Notizie e curiosità sul cane

Veterinarie: discriminate nel settore? Ecco qualche dato

Di seguito leggerete un interessantissimo comunicato di ANMVI, Associazione nazionale medici veterinari italiani. Il comunicato lo pubblichiamo integralmente.
Prima di proporvelo nelle prossime righe, confermiamo quanto leggeremo anche dal “disagio” espresso da moltissime professioniste che hanno discusso in una room del nostro club proprio dedicata a questi argomenti.

Una room del CLUB “parliamo di cani” su Clubhouse il nuovo social dedicato alla voce.


Un disagio abbastanza trasversale per settori differenti, ma l’argomento principale e il focus della discussione interessante e ben animata era proprio centrato su una questione paradossale visti i numeri; anche in cinofilia come nel mondo veterinario, l’ambiente cresce e si evolve grazie al supporto delle donne, ma a quanto pare ancora esistono discriminazioni evidenti.

Leggiamo ora cosa è emerso da questo interessante comunicato.

Il sorpasso di genere all’interno della categoria è un dato “neutro”. 

Servono strumenti concreti economici e finanziari alle professioniste donne. Discriminate?

Ci sono clienti che ci chiamano ancora “Signorina”

Le donne Veterinarie sono il 51,8% della categoria professionale. Sono soprattutto libere professioniste, titolari di Partita Iva o a regime agevolato/forfettario, e ritengono “irrinunciabile” l’indipendenza economica (95%). Ma giudicano il proprio reddito “insoddisfacente” (44%) e per questo chiedono allo Stato politiche di sostegno economico-finanziario. Soprattutto per la maternità.

E’ l’istantanea di una consultazione condotta dall’ANMVI (v. nota) sulla professione veterinaria al femminile, dalla quale emerge una questione di genere concreta e priva di luoghi comuni.

In attività

La maggioranza delle partecipanti (90%) è in attività professionale e il settore prevalente è la medicina veterinaria per animali da compagnia. Ha un’età compresa fra i 30 i 50 anni (il 64% del campione) ha almeno un figlio (48%) e vorrebbe più tempo da dedicare alla famiglia attuale o di origine (70%).

La carriera

Le Veterinarie chiedono di non dover essere costrette a scegliere fra vita extra-professionale e carriera professionale. Carriera professionale che le vede prevalentemente (42%) in posizioni di collaborazione presso realtà societarie o associative delle quali sono ancora poche quelle al vertice come direttrici sanitarie, comproprietarie di quote o titolari (23%).

L’80% delle partecipanti non ha mai ricoperto ruoli di vertice in ambito veterinario. E tuttavia, gli incarichi di rappresentanza non sembrano attrarre: il criterio dell’equilibrio di genere introdotto dalla riforma degli Ordini delle professioni sanitarie (cd Legge Lorenzin) è valutato positivamente dal 33%, ma è indifferente per il 59%.

Gender o a-gender? 

Le Veterinarie non danno una connotazione di genere alla professione medico veterinaria in sé, ma spostano il focus sulle condizioni di esercizio in quanto donne. Anche il sorpasso di genere fra gli iscritti all’albo nazionale non vale come rivendicazione, ma è principalmente un dato “neutro”.

Maternità e tempo

La dimensione donna entra davvero in gioco quando si tratta di maternità e genitorialità. L’88% chiede sostegni strutturali allo Stato più che alle organizzazioni di categoria. Il 51,5% vorrebbe sostegni al lavoro domestico per poter ridurre il carico di lavoro extra professionale. Conciliare il tempo professionale con quello extra-professionale è un’abilità che riesce a poche (16%). Solo il 19% auspica una riduzione del carico professionale. E per il 52% delle rispondenti il tempo da dedicare all’aggiornamento professionale è “insufficiente”.

Una professione adatta alle donne

Per il 60% delle Veterinarie la professione è adatta alle donne. Che le donne abbiano un proprio peculiare approccio- sia al cliente che al paziente in cura- è vero “a volte” per la maggioranza delle rispondenti (36%) e non lo è per il 17%. Percentuali che diluiscono e la connotazione di genere, guardando alla professionalità come ad un valore a-gender.

Discriminazione

Quando c’è discriminazione (23% sì, 22% a volte) verso la Veterinaria donna, essa proviene soprattutto dai clienti (33%): in generale, la discriminazione verso la donna Veterinario è dovuta principalmente a pregiudizi sulle capacità professionali (66%) e alla resistenza culturale a guardare alla donna come al “dottore” e non a una figura ausiliaria. Raggiunge la significativa percentuale del 45% la quota di Veterinarie che intravvede una esposizione al rischio di discriminazione e di violenza di genere.

I rapporti con i Colleghi

Nei rapporti con i più stretti Colleghi di lavoro, le Veterinarie si confermano ben poco influenzate dal genere, a prevalere nei giudizi è un equidistante “dipende” (42%) seguito da un 37% di rispondenti per le quali “non c’è differenza” di genere. Nei commenti liberi, le partecipanti stigmatizzano però che la maternità, in atto o potenziale, è un fattore sfavorevole nei colloqui di lavoro o per il mantenimento dei rapporti di lavoro. Ma il gender gap, per il 63%, è un problema culturale generale universale, che va oltre lo specifico della Veterinaria (solo il 15% pensa che la mancanza di pari opportunità per le donne Veterinarie dipenda da fattori endogeni della Categoria). Un 10% attribuisce delle responsabilità alle stesse donne.

Superare gli stereotipi

Superare gli stereotipi di genere e favorire la sensibilità di genere sono due priorità culturali, accanto ad un cambio di mentalità e allo sviluppo di una maggiore coesione fra i sessi.  

fonte ANMVI

NOTA – “Essere Veterinarie, essere Donne Consultazione sulla dimensione professionale femminile”-  Questionario e commenti liberi somministrato nel periodo settembbre- novembre 2020. Rispondenti 2.246 Veterinarie  – ©ANMVI 2020

Dogsportal Redazione

Il portale italiano su cani, sport & società. info@dogsportal.it

Dogsportal Redazione ha 1492 articoli e più. Guarda tutti gli articoli di Dogsportal Redazione