Educazione cinofila e relazione con il caneBenessere del cane

Il “metodo Caesar Millan” nell’educazione del cane: esistono approcci alternativi alla coercizione?

Recentemente è uscito un articolo sulla rivista Io Donna che racconta di Caesar Millan, “addestratore” chiamato Dog whisperer” (colui che sussurra ai cani).

Questo personaggio, anche se a parole parla di amore, fermezza, energia, è noto per utilizzare metodi molto violenti nell’educazione e nella riabilitazione dei cani.

Violenze ed imposizioni fisiche e psicologiche, nei suoi programmi neppure molto celate.

Sapevo che la sua fama non era tramontata, purtroppo, ma un articolo del genere, dopo la presa di posizione di esperti (Medici Veterinari esperti in comportamento ed educatori e istruttori cinofili seri), non me lo aspettavo.

Ho deciso di pubblicare uno scritto nel quale passo in rassegna, in modo divulgativo, alcune fonti scientifiche relative all’argomento “METODI COERCITIVI (VIOLENTI) NELL’EDUCAZIONE E NELLA RELAZIONE CANE-PERSONA”.

Tengo a precisare che nel mio scritto non esprimo solo il mio parere (comunque in linea con quello di moltissimi esperti), ma soprattutto parlo di scienza, di approcci, di metodi e di dati di fatto.

NB: Non è un articolo per fare guerre a strumenti, ma per far capire da che punto di vista – arrivati ormai al 2021- bisogna guardare la mente animale e la relazione cane-persona.

“METODI COERCITIVI (VIOLENTI) NELL’EDUCAZIONE E NELLA RELAZIONE CANE-PERSONA”.

Con questa mia nota intendo fare una lettura di fonti scientifiche relativamente all’argomento in oggetto.

Prenderò in considerazione varie fonti scientifiche, alcune sono recenti, altre meno, questo testimonia come già da tempo, in ambito specialistico, siano sorti dei dubbi riguardo al rapporto tra coercizione e rispetto del benessere animale.

L’utilizzo di punizioni positive, di rinforzi negativi e di strumenti che creano dolore non è rispettoso del benessere animale.

Tutto ciò determina dolore fisico, stress e paura, elementi che, oltre che andare a detrimento del benessere, non facilitano l’apprendimento né la costruzione di una buona relazione animale-persona.

Gli apparenti “buoni risultati” in ambito educativo e rieducativo che talvolta vengono ottenuti con queste metodiche sono da ricondurre al fatto che l’animale viene fortemente inibito, tanto da non manifestare più il comportamento “sgradito”.

La scomparsa del comportamento è quindi da ricollegare ad uno stato emotivo negativo, di paura, di impotenza, e non a una “guarigione” dell’animale né tantomeno a un acquisito rispetto nei confronti del presunto “capobranco”.

Questi aspetti sono stati affrontati da Karen Overall, veterinaria comportamentalista di fama mondiale, in alcuni articoli.

Ad esempio, nell’articolo “Why electric shock is not behavior modification” la dottoressa spiega che l’utilizzo dei collari che danno scosse elettriche non serve per risolvere i problemi comportamentali degli animali, ma determina uno stato di paura e impotenza appresa, che può permanere nel tempo.

Del resto, il concetto di impotenza appresa è conosciuto in medicina e psicologia da molti anni (studi di Seligman): individui posti continuamente in condizioni sulle quali ritengono di non potere in alcun modo intervenire per controllarle e modificarle, tendono a sviluppare un senso di impotenza che può anche estendersi oltre l’evento specifico sperimentato.

Questo vale per gli umani e per gli animali non umani.

In un altro articolo, “Considerations for shock and ‘training’ collars: Concerns from and for the working dog community”, la Overall si riferisce all’utilizzo di collari elettrici e collari da “addestramento” su cani con patologie del comportamento e scrive:

“Senza eccezioni, questi strumenti farebbero peggiorare i miei pazienti ansiosi e permetterebbero alla rabbia dei miei clienti di raggiungere livelli non utili e probabilmente dannosi”.

L’utilizzo di metodi e strumenti coercitivi, quindi, oltre a non essere rispettoso del benessere (vedi articoli “Does training method matter?: Evidence for the negative impact of aversive-based methods on companion dog welfare” e “The effects of using aversive training methods in dogs – A review”), può portare a peggioramenti nel comportamento del cane, tra i quali un aumento dell’aggressività, rendendo il cane ancora meno gestibile e pericoloso. L’alternativa ai metodi coercitivi esiste, ed è l’utilizzo di rinforzi positivi e di un approccio cognitivo-relazionale.

Nell’articolo “Owner Attachment and Problem Behaviors Related to Relinquishment and Training Techniques of Dogs” gli autori citano altri studi che nel complesso avrebbero dimostrato che:

1. cani da lavoro raggiungono risultati più alti nelle performances quando i trainers utilizzano rinforzi positivi rispetto a cani addestrati con le punizioni.

2. l’utilizzo di metodi coercitivi è associato a problemi comportamentali come ansia, stress, aggressione e eliminazioni inappropriate. Oltre all’utilizzo dei rinforzi positivi “materiali” (gioco, cibo), la robustezza della relazione tra l’animale e il proprietario è una delle chiavi per avere successo nell’educazione e nel recupero di problemi comportamentali. E’ stato dimostrato che il proprietario funge da base sicura per il proprio cane, una base da cui partire e tornare per esplorare il mondo (come illustrato nell’articolo “Owners as a secure base for their dogs”).

