Questione di priorità
Venerdì sera. Sono a casa con Bonnie che mi appresto a spadellare la cena quando mi prende un brusco calo di pressione. Prima di cadere di mento lunga e distesa, raggiungo il letto e mi ci butto sopra, con la testa che gira a mille.
Dài, meno male che almeno c’è Bonnie, ora salterà sul letto per vedere come sto. Mi darà una lappata, si farà accarezzare e mi sentirò subito meglio.
Bonnie? Sei qui vero Bonnina? Nessuno. Silenzio totale. Che strano. Bonnie, vieni? Niente. Nada. Nicht. Ma che cavolo. Eppure l’altro giorno che c’era il fisioterapista, quando mi sono lamentata un po’ troppo forte per il dolore al collo, è corsa a controllare. Non che potesse fingere di essere un cane da difesa, perché non ci avrebbe creduto nessuno, però si è messa lì a dare convulsamente la zampa al fisio come a dire “Pietà, pietà, non le fare male, vedi come sono carina e buona io? Ecco, non sembra ma anche lei lo è, non la uccidere ti prego…”.
Tradimentoooh! Bonnie?! Dove sei, ingrato cane arancione? Io son qui che perdo i sensi e tu niente, manco vieni a vedere se son viva o morta. Poi dicono che i cani capiscono tutto. Seee.
Dopo un quarto d’ora mi alzo con cautela, verifico la solidità delle gambe e vado in cerca del mio cane. Sarà nascosta nel kennel, magari l’ho spaventata, povera lei. Niente. In cuccia con espressione preoccupata? Nemmeno. Nell’Angolino del Disagio? Macchè. Vado in cucina. C’è la sua ciotola sul tavolo, vuota perché non avevo ancora iniziato a cucinare. E c’è un cane arancione compostamente seduto lì sotto, tartufo all’aria, coda che spazzola con frenesia le piastrelle della cucina. In piena ed entusiastica trance pre-pasto.
“No vabbè. Bonnie, ma sei qua da un quarto d’ora? Almeno fosse piena, la ciotola. Sei una vergogna, un cane senza dignità. Chi sono io, il tuo dispenser di cibo? Allora l’altro giorno col fisio? Non era ora di cena, eh? Cane falso e ingordo! E infìdo. E gnucco. E bulimico.” le dico con finta gravità, con l’unico risultato di aumentare ampiezza e frequenza dello scodinzolìo.
E niente. Ora so chi salverebbe, dovendo scegliere, tra me e una ciotola di cavallo-patate-zucchini. Che posso dire. Ognuno ha il cane che si merita.