Cani da caccia

Sei un tipo da Bracco Italiano se…

Versatile, riflessivo ed elegante, il Bracco Italiano è un fiore all’occhiello della cinofilia italiana, ma anche una delle razze meno note e diffuse nel nostro Paese.

Di Giulia Del Buono

Chi lo conosce sa che di certo non lo si può considerare un cane per tutti, ma visto che oggi non siamo qui per tirarcela…

Ecco 5 caratteristiche che lo rendono il cane giusto per te, se: 

Cerchi un cane rustico



La selezione a scopo venatorio, che mira a produrre soggetti funzionali, resistenti e ovviamente sani, ha consentito alla razza di mantenersi – fino ad oggi – in perfetta salute.

Geneticamente infatti il Bracco Italiano non presenta alcuna predisposizione conclamata alle più gravi patologie ereditarie e l’aspettativa di vita supera sovente i 10 anni di età, tutti in buona salute (cit).

Gli unici spettri che aleggiano sulla razza possono essere dermatiti, displasia – entrambe di origine polifattoriale, comunque meno frequenti che in passato – e la temibile torsione dello stomaco, che tuttavia si può scongiurare con un “semplice” intervento di grastropessi preventiva.


Per il resto la sua cura non richiede attenzioni diverse da quelle che riserveremmo a qualsiasi altro cane.

Certo, la mancanza di sottopelo non lo predispone ad una vita sotto zero, ma alle nostre latitudini tollera bene sia il caldo che il freddo.

Neanche dolore e stanchezza sono un problema e li sopporta con invidiabile stoicità soprattutto se a stomaco pieno: saltare i pasti per lui sarebbe un sacrilegio – e per noi un chiaro campanello d’allarme – poichè, da buon italiano, non sa cosa sia l’inappetenza. 

Sei un (pro)cacciatore di emozioni

Diverso dai suoi omologhi per struttura, mentalità ed andatura, il bracco italiano è l’ausiliare ideale per il cacciatore che sia prima di tutto cinofilo e che ricerchi nell’arte venatoria le sensazioni di una tradizione antica come il mondo.


Abbracciare completamente l’indole di un bracco, assecondandone le inclinazioni predatorie richiede impegno e una grande sensibilità, ma ci insegna a vedere la natura attraverso i suoi occhi e ad interpretarla grazie al suo naso.

Soprattutto ci permette di ammirare un cane ragionatore alle prese col suo istinto, mentre la sua inconfondibile testa si alza e si abbassa a mezz’aria cercando un’emanazione che a lunghe sgambate di trotto lo conduca fino al selvatico, catapultandoci in un incontro primordiale del quale il bracco vuole e sa essere, da millenni, un infallibile protagonista.
                                                                  

Aspiri al multitasking

Il bracco italiano è un atleta infaticabile e uno sportivo poliedrico, naturalmente predisposto all’apprendimento e alla collaborazione con l’uomo sui terreni di caccia, ma non solo.


Le attività che oltre o in alternativa alla pratica venatoria possiamo fare insieme sono davvero tantissime, dalle più ricreative – come l’agility, il canicross o la rally-o – alle più nobili come la pet therapy, il mantrailing o l’assistenza ai disabili – purchè rappresentino per il cane un impegno mentale ma anche un esercizio fisico, fondamentale per mantenerlo sereno, equilibrato ed in sintonia col suo proprietario.


Più di qualsiasi spuntino fuori pasto infatti, il rapporto che ci unisce è il vero cibo per l’anima di un bracco, che al nostro fianco si sentirà sempre completo e prontissimo ad accompagnarci letteralmente ovunque senza mai risultare fuori luogo.
 

Non vuoi passare inosservato:

“Guarda GianCoso, un bracco spagnolo!”
“Questi segugi mi son sempre piaciuti…”
“Ce l’ha uguale mio cugino, ma il suo è tutto grigio!”

Magari l’inquadramento non sarà sempre accuratissimo, ma un bracco italiano al guinzaglio saprà rivelarsi un’eccellente calamita per gli sguardi.
E che siano cacciatori nostalgici, cinofili in erba o semplici amanti del bello, non tarderanno ad avvicinarsi per una carezza – rapiti dall’insospettabile eleganza con la quale un cane così imponente riesce a muoversi tra la gente o in mezzo agli altri cani, distinguendosi per affabilità e simpatia – incuriositi dalle caratteristiche colorazioni del mantello, bianco arancio o marrone tonaca di frate, che identificano la razza e dalla notte dei tempi dividono i braccofili in due tifoserie sfegatate – oppure stregati da quell’espressione vivace e insieme malinconica, capace di irretire anche gli animi più snob e conquistarli col fascino di chi ha saputo stare al passo coi tempi restando sempre fedele a sé stesso, conservandosi unico nell’aspetto, nel carattere e nello stile. 

Ti ci vorrebbe un Amico


Se il cane è il migliore amico dell’uomo, il bracco italiano l’è un om!


O almeno così lo definì Paolo Ciceri, l’uomo che riselezionò ciò che restava della razza dopo il disastro della seconda guerra mondiale e che per tale impresa è noto tra gli appassionati come “il papà del bracco italiano”.


E nel senso migliore del termine ce l’ha davvero, un chè di umano: basta guardarlo negli occhi, che da Standard devono esprimere bonarietà e dolcezza, rivelando un cuore docile e pacifico.


Mansueto e paziente con le persone, mai aggressivo o provocatorio nei confronti dei cospecifici – coi quali al contrario tende a formare sodalizi indissolubili – il bracco sa inserirsi con grande equilibrio in qualunque famiglia sia disposta ad accoglierne la vitalità e lo spudorato bisogno di affetto.


Per la maggior parte si tratta di cani molto fisici, che bramano vicinanza e contatto con i propri pet-mates, richiamandone le attenzioni con il riporto compulsivo di oggetti, o se necessario delle proprie orecchie, nella perenne elemosina di coccole (e cibo), adattandosi con equilibrio a qualsiasi contesto pur di condividere con loro spazi e tempo libero.


L’essenza profondamente padronale porta il bracco italiano a sviluppare un rapporto privilegiato con un membro della famiglia in particolare, diventandone una sorta di spirito guida, ma la prerogativa della razza è di adorare senza riserve tutte le persone della sua vita, invadendo la privacy e gli spazi personali di chiunque.

Anche per questo la stazza non deve intimorire: il bracco italiano può (e dovrebbe!) vivere tranquillamente in casa, per far parte della nostra vita e concederci il privilegio della sua compagnia.


Giulia Del Buono

Giulia Del Buono, classe 1986, toscana per natura, emiliana per amore, cinofila per sempre. Nel 2014 ho richiamato all’ordine le mie più grandi passioni – scrittura, fotografia e braccofilia – e ne ho fatto BracchiReggiani: un diario di bordo, un progetto allevatoriale e una pizza margherita. Oggi Consigliere SABI.

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