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5 differenze tra te e un Bracco Italiano

Una razza che sforna a malapena 700 cuccioli l’anno, ha davvero bisogno di una tipa che si metta ad elencare deterrenti agli eventuali e potenziali braccofili all’ascolto? Probabilmente no.

D’altra parte, di motivi per portarti a casa un Bracco te ne ho già dati a bizzeffe e oggi sono qui per invitarti a riflettere sulla sua natura, ma più che altro sulla tua.
Al di là della coda e dei pollici opponibili, ecco quindi 5 aspetti che ti distinguono da un Bracco Italiano e che potrebbero complicare la vostra relazione.

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1. Sei pigro

Guarda, con me sfondi una porta aperta e ti capisco, ma il Bracco italiano proprio no.

Non che non apprezzi le comodità del lettone o del divano, dove gradisce fin troppo schiacciare delle grasse dormite ronfanti, ma nelle ore di veglia si tratta di cani creati per svolgere un lavoro e finché la selezione in questa direzione tiene botta, sono macchine da guerra.


Non farti ingannare dalla taglia abbondante, dalla corporatura curvy, dalle orecchie flosce e dallo sguardo implorante: il Bracco, come tutti i suoi omologhi, è progettato per essere una pericolosissima minaccia per la selvaggina ed, in quanto cacciatore “di fondo”, è costruito su fondamenta strutturali che gli garantiscono robustezza e grande resistenza, abbinate ad una psiche vivace ed estremamente versatile che lo supporta nel desiderio di godersi appieno ogni istante la vita all’aria aperta.
Questo per dire che non è un cane che si accontenta di scendere per essere pisciato.
Al contrario deve essere messo in condizione di sfogare l’energia fisica e canalizzare quella mentale, possibilmente appagando il forte istinto predatorio che lo contraddistingue.

2. Sei maniaco del pulito


A meno che tu non ti trovi su Dogsportal perché ti sei perso, sarai al corrente del fatto che il 98% delle razze canine perde il pelo.
Bene, il Bracco Italiano – molti perlomeno – oltre a perdere più pelo di quanto sembrino averne addosso, sbavano e puzzicchiano anche.
Se la bavezza da acquolina è intuibile data l’abbondante conformazione delle labbra, per la questione della puzza non c’è da farne una tragedia: semplicemente la pelle di alcuni soggetti può essere predisposta a sviluppare un odore particolare a seconda dell’alimentazione, dell’ambiente in cui il cane vive o dell’impietosa genetica.
Ti garantisco che sui mezzi pubblici in estate si respirano momenti peggiori, ma sono comunque aspetti da mettere in preventivo.

3. Non hai pazienza


Con i cani ci vuole pazienza – ma i cani nei nostri riguardi ne hanno di più! – e il Bracco Italiano non rappresenta un’eccezione.
Nel caso lo si voglia destinare all’impiego venatorio, è necessario tenere presente che rispetto a razze come il Setter, il Breton o il Kurzhaar, i tempi di maturazione e di sviluppo, quindi anche di apprendimento, possono essere più lunghi.
Perché è stupido? Tutt’altro: il Bracco Italiano ha la fama del filosofo e proprio perché pensa, non è facile convincerlo che quello che pensiamo noi (a volte) è più saggio di ciò che pensa lui.


Anche per questo non è quasi mai il famoso cane “pronto caccia”, motivo per il quale negli ultimi 100 anni è divenuto appannaggio di pochi, veri appassionati del genere…e del suo carattere tipicamente italiano, cioè abbastanza sensibile e permaloso da pretendere di essere maneggiato coi guanti ma anche abbastanza mariuolo da necessitare un padrone che sappia tenerne a bada la grande intelligenza – spesso usata per fregarci – con assertività e coerenza, pena ritrovarsi per le mani un cane senz’altro simpatico e gustoso, ma di difficile gestione soprattutto fuori dalle mura domestiche.

Scordati però le coercizioni – se ci fosse bisogno di dirlo! – e di poter considerare il bracco italiano alla stregua di un cane: lui crede di essere una persona e pretende di essere trattato come tale.


Starà a te fargli capire che in realtà è qualcosa di infinitamente migliore.

4. Vuoi i tuoi spazi


Coi suoi 25-40 kg di peso, è senza dubbio uno degli esponenti più massicci del gruppo 7 ed un bel manzo in generale, ma questo non deve indurti a pensare che un cane così stia meglio fuori.
In fondo la selezione delle razze canine rispecchia per molti versi l’indole del rispettivo Paese d’origine e, soprattutto in questo senso, non c’è alcun dubbio che il Bracco Italiano sia uno di noi.
La famiglia viene prima di tutto e vivere accanto alle persone che ama, condividendo con loro ogni spazio e tempo libero, è indispensabile per il suo equilibrio e la sua serenità.
Mal sopporta la solitudine, l’alienazione dal nucleo familiare e non lo consiglierei assolutamente come cane da guardia, anzi.
Un bracco italiano relegato da solo in un giardino e/o dimenticato dentro ad un box è una creatura profondamente infelice e, se è per quello, anche molto meno performante sotto il profilo del lavoro.
E’ infatti un cane fortemente padronale, predisposto a creare un affiatamento esclusivo con un membro della famiglia in particolare del quale ricerca sempre lo sguardo e la presenza, ma che in generale si lega a tutti i membri della famiglia, fino al 3°-4° grado di parentela, richiamandone costantemente l’attenzione con poderose zampate piene d’amore alternate al famoso riporto dell’orecchio.

5. Odi la caccia


Il Bracco italiano per essere amato deve essere innanzitutto capito.
E questo è praticamente impossibile se ci si approccia alla disciplina per la quale da secoli viene selezionato, con una mentalità di odio e chiusura, arrivando persino a credere di doverlo in qualche modo salvare dal suo istinto.
Il Bracco Italiano è un cane da lavoro, appartenente al gruppo 7 della classificazione FCI in quanto cane da ferma di tipo continentale.
Questa è la sua carta d’identità, il suo identikit e, a prescindere da come la si pensi in merito, è quello che il Bracco Italiano resta: un cane da caccia.
Si può scegliere di non destinarlo alla pratica venatoria, disegnandogli attorno un’esistenza altrettanto appagante e degna di essere vissuta, in piena coscienza però del fatto che questa potrebbe rivelarsi molto impegnativa per noi.

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Ritrovarsi per le mani un soggetto ben selezionato, quindi tra le altre cose fortemente venatico, quindi governato da un istinto venatorio che lo rende un Landini al guinzaglio, cieco davanti ad ogni pericolo e sordo a qualsiasi richiamo, non è per niente facile.
Certo è un cane molto intelligente, di indole buona e mansueta, enormemente versatile quindi disposto ad adattarsi a qualunque circostanza pur di incastrarsi al meglio nel nostro stile di vita.
Ma a quale prezzo?
E’ indispensabile chiederselo prima di accogliere nella nostra vita un cane capace di stravolgerla.
E non saresti il primo a ricrederti arrivando al punto di avvicinarti, anche disarmato al contesto nel quale il tuo migliore amico ritrova l’essenza della sua primordiale felicità.

Giulia Del Buono

Giulia Del Buono, classe 1986, toscana per natura, emiliana per amore, cinofila per sempre. Nel 2014 ho richiamato all’ordine le mie più grandi passioni – scrittura, fotografia e braccofilia – e ne ho fatto BracchiReggiani: un diario di bordo, un progetto allevatoriale e una pizza margherita. Oggi Consigliere SABI.

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