Educazione cinofila e relazione con il cane

Aggressività: conoscerla per capirla

L’aggressività nel cane è un argomento complesso e ampio, immenso, talvolta poco conosciuto e approfondito e per tale motivo avvolto sempre da un velo di negatività, riconosciuto come un problema del quale spesso non si conosce la soluzione perché non si capisce la causa.

L’aggressività è una dote (come abbiamo già visto in “Doti Caratteriali: come definire il carattere del nostro cane”): è la capacità di reagire a stimoli esterni considerati minacciosi per il cane, per il suo territorio e per il suo gruppo.

Solitamente i proprietari tendono a ritenere aggressivo un cane del tutto normale, semplicemente poco amichevole verso gli altri cani, oppure un cane che non ama il contatto fisico o anche la sola vicinanza di persone esterne al suo nucleo di conoscenze, e per questo all’avvicinamento reagisce con il ringhio. Si dimentica spesso di tenere in considerazione alcune variabili importanti:

  • sesso
  • età
  • esperienze vissute
  • situazioni particolari
  • memoria di razza

I cani come noi umani non sono “tutti uguali”: memoria di razza, doti caratteriali, esperienze e quanto elencato sopra differiscono un cane da un altro.

Un cucciolo non è come un cucciolone, il quale di certo non è come un cane adulto e formato. Tendenzialmente, salvo errori di socializzazione o cani con problemi comportamentali seri, i cuccioli sono quasi tutti giocherelloni e amichevoli, al contrario gli adulti non sono proprio tutti adatti ad “andare d’accordo” con il resto del mondo canino: è più normale un maschio che litiga con un altro maschio che uno che ama e gioca con tutti.

Sul piano etologico, i maschi hanno ereditato dal lupo la tendenza a permettere che si riproduca solo il corredo genetico migliore, che nel branco di lupi è un privilegio del lupo alpha. Tra i cani domestici, non esiste questo “ruolo” di unico riproduttore, quindi sono sempre pronti a dimostrare ai conspecifici che la loro genetica è la migliore, e a lottare per questo.

Nelle femmine il concetto è leggermente diverso: i conflitti sessuali sono più rari in quanto non hanno la necessità di lottare per trovare qualcuno che voglia accoppiarsi con loro.

Fondamentale è affermare che ogni cane, nonostante il suo carattere, può essere gestito dal proprio umano attraverso una corretta socializzazione nel periodo idoneo, un percorso di educazione e di addestramento.

Limitarsi a definire un cane aggressivo è riduttivo, capire l’aggressività definendo confini e definizioni, ci aiuta invece a comprenderla e gestirla. Esistono due tipi di aggressività:

  • Aggressività intra-specifica: è diretta ad un individuo della stessa specie. Tale tipo di aggressività in natura ha diverse funzioni: difesa del cibo, difesa dei confini del territorio, difesa della prole, selezione dei riproduttori migliori. L’aggressività non deve quindi essere considerata un comportamento sociale anomalo, in quanto considerata in natura utile alla conservazione della specie.
  • Aggressività inter-specifica: si manifesta tra animali appartenenti a specie diverse prede e predatori e, nel caso del cane domestico, l’uomo o altri tipi di animali. Nel rapporto tra uomo e cane, il modulo comportamentale con cui si manifesta l’aggressività è più vicino a quello intra-specifico: il cane, infatti, per effetto del processo di addomesticamento ritiene di formare con l’uomo un unico gruppo sociale.

In chiave etologica, secondo il Premio Nobel per la Medicina (1973) Korand Lorenz, il primo tipo di aggressività è fondamentalmente diverso dal secondo tipo, in quanto le motivazioni dell’animale che combatte sono del tutto diverse da quello che caccia. Lorenz afferma che, un cane che insegue una lepre cercando di prenderla mostra esattamente la stessa espressione, fra l’ansioso ed il felice, di quando saluta il proprietario. Quindi il comportamento aggressivo vero è proprio è solamente quello intra-specifico.

Dunque l’aggressività così intesa non è negativa per il mondo animale, ma risulta essere uno strumento di organizzazione che permette la conservazione della vita e la difesa di quel territorio nel quale si compiono le più importanti attività biologiche, come la riproduzione e la crescita dei cuccioli.

