, si è guida, educatore e addestratore del proprio cane.

Una parte di questi decide quindi, per migliorarsi, di frequentare un corso per imparare a gestire il proprio cane.

Tra questi e non solo, una parte decide di frequentare un corso per insegnare come gestire e addestrare i cani altrui.

A complicare lo scenario ci sono i non possessori di cani che intraprendono lo stesso percorso, spinti dalle stesse passioni, dalle stesse problematiche e, perché no, dalla possibilità di un cambiamento nella loro vita.

In questa foto di gruppo, i modelli sono tanti e questo significa che il mercato è fiorente, potenzialmente in una crescita continua e parallela all’aumento del numero di umani che posseggono cani.

Ad alimentare questo mercato, questo oceano rosso infestato dagli squali, c’è la democrazia livellante dei social, con un microcosmo cinofilo che rispecchia le passioni, le dicotomie e le tensioni agonistiche del macrocosmo sociale.

A posare nel ritratto, troviamo i possessori che si preoccupano di rivolgersi ad un professionista che rispetti l’essere del proprio cane e ne comprenda la natura.

In realtà, spesso, l’unica richiesta è la soluzione di un problema.

Ci sono poi i professionisti, coloro che insegnano a gestire il cane e insegnano ad insegnare a farlo: sono quindi addestratori e formatori.

Qui troviamo le differenze in base alla richiesta che fa il possessore.

Alcuni, cogliendo l’aspetto emotivo del proprio pubblico, lo amplificano e insegnano amore, pace e telepatia come la sola strada per l’approccio al cane e, visto che la competenza costa fatica mentre l’amore verso il cane è semplice, si sono presi la fetta più grande del mercato.

Tra di loro, alcuni almeno, snaturano talmente il cane, lo privano così profondamente della propria essenza che arrivano a non nominarlo neppure (quasi una teologia negativa?) scegliendo di non chiamarlo Cane ma partner non umano.

Alcuni si sono inventate associazioni per normare un mestiere che il legislatore non norma e hanno pensato ad una scuola di preparazione che facesse confluire nell’associazione gli allievi preparati dalla scuola stessa.

E tutti quanti rilasciano attestati onesti, se in buona fede, o diversamente, diplomi altisonanti.

Attestati che comunque hanno il valore della carta su cui sono stati stampati o valgono all’interno del gruppo che li ha rilasciati: una sorta di endogamia.

Ci sono poi gli addestratori: molti di loro, eremiti nel deserto, convinti che per imparare il mestiere non servano i corsi ma sia sufficiente lasciare i propri averi e seguirli, novelli discepoli, per rubare loro le competenze, tra una raccolta di cacche e un taglio d’erba al campo.

Nessun insegnamento organizzato, nessuna struttura didattica.

Spesso la gestione quotidiana si risolve con una sguinzagliata ben data. Nessuno di loro ti dice che mena il cane per insegnargli le cose, anzi ti mostrano come lo rispettano non mortificandolo con un pezzo di wurstel.

In questa foto di gruppo ci sono anche io, colluso in tutto, in posa ora come docente ora come allievo. Ma io stesso, nel mio duplice ruolo, mi faccio delle domande, domande che mi sono posto durante il mio percorso e che spero quindi riflettano anche quelle del lettore. Da allievo mi sono sempre chiesto se avesse senso seguire qualcuno, in campo, senza un percorso di studi strutturato. In altre parole, se voglio diventare medico, seguo un percorso di studi organizzato che mi dia le basi per saper lavorare o seguo il cerusico di turno sperando di rubargli il mestiere, ci volessero sei mesi o 6 anni?

Come docente nei corsi mi chiedo se fornisco gli strumenti per insegnare il mestiere, una struttura didattica qualificata e razionale che metta in condizione l’allievo di imparare e di saper insegnare. Come docente e come conduttore mi chiedo se quello che faccio sia sempre nel rispetto del cane.

Queste sono le domande fondamentali a cui rispondere e in base alla risposta data, cambia la nostra posizione nella foto di gruppo.


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Davide Cardia

addestratore ENCI Sezione 1° Dog Trainer Professional riconosciuto FCC Direttore Tecnico del centro cinofilo Gruppo Cinofilo Debù Docente in diversi stage con argomenti legati alla cinofilia e alla sua diffusione Docente corsi di formazione ENCI per addestratori sezione 1 Ospite in radio e trasmissioni televisive regionali Preparatore/Conduttore IPO e Mondioring Autore del libro “Addestramento con il premio” edizioni De Vecchi Curatore del libro “Io e il mio Bullgod” edizioni De Vecchi

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