Notizie e curiosità sul caneEducazione cinofila e relazione con il cane

“Ti svelo un segreto: vivere insieme ad un cane non è un obbligo né un diritto costituzionale”

E’ davvero un segreto? Se lo è, come dice mia nonna quando ti sgama in tempo zero, è un segreto di Pulcinella, cioè non lo è. 

di NAOMI VISIONI

O meglio, nessuno lo dice apertamente ma no, nessuno di noi è obbligato a dividere la propria vita con un cane.

Non so se voi lo avete mai detto, se qualcuno ve lo ha mai detto ma io in quasi quindici anni di lavoro con gli animali l’ho detto eccome e lo dico sempre più spesso purtroppo.

Purtroppo perché negli ultimi anni l’arroganza di alcuni proprietari ha raggiunto livelli altissimi e la maggior parte di questi sono proprietari che adottano o acquistano a rimborso spese meticci da cucciolate casalinghe, cioè tutti coloro che nell’immaginario comune “compiono una buona azione” che si contrappongono invece a coloro acquistano in allevamento o cani di razza con pedigree.

Non ho intenzione di affrontare in questo articolo le differenze e le motivazioni di come si decide di far entrare un cane nella propria vita (avremo sicuramente modo di trattare l’argomento insieme), ma di come nella mia esperienza personale da professionista chi pensa di avere più diritti è decisamente chi adotta.

Cosa significa però pensare di avere più diritti?

Significa, ad esempio, che se gli accertamenti sulla salute del cane sono a parere del proprietario troppo costosi (e sì a volte lo sono, ma parleremo anche di questo in un altro articolo) egli sostiene che avendo fatto un  buon gesto adottando il cane e togliendolo da una brutta situazione –ma sarà poi sempre vero?? – allora il veterinario dovrebbe applicare quantomeno una scontistica se non addirittura lavorare gratis per far mostra della sua passione per gli animali, perché se chiede di essere pagato è solo un professionista che lucra sulla salute delle povere anime dei nostri pelosetti (non sapete che violenza mi faccio a scrivere queste cose, ma sono all’ordine del giorno). Poi come il veterinario paga le bollette, vive e tiene aperta la struttura non è chiaramente un problema dei proprietari.

Significa, ad esempio, che se il preventivo presso un un centro cinofilo risulta, a discrezione del proprietario, troppo alto per  per risolvere piccoli problemi comportamentali, o aiutare nella gestione quotidiana del cane (che mostra -, iperattività distruttiva in casa, attacca tutti i cani per strada, salta addosso alle persone,) il corso magicamente non è più necessario. O “il campo è lontano non posso venire a fare lezione”. Oppure “non ho tempo di venire qui perché lavoro 25 ore al giorno”.

E quindi io qui, alla luce di ciò che ho scritto, vi domando: non viene anche a voi da chiedere a questa gente “ma scusa, perché allora ti sei preso un cane?”

Tenetevi forte perché le risposte, di solito in due o tre varianti al massimo, sono da Oscar:

Risposta 1 “perché lo volevo”

Risposta 2 “perché l’ho visto e me ne sono innamorat*”

Risposta 3 “lo volevano i bambini (fascia di età sempre molto al di sotto della maggiore età)”

Decidere di prendere un cane, a prescindere da dove arrivi, ci carica di molti più doveri nei suoi confronti e nei confronti della società nella quale viviamo che di diritti. Che piaccia o no, che sia una cosa discutibile o meno è così. E’ nostro dovere curare il nostro animale, è nostro dovere nutrirlo in maniera idonea, e nostro dovere educarlo e renderlo idoneo alla società urbanizzata nella quale noi abbiamo deciso di farlo vivere, è nostro dovere garantirgli una qualità di vita ottimale e permettergli di esprimere le sue attitudini di razza – o mix di razze- al meglio. Un cane deve uscire di casa anche se c’è il giardino, deve socializzare, deve giocare, deve lavorare, deve fare un sacco di cose.

E’ nostro dovere, ancora prima che arrivi il cane, ancora prima di sceglierlo, capire quale razza o quale soggetto (ammesso e non concesso che ci sia) più idoneo al nostro stile di vita. Se ho una vita sedentaria magari non scelgo un Border Collie, se ho un carattere poco deciso magari non scelgo un Pastore Tedesco, se voglio regalare il cane a mia zia che ha 75 anni (e andate a leggervi l’articolo sul perché i cani non si regalano –quasi- mai) non scelgo un Terrier o un Bassotto solo perché sono di taglia piccola, se lavoro spesso in trasferta, magari anche qualche weekend, magari ho la reperibilità, magari lavoro lontano da casa per cui in pausa pranzo rimango nei pressi del lavoro e a casa mia non c’è nessuno magari il cane al momento non lo prendo proprio.

Ogni tanto ci dimentichiamo che per il nostro egoismo di volere qualcosa a tutti i costi,  inevitabilmente influenziamo, quando non danneggiamo, la vita di altri esseri viventi loro malgrado.

Come sempre leggerò volentieri i vostri commenti inerenti l’articolo, ma oggi invece che con una domanda vi lascio con una frase che mi è sempre piaciuta e che secondo me racchiude molto bene lo spirito dell’argomento, è di uno scrittore e umorista inglese dei primi del ‘900, questo a riprova del fatto che non serve essere esperti cinofili per cogliere l’essenziale della convivenza uomo-cane.

“Opportunamente ammaestrato un uomo può diventare il miglior amico del cane” – C. Ford

Naomi Visioni

Tecnico Veterinario ed Educatore e Addestratore Cinofilo

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