Educazione cinofila e relazione con il cane

Addestramento e lavoro come stile di vita del cane

di Graziano Gentileschi

Una delle domande esistenziali più profonde per l’umanità

“qual è il nostro scopo nella vita?”

se traslata sui cani ha una risposta estremamente semplice: collaborare con noi.

E questo lo sappiamo perché siamo proprio noi che abbiamo creato in loro questo desiderio.

Proveremo ad analizzare i vantaggi e le motivazioni che spingono un binomio cane-padrone a intraprendere un percorso addestrativo di livello medio-alto, anche senza fini sportivi, e tenteremo di spiegare come questa scelta, ben bilanciata, possa agevolare la relazione con il cane, migliorare la quotidianità e allo stesso tempo permetta, quasi paradossalmente, di dare molta più fiducia e libertà.

Storicamente il cane è stato sempre selezionato a livello di utilità, fosse essa nella caccia, nella conduzione di gregge, nella guardiania, nell’eliminazione di nocivi quali topi e talpe.


L’idea moderna del cane come “lusso” non è sicuramente stata la base della presunta co-evoluzione cane-uomo, mentre lo è stata la necessità di convivenza e cooperazione che ha visto entrambe le specie avvantaggiate.


A fronte di millenni di evoluzione in tal senso, la conversione di alcune razze in semplici animali da compagnia avuta negli ultimi secoli non ha portato a un’estinzione della spinta del cane a cooperare con l’uomo.

Allo stesso tempo, l’utilizzo di determinate razze tipicamente da lavoro come semplici animali da compagnia non elimina in questi cani il desiderio di portare a termine un’attività collaborando con il partner umano.
Questo desiderio di collaborazione deve essere preso in considerazione e soddisfatto, per fare in modo che il cane trovi in noi una controparte con cui svolgere un’attività gratificante.

Il risultato di questa gratificazione avrà vantaggi e risvolti pratici evidenti: Il cane, trovando nell’attività condivisa ciò che soddisfa un suo bisogno, sarà più interessato a stare con noi nelle situazioni più disparate, non cercando altrove sfogo e appagamento.

Un esempio pratico è un cane che, in un luogo dove può stare libero, starà con noi aspettandosi di svolgere un’attività invece di andare a correre in giro senza controllo.


Quanto appena detto non implica il non permettere più al cane di farsi una corsa in un prato, anzi garantirà una maggior sicurezza nella risposta del cane quando gli chiederemo di tornare da noi.

Questo ci porterà ad avere più fiducia nella sua reazione a un nostro comando, e a vivere con più serenità un momento di svago. Dal canto suo il cane vedrà come gratificazione principale l’attività svolta con noi, direttamente legata al premio successivo, soprattutto se esso consiste in un’ulteriore azione interattiva (per esempio il tira e molla con un salamotto), e l’aspettativa creata in questo modo lo porterà a concentrare le proprie attenzioni prevalentemente su di noi.

La rubrica quotidiana del gruppo cinofilo  Debù

Parallelamente a gratificare il cane, un buon addestramento garantisce a noi un controllo spesso necessario in situazioni di bisogno, o più semplicemente una buona gestione che può tornare utile in ogni situazione urbana e casalinga, o comunque ovunque il cane debba sottostare alle regole di convivenza con umani e altri animali domestici.

Gli sport cinofili, spesso altamente spettacolari, mostrano cani intenti a svolgere sequenze di esercizi particolarmente complicate che sul momento potrebbero sembrare utili solo a creare un “cane soldatino”.

Nella realtà dei fatti, ogni sequenza imparata in ambito sportivo, se non direttamente derivante da una situazione reale, si può applicare nella quotidianità per agevolare la nostra vita e quella del cane.


Prendiamo ad esempio l’invio in avanti nelle prove di utilità e difesa o negli sport di ring.

Nelle prime, il cane viene fatto correre in avanti per poi essere bloccato di colpo attraverso un comando, e messo a terra, nelle seconde il cane corre in avanti e all’improvviso viene richiamato al piede del conduttore.

A parte l’indubbio effetto spettacolare della prova, tentiamo di calare questa sequenza di esercizi, composta dalla comprensione del cane della direzione “avanti”, l’invio a comando e l’arresto improvviso con un terra a distanza, o un richiamo, in una serie di esempi reali possibili, esterni a una competizione:

il cane vede un gatto/coniglio/altro cane e lo insegue verso una strada;
un altro cane corre verso il nostro, con atteggiamenti poco amichevoli e scatenando una reazione non troppo pacifica nel nostro cane;
stiamo giocando con una pallina e la lanciamo inavvertitamente in una zona pericolosa per il cane, o dove non può accedere.

La capacità del cane di rispondere a un nostro comando in presenza di un forte stimolo o disturbo ci può garantire la sua incolumità e sicurezza. Bloccarlo mentre si sta dirigendo verso una zona pericolosa, richiamarlo in caso di necessità o chiedergli di mettersi a terra per smorzare una possibile rissa, sono tutti risvolti pratici, soluzioni a situazioni scomode o pericolose in cui è estremamente facile trovarsi vivendo con un cane.

Un ulteriore aspetto positivo nella scelta di addestrare un cane, eseguendo esercizi gradualmente sempre più impegnativi, è la consapevolezza di rendergli la vita più facile.

Come ogni essere vivente che si relaziona con un ambiente mutevole, anche il cane subisce o vive attivamente le situazioni che gli si presentano durante la vita. Tali situazioni saranno percepite tanto più affrontabili quanto più il soggetto ha acquisito competenze e strumenti

(se vogliamo, il moderno concetto di problem solving).


Un cane abituato a processi di apprendimento, imparerà più velocemente e saprà trovare, grazie alle proprie abilità, soluzioni più adatte alle situazioni in cui si troverà.
Allo stesso tempo lo stretto rapporto che si crea con il proprietario durante l’addestramento gli permetterà di rivolgersi a lui nel caso in cui si presentasse una situazione che non è in grado di affrontare.

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