E’ evidente che, in quest’ottica, l’utilizzo da parte dei proprietari di strumenti e metodi coercitivi rischia di rovinare la relazione o di distruggerla in partenza.

Anche i vecchi miti della dominanza a tutti i costi vengono via via sfatati (“Dominance Versus Leadership in Dog Training”; “Dominance in domestic dogs-useful construct or bad habit?”).

I cani sono esseri senzienti, non agiscono solo in base all’istinto, hanno capacità cognitive elevate, provano emozioni, sono animali relazionali e sanno leggere molto bene il linguaggio corporeo umano

(vedi ad esempio “Comprehension and utilisation of pointing gestures and gazing in dog–human communication in relatively complex situations”).

In relazione a ciò che ci mostra la letteratura, quindi, l’utilizzo di metodi e strumenti che causano dolore, stress e paura non sono più accettabili.

Non sono rispettosi del benessere animale, rischiano di peggiorare problemi già esistenti e di rovinare la relazione tra l’animale e la persona, questo vale sia per i cani di famiglia che per quelli di canile.

Solitamente, ciò che viene perseguito attraverso metodi coercitivi è l’estinzione del comportamento, non la comprensione delle motivazioni e degli stati emotivi sottostanti.

Ovviamente la coercizione non si esplica solo attraverso punizioni fisiche eclatanti ma anche attraverso l’inibizione dei comportamenti e delle motivazioni tipiche di specie e di individuo (ad esempio: cammina in linea retta accanto a me altrimenti ti strattono, non annusare per terra, guarda solo me, ti isolo per punizione).

Infine, basandomi sulla mia diretta esperienza nel campo dell’educazione e della riabilitazione dei cani (e del sistema famiglia), penso che tutto ciò che è stato esposto sia in linea con ciò che succede nella realtà e con quanto applico giornalmente nel mio lavoro, al pari di molti altri colleghi: sono il rispetto dell’animale, delle sue emozioni, dei suoi bisogni e il rifiuto di ogni violenza che funzionano (davvero) e rendono la vita degli animali e delle persone che li accompagnano migliore.

Sottolineo che sono convinta che “metodi” e “strumenti” (ad esempio collari con le punte, collari elettrici, collari a strozzo) siano due aspetti distinti, ma nella pratica si può osservare che spesso chi sceglie di utilizzare metodi coercitivi utilizza anche determinati strumenti e viceversa.

Come Medico Veterinario, inoltre, ritengo che sia necessario pensare (e “curare”) all’animale come a un tutt’uno di corpo e mente.

Un dolore o anche solo un fastidio fisico, come quello causato da metodi e strumenti violenti ed impositivi, ha impatto sulla mente e sulle emozioni, e uno stato emotivo di rabbia, di paura, di frustrazione, al quale si va incontro utilizzando i suddetti metodi, non fa stare bene il corpo.

I cittadini devono essere informati di questo e guidati per costruire un corretto rapporto con il proprio animale.

Dott.ssa Eva Ricci, Biologa, etologa e Medico Veterinario.

Testi citati e Bibliografia integrativa

Bradshaw et al. 2009. Dominance in domestic dogs-useful construct or bad habit? Journal of Veterinary Behavior 4, 135-144.Casey et al. 2014.
Human directed aggression in domestic dogs (Canis familiaris): Occurrence in different contexts and risk factors.
Applied Animal Behaviour Science 152, 52– 63.de Castro et al., 2019.
Does training method matter?: Evidence for the negative impact of aversive-based methods on companion dog welfare. doi: https://doi.org/10.1101/823427 Electronic training devices: European Society of Veterinary Clinical Ethology (ESVCE) position statement.
Dog Behavior 4 (2018).Herron et al. 2009. Survey of the use and outcome of confrontational and non-confrontational training methods in client-owned dogs showing undesired behaviors.
Applied Animal Behaviour Science 117, 47–54.Kwan, Bain 2013.
Owner Attachment and Problem Behaviors Related to Relinquishment and Training Techniques of Dogs. Journal of Applied Animal Welfare Science 16, 168–183.
Lakatos et al. 2012. Comprehension and utilisation of pointing gestures and gazing in dog–human communication in relatively complex situations.
Animal Cognition 15, 201-213.Mariti et al. 2013.
Owners as a secure base for their dogs. Behaviour 150, 1275–1294.Overall 2007. Why electric shock is not behavior modification. Journal of Veterinary Behavior 2, 1-4.Overall 2007.
Considerations for shock and ‘training’ collars: Concerns from and for the working dog community. Journal of Veterinary Behavior 2, 103-107.Shilder, van der Borg 2004.
Training dogs with help of the shock collar: short and long term behavioural effects. Applied Animal Behaviour Science 85, 319–334.Yin 2007. Dominance Versus Leadership in Dog Training. CompendiumVet.com Ziv 2017.
The effects of using aversive training methods in dogs – A review. Journal of Veterinary Behavior 19, 50-60

Letture (in italiano) consigliate relativamente alla relazione cane-persona:

Manunta F. , 2020. Prendersi cura del cane attraverso la relazione. Kemet Edizioni

Marchesini R., 2013. Pedagogia cinofila. Introduzione all’approccio cognitivo zooantropologico. Oasi Alberto Perdisa Editore.Marchesini R., 2021.

Il galateo per il cane. Manuale di educazione sociale per una buona convivenza. De Vecchi Editore.

Vaira A., 2013. Diritto al cuore del tuo cane. Universale Economica Feltrinelli

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