Secondo questo concetto è utile quindi definire l’aggressività in tutte le sue forme, in modo tale da capirla meglio:

  • Aggressività Prossemica: è una forma che esclude il “branco famiglia” ed è diretta solitamente agli estranei, si manifesta nel momento in cui viene invaso lo spazio individuale o intimo.
  • Aggressività Predatoria: nasce dall’impulso a seguire la preda, diventa un comportamento anomalo nel momento in cui tale forma viene rivolta a bambini, ciclisti o qualsiasi cosa che si muove con andature rapide e veloci.
  • Aggressività da Dominanza: è connessa al rapporto gerarchico che normalmente s’instaura tra i componenti di una famiglia e il cane. Il problema si pone quando il cane decide di avere un rapporto di dominanza su uno o più membri della famiglia, poiché crescendo ritiene di poter rimettere in discussione il suo ruolo.
  • Aggressività da dolore: reazione innata per autodifesa
  • Aggressività Idiopatica: reazione derivante da malattie o patologia non riconducibili a cause esterne.
  • Aggressività da paura: si manifesta quando il cane dimostra paura esagerata verso un fattore esterno, ed inibita la via di fuga, non resta che reagire.
  • Aggressività Materna: si manifesta in difesa della prole.
  • Aggressività Territoriale – Protettiva:L’aggressività territoriale ha per scopo la difesa di uno spazio. Se, dopo una fase di intimidazione, l’intruso entra nel territorio, il Cane lo attacca. L’aggressività protettiva ha per scopo la difesa del proprietario, e si manifesta verso persone o animali che tentano di avvicinarsi o interagire con la persona.
  • Aggressività Possessiva: si manifesta quando c’è in palio una risorsa, considerata interessante per il cane.
  • Aggressività Appresa: comportamento appreso e memorizzato.
  • Aggressività Reidiretta: si manifesta quando al cane viene impedito di reagire ad un determinato stimolo e quindi “scarica” tale aggressività su un oggetto o persona più vicino a lui, ma estranea allo stimolo che ha generato la reazione.

E’ sempre K. Lorenz ad affermare che La ri-direzione dell’attacco è l’espediente più geniale che l’evoluzione abbia inventato per costringere l’aggressività su binari innocui”. Per spiegare tale meccanismo Lorenz si serve del termine ritualizzazione, intendendo che certi comportamenti perdono nel corso dello sviluppo della specie la loro originale funzione per diventare cerimonie simboliche: una serie di comportamenti stereotipati e convenzionalizzati di sottomissione e pacificazione che provocano nell’aggressore l’inibizione alla spinta aggressiva.

Il rito ha quindi la funzione di opporsi all’aggressività, di dirottarla verso canali innocui e frenarne gli esiti dannosi in funzione della conservazione della specie.

E’ significativo osservare che i freni che bloccano l’aggressività degli animali nei confronti dei soggetti della stessa specie, sono maggiormente sviluppati nei predatori che posseggono “armi potenti”, come il cane, e sono proprio gli animali dotati di una forte aggressività intra-specifica quelli che sviluppano i vincoli personali che si possono definire di amicizia e di amore.

Risulta quindi ben chiaro che i fattori, le dinamiche e le forme relative all’aggressività sono molteplici, conoscere e saper identificarle ci permette di capire, prevenire e gestire i comportamenti del cane o i segnali di un cane che non conosciamo.

E’ infine fondamentale ricordare che solo nella specie umana mancano i meccanismi auto-inibitori dell’aggressività: il comportamento aggressivo diventa fine a se stesso, perde il suo carattere di conservazione della specie e si trasforma in cieca distruttività.

Chi è dunque l’animale più aggressivo, tra uomo e cane?

 Prima di saltare a conclusioni affrettate, poniamoci questa domanda, cerchiamo di capire quali sono i fattori che spingono il cane a reagire in un determinato modo, e in base a questi cerchiamo la soluzione.

 

 

Fotografie di ©Elisa Bertaggia e ©Alessia Poncina

 

 

 

Ylenia Zampieron

Borgocinofilo Mikamale ASD
Istruttore Cinofilo
Responsabile progetto MdogW

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Ylenia Zampieron

Nata a Bassano del Grappa il 4 Febbraio del 1986, Dog Trainer Professional riconosciuto FCC, Educatore CSEN e Istruttore Cinofilo presso il Centro Borgocinofilo Mikamale di Padova. Da sempre affascinata dal mondo animale e in particolare da quello cinofilo. Comincia il percorso assieme al suo AustralianCattleDog in Protezione Civile come Unità Cinofila da Soccorso, per ampliare in seguito le sue conoscenze del mondo dei cani. Amante della montagna coordina il progetto MountainDogWalk.

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