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La possibie vice di Trump: “Ho ucciso il mio cane, non cacciava bene”

La politica mostra crudeltà verso gli animali: il caso di Kristi Noem

Il rapporto tra politica e animali ha sollevato questioni etiche nel corso degli anni, ma raramente con la brutalità che ha suscitato il recente caso di Kristi Noem, governatrice del South Dakota e potenziale candidata alla vicepresidenza di Donald Trump.

Nel suo libro “No Going Back: The Truth on What’s Wrong with Politics and How We Move America Forward“, Noem ha rivelato di aver ucciso il suo cane, Cricket, e una capretta, sostenendo che la sua decisione rifletteva la necessità di affrontare “le cose difficili, confuse e brutte” in politica.

Nel libro, Noem spiega che Cricket era un giovane cane che non poteva essere addestrato per la caccia e che rappresentava un pericolo per chiunque. “Odiavo quel cane.

Non era addestrabile ed era pericoloso”, scrive.

L’episodio ha suscitato critiche e riflessioni su quanto la politica stia diventando sempre più apatica e distante verso gli animali.

La narrazione di Noem evidenzia una certa indifferenza nei confronti del benessere animale, sottolineando una tendenza all’utilizzo di misure estreme per affrontare problemi che potrebbero essere gestiti con maggiore compassione e sensibilità.

Gli animali domestici sono membri delle nostre famiglie, non semplici strumenti.

fonte immagine di copertina:  Kristi Noem © ANSA/AFP

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