Sport cinofili

Quando i conduttori di Obedience vanno in gara.

Di Alessandra Vacchiero

Cronistoria di un evento visto con gli occhi (e le occhiaie) del conduttore durante una gara di obedience.

Ebbene sì, quando prepari un cane per una disciplina sportiva prima o poi ti troverai a dover andare in gara. E ogni tanto capita anche a noi conduttori di obedience.

Direte voi: e cosa c’è di strano, è normale, dov’è il problema?

Il problema appare quel maledetto giorno in cui decidi di iscriverti alla famosa gara, la cui data te l’eri segnata in agenda già da mesi.

Fino al giorno prima eri tutta tranquilla a parlare con gli altri delle date in cui avresti portato il cane a gareggiare, del fatto che non vedevi l’ora, che il cane ha bisogno di fare esperienza, che volevi testare il lavoro fatto ecc. ecc. ecc…

Poi da quel momento tutto si trasforma,

come in un film dell’horror

che si rispetti, dalle scene di serenità di una normale vita quotidiana, comincia a salire il pathos, non sei più così serena come raccontavi in giro, non dormi nemmeno molto bene la notte e tutto dal momento in cui invii la famigerata mail con l’iscrizione.

L’iscrizione alla gara!

Di solito il momento dell’iscrizione può cadere in due situazioni opposte: o decidi di farlo appena esce la locandina perchè se no potresti sempre ripensarci, oppure l’ultimo giorno disponibile di solito vero le 23:50 di sera prima che scatti l’ora X. C’è gente che presa da indecisione cronica, se non fobia soffocante, si è trovata a non riuscire a mandare la mail entro tale ora e si sia messa a stalkerizzare gli organizzatori il giorno successivo per potersi iscrivere lo stesso, pena un rimorso angosciante al pensiero di saltare anche quella data apposta in rosso nell’agenda già mesi prima.

Perchè l’obedience non è una di quelle discipline dove fai gare tutte le domeniche e la pianificazione del calendario gare viene fatta con calcoli maniacali, dadi, e riti magici di dubbia efficacia.

Quindi  è deciso: mando l’iscrizione! E poi sei lì, davanti a quel tasto INVIA, fermo e attonito come se stessi decidendo di andare a vivere al polo nord o in foresta amazzonica, e ricontrolli la mail, sia mai ci sia qualche errore, chissà che il numero di tessera non sia quello di due anni fa, o che abbia scritto il nome di un altro per opera del mio subconscio. E così, raccogliendo tutto il coraggio di cui sei capace, pigi finalmente il pulsante magico che fa partire la tua mail come una missiva di Harry Potter con un gufo supersonico che in un secondo la consegna al mittente. E’ in quella frazione di tempo pensi: “magari non gli è arrivata” e invece no, chi organizza è sempre all’occhio e in un baleno ti ha già inserita e ti dice “Concorrente iscritto, si presenti alle ore 8:00 del giorno tal dei tali in segreteria” e da lì comincia il delirio….

La preparazione…

Iscritta

mi aspettano, non posso più tirarmi indietro, dobbiamo preparaci, oddio mi manca della roba, devo lavorare e ho solo pochi giorni! No non si può reggere in questa situazione, scatta la ricerca di antidoti miracolosi contro il delirio. Non sono divulgabili i messaggi di consigli delle amiche che ti spacciano le peggiori cose sicure che ti faranno dormire e rilassare in un batter di ciglio e manco ti accorgerai di essere approdato al campo gara. Eppure io di questa raccolta di prodotti di dubbia o meno efficacia farei un manuale di sopravvivenza. E così ti ritrovi davanti alla tua farmacista che ti guarda con un sopracciglio sollevato e ti elenca una serie di prodotti più o meno naturali e con nomi più o meno comprensibili e tu agguanti quello che più ti ispira fiducia sperando funzioni d’avvero.

In una settimana hai quasi finito il boccetto di soluzione alcolica di melissa, valeriana e camomilla, che ti autoconvinci funzioni veramente, mentre ripassi tutto il regolamento e sai che continua a mancarti qualcosa…

E giù di allenamenti ma non troppi, sa mai che stresso il cane prima di una gara, e ripetizioni di esercizi dove sei sicura di non aver lavorato abbastanza e, come un incubo ricorrente, ti immagini tutti i giorni la scena in cui sbaglierà e il giudice segnerà inesorabilmente l’errore.

E intanto passano come un treno in corsa i giorni della settimana che precede la gara ed arrivi alla sera prima del tragicomico (per come lo stai sognando da giorni) evento.

Ora la sera prima di una gara è sempre un delirio mentre sostieni, raccontandolo peraltro a tutti, che non sei per nulla agitata, poi chissà perchè dai fondo all’ormai amico-boccetto di soluzione alle erbe, e da li comincia il rito della preparazione. 

Anzitutto dove sono libretti, ansia da libretto che per non fare vedere che sei agitato non controlli mai prima, poi al momento di tirarli fuori ti vengono i dubbi del “sarà al solito posto??” “oddio quando ho fatto l’antirabbica???”, sì perchè in realtà sai benissimo di averla fatta pochi mesi prima ma il cervello, per qualche strano meccanismo masochista, fa sì che tu ti autoconvinca di essertene dimenticata.

Presi i libretti vengono posizionati vicino al cumulo di roba pronta da caricare in macchina, tra cui: chili di wurstel che manco alla festa della birra a Monaco, palle, palline, tira e molla, peluches, giochi che suonano, giochi di pail, target, coni, riporti, box come se piovesse ( che non capiterà mai che userai, ma non si sa mai), acqua, ciotola dell’acqua, asciugamano se Fufi si bagna, cappottino autoriscaldante, tre tipi di collari e guinzagli, coperta per il freddo (anche ad agosto sta sempre in macchina), telo per la macchina per riparare dal sole (e questo lo trovi lì anche a gennaio e non ti ricordi da dove spunta fuori), gazebo con sedie pieghevoli (disponibili tutto l’anno) e set di farmaci di primo soccorso (che non si sa mai).

