Educazione cinofila e relazione con il cane

I sette pilastri della socializzazione

I 7 pilastri della socializzazione

secondo me. 
Di Davide Cardìa

La socializzazione, sebbene sia un periodo sensibile ben definito temporalmente, nella vita quotidiana lo considero un processo in divenire durante il quale si porta il cane ad approcciarsi a cose nuove senza difficoltà, completando quel processo di generalizzazione cominciato dopo il Periodo di Transizione e conclusosi poco prima dell’adolescenza.

Quelli che seguono sono i sette pilastri su cui si fonda il nostro percorso con i cuccioli, finalizzato a far vivere al nostro piccolo allievo solo esperienze positive quando si trova in un ambiente nuovo, con persone che non conosce e rumori improvvisi.  Sono linee guida ed in quanto tali. semplicemente delle indicazioni che devono essere adattate alla personalità del cane con cui si ha a che fare.

Ma soprattutto, una linea guida, nonostante i suoi limiti, fa sì che non si agisca a caso.


      

 1. Ogni occasione è buona per una nuova esperienza: tutte le volte che andiamo a spasso abbiamo la possibilità di far conoscere al cucciolo cose nuove. Quello che NON faccio è fare in modo che il cucciolo abbia un’interazione diretta con persone che non conosce o con gli oggetti che incontra, bensì faccio in modo che in prossimità di nuovi stimoli abbia un’esperienza positiva. Ricordatevi di non dividere la fase di lavoro da quella che considerate la “vita normale”: i cuccioli imparano continuamente.

    2. Il cucciolo non va corretto (in particolare se è timoroso): la correzione porta all’associazione superstiziosa e al peggioramento del comportamento, in particolare se la risposta del cucciolo di fronte ad uno stimolo nuovo è di aggressività per poca sicurezza di sé. Se correggo il mio cane perché abbaia agli altri cani, magari smette di abbaiare ma non ho risolto il problema del fatto che quando qualche cane si avvicina, il mio non si sente a suo agio. A volte non abbiamo scelta e dobbiamo farlo smettere, ma questo è un segnale di un problema da risolvere.

  3.  Lavorare a una certa distanza da variabili che non possiamo controllare. 

Se siamo al campo di addestramento è tutto più semplice perché ogni variabile è controllata, ogni persona sa cosa fare e come comportarsi, così ogni cane. Per strada è diverso: non sappiamo come si comporterà la persona che incrociamo, non sappiamo se ha paura dei cani, se sa come approcciarli o se gli si scaraventano addosso, con le mani in faccia, gridando “che amore”. Ma se non posso controllare il loro comportamento, posso controllare il mio e quello del mio cucciolo. Quindi la regola è: stiamo a distanza e interagiamo con il nostro cucciolo.

4Ridirigere è più efficace che correggere. Offrire un comportamento alternativo ad uno indesiderato ha risultati migliori che semplicemente reprimere un cattivo comportamento. Offrendo l’alternativa al comportamento indesiderato l’energia del nostro cucciolo viene canalizzata in qualcosa di divertente per lui ed è accettabile per noi.

   5Attenzione alla pettorina. Noi usiamo molto la pettorina per diverse fasi di lavoro e di apprendimento. Ma attenzione a quando siete a passeggio: creare opposizione e frustrazione aumenta il desiderio dello stimolo e tirare il cucciolo in dietro non è una buona idea. Facciamo attenzione a cosa sta puntando e ridirigiamo la sua attenzione su altro.

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Davide Cardia

addestratore ENCI Sezione 1° Dog Trainer Professional riconosciuto FCC Direttore Tecnico del centro cinofilo Gruppo Cinofilo Debù Docente in diversi stage con argomenti legati alla cinofilia e alla sua diffusione Docente corsi di formazione ENCI per addestratori sezione 1 Ospite in radio e trasmissioni televisive regionali Preparatore/Conduttore IPO e Mondioring Autore del libro “Addestramento con il premio” edizioni De Vecchi Curatore del libro “Io e il mio Bullgod” edizioni De Vecchi

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