Educazione cinofila e relazione con il caneNotizie e curiosità sul cane

Non nominare tu sai chi: su violenza, cani, dog trainer e tute colorate

In questi giorni ma, sarebbe più corretto dire in questi mesi, imperversa sul web la polemica per l’arrivo in italia di un “personaggio” che si definisce un grande e innovativo cinofilo americano.


Non voglio nominarlo o chiamarlo per nome, è possibile trovarlo ovunque, ma come per Voldemort il mondo dei social ci insegna che meno si parla di qualcosa, meno gli si fa pubblicità.

La realtà, la triste realtà, è che in cinofilia queste modalità: violente e irrispettose non sono una peculiarità del ragazzo con le tute colorate ma, vengono ancora idolatrate, pubblicizzate ed utilizzate da molti anche in italia, di continuo.

Collari con le punte, collari elettrici, calci, soffocamenti, violenza fisica con ciotolate, catenate, tutte cose che sono palesi maltrattamenti, ma che incomprensibilmente non sono e non vogliono essere viste e che molte persone considerano normali.

Modalità ingiustificate, che fanno trasparire più chi sia la persona che le pratichi piuttosto che la bontà del loro utilizzo, basate spesso su assolutismi e dicotomia, sul voler spezzare, annichilire l’individuo che si ha davanti e badate bene, non solo il cane.

The Dog Daddy, l’addestratore star di TikTok arriva in Italia Non c’è nessuna spiegazione, motivo o ragione etologica ad utilizzare la violenza per educare un cane  o ancor più riabilitarlo.
Immagine da stock a titolo puramente figurativo.

Chi usa questi “approcci” spesso colpevolizza il proprietario

Lo svilisce, sminuisce: “La colpa è tua se non sai farti rispettare!”, “Se non punisci il tuo cane non otterrai mai rispetto!”, “Sei tu il debole!”.

Lascio ovviamente ai colleghi esperti di psicopatologia umana la definizione di tali modalità, nonostante ormai da anni sia dimostrata la correlazione tra la violenza sugli animali e altri tipi di violenza (https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/0886260595010002008)

…e mi voglio focalizzare sui fatti.

Non c’è nessuna spiegazione, motivo o ragione etologica ad utilizzare la violenza per educare un animale o ancor più riabilitarlo.
Non c’è nessuna spiegazione, motivo o ragione etologica o psicologica perché si debba umiliare, ferire e spezzare un individuo per riabilitarlo.

Non c’è alcun riscontro positivo nel farlo, anzi, anche in questo caso è stato ampiamente dimostrato che la violenza e i traumi che ne derivano causino ansia, stress post traumatico e alterazioni dell’anatomia cerebrale, con una riduzione della sostanza grigia prefrontale e una riduzione del numero di neuroni. (https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1053811909002286)

The Dog Daddy, l’addestratore star di TikTok arriva in Italia Non c’è nessuna spiegazione, motivo o ragione etologica ad utilizzare la violenza per educare un cane  o ancor più riabilitarlo.
Immagine da stock a titolo puramente figurativo.


Occorre ribadire che punizione NON vuol dire violenza, assertività non vuol dire coercizione e dare coerenza e regole non vuol dire annientare un soggetto.

Anche volendo rifarsi ad un approccio classico, quando si parla di quadranti rinforzi e punizioni, non si parla mai di violenza o maltrattamento.


Rinforzi e punizioni hanno un nucleo neutro, oggettivo, ripetibile e replicabile, non carico di aspettative, rancore o rabbia da parte di chi li utilizzi.

Il senso è quello di elicitare o estinguere un comportamento naturalmente espresso, attraverso un apprendimento guidato o per prove ed errori ed un condizionamento operante.

Così come il rinforzo, anche la punizione deve rispettare delle regole per essere efficace: deve essere strutturata ed adeguata al contesto, coerente, NON deve arrecare danni (né psicologicamente, né verbalmente) assegnata al momento opportuno e deve essere comprensibile.

Questo implica che il soggetto sia consapevole del contesto, delle regole stabilite e sono la condivisione e la prevedibilità che permettono all’individuo stesso di operare una modifica del suo comportamento.

Uno shock elettrico, un calcio, un soffocamento dato in un contesto di disagio (creato appositamente), per sopprimere un comportamento a noi sgradito, basato su forti emozioni primarie quali paura, ansia o rabbia è violenza, è maltrattamento, non è educare o rieducare.

Le emozioni non si rinforzano o estinguono, la causa è e resta lì, si taglia la punta dell’iceberg per toglierselo dalla vista, lasciando che questo continui ad estendersi e ampliarsi.

Ancor più triste è che chi agisce così, lo fa con assoluta convinzione di stare facendo bene, di essere il migliore e di “risolvere e aggiustare”.

Non c’è grigio, tutto è bianco o nero. Questo vuol dire non vedere chi si ha davanti, vuol dire non comprendere il cane le sue difficoltà, i suoi problemi, ne la sua famiglia.

Alle persone in genere piace ottenere tutto subito, senza particolari impegno o attese, (anche questa è etologia delay tollerance e molto altro) .
Forse però bisognerebbe interrogarsi su quale sia il mostro interiore che ci portiamo dentro quando pensiamo che agire così sia corretto, quando vediamo la violenza il dolore e lo tolleriamo o normalizziamo.

Spero che le forze dell’ordine agiscano tempestivamente per fermare questo maltrattamento ampiamente pubblicizzato e annunciato e che magari, qualcuno dei fan di queste modalità possa comprendere che non sono affatto nell’interesse di nessuno e piano piano allontanarsene.

D’altro canto il positivo c’è, se aveste dubbi sui professionisti a cui affidarvi potrete valutare in base a chi idolatri e promuova i metodi di questo ragazzo.
La scelta a voi.

Chiara Boncompagni

Chiara Boncompagni, è medico veterinario esperto in comportamento animale e negli IAA FNOVI . E’ laureata in medicina veterinaria all’Università degli Studi di Perugia e in etologia presso l’Università degli Studi di Torino. Ha conseguito il master in medicina comportamentale presso l'Università degli Studi di Parma. È educatore cinofilo e Istruttore cinofilo riabilitatore, coadiutore del cane negli Interventi assistiti dall'animale. Ha contribuito alla stesura del libro “Legàmi”, che tratta della relazione uomo-animale, a cura della psicologa Giulia Simonetti ed è docente di diversi corsi per educatori ed istruttori cinofili e per i proprietari di animali.

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