Bagaglio conduttore:  non pervenuto.

Dopo aver finito di caricare il possibile e anche l’impossibile, finito di puntare le quattro sveglie di sicurezza a tre minuti una dall’altra, ancora rimani addormentato dopo una notte insonne, vai a dormire leccando il fondo del boccetto che ti avevano spacciato come miracoloso ma che cominci a pensare non lo sia tanto.

Incubi!

Incubi notturni, insonnia, caldo, freddo, scatti di risveglio traumatico pensando di essere rimasta addormentata (non ti fidi di nessuna delle quattro sveglie), e ti accorgi che sono solo le 4 di notte. Dopo una notte riposante, ti alzi per prepararti che sembra ti sia passato sopra un rimorchio, hai le borse della spesa che cerchi di coprire con il trucco ma non hai ne tempo ne buona visibilità. Allora parti prima per fermarti all’autogrill per ingurgitare la dose di zuccheri necesaria (due o tre brioches, dicono che il cioccolato aiuta) e il tanto sognato caffè, doppio.

Arrivi al campo, parcheggi di fretta e dall’agitazione non sai neanche cosa fare prima: libretto, segreteria, pipì cane, pipì io, altra colazione. In qualche modo riesci a mettere in ordine gli eventi e aspetti il tuo turno.

A questo punto la stragrande maggioranza dei conduttori in obedience comincia a fare conti, senza una  logica comune, sui tempi di gara, i concorrenti, le classi, il meteo, il campo prova, l’allineamento dei pianeti e, tramite un’equazione complicatissima, trova l’istante esatto in cui far scendere il cane dalla macchina prima di entrare in campo. 

E sei lì, sta per toccare a te e ti esce la famosa frase del concorrente: “ma chi me l’ha fatto fare!”

Fai un passo avanti come se dovessi andare al patibolo e sei in campo gara. Ok sei in ballo e bisogna ballare. Allora parti facendo vedere che si sicura di te, in realtà non sai nemmeno come ti chiami, scegli i riporti, parli con giudice e steward, fai le estrazioni cercando di bloccare la tremarella prima quella della mano e poi quella della voce e parti.

“Sei in esercizio” la frase magica.

E vai, per un momento non sai nemmeno più che comandi davi al cane per quell’esercizio, ma tu vai. E fai il primo esercizio, il cane è lì con te, fate il secondo, poi il terzo e poi arriva quello dove sei sicuro che il tuo cane sbaglierà, e tutta la settimana che piangi su quell’esercizio, e invece il cane è perfetto e ti ha fatto un super esercizio. E tu ti senti come se avessi vinto le olimpiadi, vorresti fare di corsa un giro di campo col cane sollevato sopra la testa tipo trofeo, vorresti esultare come Ronaldo quando fa gol, e invece ti tocca fare ancora tre esercizi. Uno zero ma chissene, mi ha fatto bello quello di prima!

E via uno dopo l’altro senti finalmente quella frase “esercizio terminato, gara terminata”. E’ fatta, come è andata è andata ma ce la siamo tolta!!!

 E sei felice, ebbene sì quando uno esce dal campo gara è felice, non tanto per come è andata la gara, ma perchè lui l’ha già fatta, ora sono gli altri che devono soffrire.

E comincia il relax post gara, finalmente riesci a parlare e comunicare con i tuoi simili senza frasi corte o voci stridule da nevrosi. Mangi, sì perchè prima non potevi fermarti, assentarti o allontanarti, dovevi entrare in gara. E quindi mangi come se non ci fosse un domani e ti gusti quel panino freddo mentre sei al gelo come se fosse una specialità culinaria di alta scuola gastronomica.

Premiazioni, saluti di rito, si riparte e via verso casa. 

Quando arrivi a casa sei più stanco di uno che si è fatto la maratona di new york per due volte per errore, hai sonno, crampi, fame, hai l’impellente bisogno di fare una doccia ma sai che quella ti stroncherà. Così ti trascini per casa, sistemi i cani (ovviamente sempre prima loro), mangi qualcosa che possa essere facilmente scaldato in microonde, va bene anche latte e biscotti. La macchina non ci pensi nemmeno a scaricarla, il domani è stato creato apposta, e poi entri in doccia, conti tre, due, uno, e sei già nel mondo dei sogni e stai sorridendo, sì sorridi, perché sei felice di aver vissuto questa meravigliosa giornata.

Alessandra Vacchiero

Il mio nome è Alessandra Vacchiero, istruttore cinofilo. La passione per il cane è nata con me, insieme a quella per molti altri animali, con cui ho vissuto, lavorato e condiviso la mia vita. Sono entrata in cinofilia nel 2001 attraverso il mondo delle Expo, finché un giorno di febbraio del 2006, mentre osservavo la mia cucciolona di sette mesi giocare con me, mi dissi “questo cane può fare moltissime cose….” E così cominciarono le lezioni in campo, le discipline, gli stage e chi più ne ha più ne metta. Ma tra tutte le esperienze che abbiamo fatto c’è stata un’unica vera grande scintilla che ha segnato tutto il percorso: era nata senza accorgersene la mia immensa passione per l’obedience. E così pratico Obedience da 12 anni, ho preparato e portato tre miei cani fino alla classe più alta. Gare, stage e allenamenti in giro per l’Italia mi hanno dato un bagaglio di conoscenze ed esperienze che oggi vorrei condividere con voi per far conoscere a più persone possibili questa meravigliosa disciplina. “

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