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Come nasce un libro che narra di cani memorabili?

La mia storia nell’arte Ritratti di cani memorabili: raccontato dagli autori

Quando Gianluca Puliatti, dopo i mesi di quarantena superati grazie alla vicinanza dei suoi due labrador cioccolato, mi ha chiesto di curare un libro sul cane nella storia dell’arte, per conto della casa editrice NFC di Rimini con cui avevo più volte collaborato, ho aderito con entusiasmo.

Di libri simili in realtà ne esistevano già, ma il taglio che lui intendeva dare con una visione soggettiva del cane nei confronti del dipinto e dell’artista che lo aveva ritratto, era del tutto inedito.

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Ho subito pensato a “Cuore di Cane”, il racconto di Bulgakov in cui un cane viene trasformato in essere umano, mantenendo la sua indole naturale.

Inoltre avevo già scritto, per una mia raccolta sul Mito greco, una poesia su Argo il cane di Ulisse, una figura tragica e dolcissima che al ritorno dell’eroe dopo anni di lontananza è il solo a riconoscerlo e sembra attendere proprio quel momento per potersi spegnere.

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Argo parlava di sé in prima persona e così senza poterlo immaginare, Gianluca ed io eravamo sulla stessa lunghezza d’onda.

Nell’impresa abbiamo coinvolto altri autori: Lia Celi, Alessandro Giovanardi e Massimo Pulini, amici e sodali, che oltre ad avere una scrittura brillante, sapessero unire al racconto d’invenzione, anche le informazioni storiche e artistiche che costituiscono la storia del dipinto, la sua collocazione, l’ambito culturale e sociale e poter dar voce a dei personaggi che tradizionalmente non ne hanno.

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Nella scelta delle immagini ci siamo trovati di fronte ad un mare di possibilità, ma abbiamo preferito dare al libro una scansione cronologica coprendo ogni secolo, dal Quattocento in avanti.

Giovanardi che da sempre si occupa come storico, dello studio del Tempio Malatestiano di Rimini ha scelto l’affesco di Sigismondo, signore della città, vegliato dai suoi fedeli levrieri che erano stati ripresi dal vero da Piero della Francesca.

Pulini ha individuato un mastino di Andrea Lilio, un pittore marchigiano di metà Cinquecento, di cui aveva curato la monografia dell’opera omnia. La storia del quadro è quella di San Rocco, nutrito durante la sua malattia dal fedele amico che ogni giorno rubava una pagnotta per lui e che viene ricordata anche nel moderno racconto dell’eremita di Dino Buzzati.

Lia Celi che ha una spiccata vocazione comica ha scelto il bassotto di Warhol, verso cui il re della pop art dirottava le domande importune dei giornalisti e il cane messicano di Frida Kahlo, che nella mitologia azteca accompagnava le anime dei morti, tra l’altro uno dei protagonisti del famoso cartone animato “Coco”.

Io che sono sempre stata affascinata dalla figura negromantica della Marchesa Casati, ho subito pensato ad uno dei ritratti che le fece Giovanni Boldini, assieme al suo adorato levriero, che a volte per una delle sue assurde manie, ricopriva di cipria color malva, ma che ha amato più dei suoi numerosissimi amanti reali, tra cui si annovera Gabriele D’annunzio.

Gianluca aveva individuato il terranova del pittore inglese Landseer, da cui prende il nome la sua peculiare razza maculata e io ho voluto reinventare la storia autentica di questo eroe del mare, un “salvataggio” sprezzante del pericolo, che trasse dalle acque una ventina di persone.

Altri cani sono stati scelti per la bellezza del dipinto, come l’abbraccio colmo di tenerezza della ragazza con levriero di Freud, nipote del grande inventore della psicanalisi, artista di un realismo impietoso nei suoi dipinti, con la capacità d’ingigantire ogni difetto della persona, ma che in presenza degli animali sembra addolcirsi e trovare la strada dell’affetto.

Anche il piccolo dalmata di Casorati che divide la scena con un cucciolo d’uomo, la bambina nella stanza della musica, mi ha incantato per la sua aria assorta. Il meraviglioso cocker spaniel di Courbet non poteva far altro che guadagnarsi la copertina del libro.

Il suo sguardo fiero che incrocia con sicurezza quello dello spettatore lo configura come autentico protagonista del dipinto, con la stessa dignità dell’uomo al suo fianco, un artista che nel pieno della giovinezza presagisce la propria grandezza e la fama futura, consapevole di consegnare quell’immagine all’eterno.


Sabrina Foschini artista e scrittrice riminese. Si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Ravenna ed è docente di “Storia della moda” in quella di Rimini. Ha esposto le sue opere in personali e collettive, in particolare all’Istituto Italiano di Cultura di Londra e Berlino, alla Saline Royale d’Arc et Senans in Francia. Ha curato numerose esposizioni e cataloghi di altri artisti. Ha collaborato con le riviste Arte, Mondadori (Mi), con Graphie (FC), con Rifrazioni (BO), con il Corriere Romagna e con Ariminum (RN). Ha pub- blicato Andare per il sottile, I quaderni del Battello Ebbro (BO) 2001. Per Raffaelli Editore (RN) sono usciti Il paragone col mare e Inno del corpo ricostruito 2002, Ragioni della sete 2006, Ter- ramare 2011 e la traduzione dallo spagnolo del libro: L’amore non ha niente a che fare con l’amore di Verónica Jiménez, 2015. Per le Edizioni Medusa (MI), Due mani di colore 2003, scritto insieme a Paola Turroni, oltre ai libri per bambini Nove gatti 2002 e Fior’a- vanti e indietro 2015. Nel 2007 ha inciso insieme al cantante John De Leo il brano Foglie d’acqua, incluso nel cd: luoghipersonecose, per Selvatico. Nel 2012 ha pubblicato Voce del verbo, Moretti & Vitali (BG) e nel 2017, insieme a Lucas Brunnen Remembrandt, NFC Edizioni (RN). Per lo stesso editore nel 2018 ha curato assie- me a Debora Branchi il libro di Michele Baldini Sono stato nel buco delle storie. Nel 2020 è uscito l’album poetico “Voce del verbo” con musiche di Andrea Felli, edizioni Acanto.

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