Educazione cinofila e relazione con il cane

IL cane impara anche quando non insegnamo

Di Graziano Gentileschi

Il mondo è dominato e gestito dalla specie umana, e questo sembra essere un dato di fatto. Di conseguenza, con tutte le attenzioni del caso, si cerca di far apprendere ai cani una serie di regole e comportamenti adatti a vivere nella nostra società.

Siamo gli insegnanti dei nostri cani?

Quello che invece talvolta può farci cadere in errore è il fatto di pensare, anche se inconsciamente, che poiché noi siamo gli “insegnanti” dei nostri cani, il loro processo di apprendimento sia strettamente e indissolubilmente legato alle esperienze che noi attivamente proponiamo, cioè se noi spieghiamo una cosa al cane, lui saprà come comportarsi, ma se non lo facciamo avremo tempo e modo di spiegarlo in futuro senza problemi, come se l’apprendimento si mettesse in pausa.

Ogni atteggiamento del cane può essere fortunatamente sostituito con buoni o almeno discreti risultati, e quindi non bisogna certo disperarsi se ci si dimentica o si sbaglia qualcosa, ma cambia drasticamente il principio con cui dobbiamo intendere l’insegnamento nel momento in cui andiamo a lavorare su qualcosa di cui in precedenza non ci eravamo curati.

Se noi spieghiamo attivamente qualcosa al cane, lui la impara.

Ma se noi non lo facciamo, il cane impara ugualmente, cioè impara che quella tal cosa non prevede il nostro intervento.

Il cane imparerà quindi a comportarsi in determinate situazioni “come meglio crede”.

Nel momento in cui andremo a pretendere un comportamento differente da quello che sta mettendo in atto, dovremmo essere consci di non trovarci di fronte a una tabula rasa, ma che dovremo andare a sostituire un comportamento già appreso.

La difficoltà starà nel fatto che quando un cane apprende qualcosa, lo fa nel modo migliore a livello naturale, cioè lo fa in modo da trarne il maggior vantaggio possibile con il minor dispendio di energie. 

Il nostro insegnamento dovrà essere basato su qualcosa di altamente convincente, tanto che il cane possa pensare di avere un vantaggio maggiore a eseguire ciò che viene richiesto da noi.

Esempi di comportamenti

Un cucciolo appena arrivato è entusiasta di tutto. Qualunque cosa noi proponiamo, la eseguirà e spesso imparerà piuttosto velocemente perchè più tempo passa con noi, più viene premiato, più trova un vantaggio nell’esecuzione di quello che gli viene richiesto. 

Il cucciolo

Il cucciolo non conosce comandi, lo si fa giocare e poi gli si spiega il seduto, lo si premia, e tutto questo rientra in un’attività interattiva e divertente che per un cane molto giovane e interessato a noi è estremamente gratificante. La conseguenza è che nella testa del cane si fisserà l’idea che mettersi seduto a comando è molto vantaggioso.

Ora immaginiamo di insegnare tutte le posizioni al cucciolo in questo modo, e tra una posizione e l’altra andiamo a prendere i premi su un tavolo, non curandoci per alcuni secondi del cane. In quei pochi secondi di inattività, il cane si alza e va a annusare in giro per il campo, poi lo richiamiamo e lui torna allegramente da noi. Pensiamo di ripetere questa cosa per alcune settimane.

Alla fine, il cane avrà imparato una serie di comportamenti, alcuni premiati da noi, altri autogratificanti. Avrà cioè imparato molto probabilmente a eseguire le varie posizioni, ma avrà anche imparato che tra un esercizio e l’altro è libero di girare per il campo senza doversi preoccupare di noi. 

Nel campo cinofilo

Questo non vuol dire che sia sempre e comunque una cosa sbagliata, l’esempio fatto è legato a una scelta personale che può riguardare chi prepara il cane per uno sport. Il punto su cui è importante focalizzarsi è che, nel momento in cui si pensa di volere che il cane non vaghi per il campo tra un esercizio e l’altro, bisogna attrezzarsi perché non succeda, per esempio interessandolo e facendoci accompagnare a prendere i premi giocando con lui, perché nel momento in cui lasceremo che faccia altro, i suoi processi cognitivi struttureranno quella situazione come appresa, e avrà imparato che tra l’esecuzione di un esercizio e l’altro, può andare a correre dove vuole.

Essere interessanti

Se può essere molto semplice insegnargli a non farlo prevenendo il comportamento, sarà molto più complicato sostituire il comportamento appreso autonomamente, perché dovremo convincere il cane che è molto più vantaggioso fare quello che chiediamo noi (rimanere fermo o in attenzione su di noi) piuttosto che andare ad annusare in giro.

Un conto è convincere un cane che non ne ha mai fatto esperienza, un altro è farlo con un cane che sa bene che alzarsi e annusare mentre noi stiamo facendo altro è estremamente gratificante e interessante.

Nello stesso modo, se il cane si alza e ruba cibo dal tavolo, e noi non insegniamo un comportamento alternativo, non solo non avrà imparato qualcosa da noi, ma avrà appreso a rubare cibo dal tavolo, trovando quel comportamento molto vantaggioso.

L’utilità di un insegnamento

Se non insegniamo al cane a non saltare addosso alle persone che entrano in casa, e lui lo fa, allora il cane imparerà a farlo. 

Avendone la possibilità, è utile e vantaggioso far apprendere ogni tipo di azione che vogliamo che il cane svolga, ma ancora di più agire su tutte quelle che vogliamo che il cane non faccia, anticipando l’apprendimento di situazioni e comportamenti sgraditi, proponendo qualcosa di alternativo.

L’apprendimento del cane inizia nel momento in cui nasce (se non già dalla fase intrauterina) e termina alla fine della vita.

Noi possiamo essere degli ottimi insegnanti, ma dobbiamo essere consapevoli che ogni aspetto tralasciato, è appreso in autonomia dall’animale.

AUTORE

GRAZIANO GENTILESCHI
addestratore ENCI del Gruppo Cinofilo Debù

Dogsportal Redazione

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