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Lost in translation: come reagiscono i cani all’ululare dei lupi?

I cani capiscono quali informazioni i lupi trasmettono con il loro iconico ululato? E quali reazioni possono scatenare nei nostri compagni a quattro zampe queste vocalizzazioni?

Uno studio pubblicato nella rivista Communication biology ha cercato di dare delle risposte a queste domande.

I cani e i lupi ci sembrano così simili tra loro ma c’è molto che li rende diversi.

Tra i comportamenti che la domesticazione (Da feroce predatore a migliore amico dell’uomo: il progetto FIDO indaga sulla storia della domesticazione del cane in Italia – dogsportal.it Blog cinofilo) potrebbe aver modificato c’è la comunicazione acustica: i cani capiscono quali informazioni i lupi vogliano trasmettere con il loro iconico ululato? E quali reazioni possono scatenare nei nostri compagni a quattro zampe queste vocalizzazioni? Uno studio pubblicato nella rivista Communication biology (Genetic distance from wolves affects family dogs’ reactions towards howls | Communications Biology (nature.com)) del gruppo Nature ha cercato di dare delle risposte a queste domande.

L’ululato e la domesticazione

Iniziamo con il capire insieme cos’è l’ululato: è un segnale di comunicazione a lunga distanza comune nella famiglia dei Canidi, gruppo di cui fanno parte cani, volpi, sciacalli, coyote e, per l’appunto, lupi.

È un richiamo e serve a localizzare i membri del branco, per far sì che si riuniscano, e a difendere il territorio ed evitare contatti con individui sconosciuti.
Ad esempio, i lupi ululano quando due parti dello stesso branco cercano di localizzarsi prima di riunirsi.

Lo fanno anche gli individui che si trovano nella tana, come i cuccioli o altri membri, per comunicare a distanza con il resto del gruppo, prima di andare a caccia.

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Per quanto riguarda invece i cani, i parenti viventi più stretti dei lupi, sappiamo solo che — oltre ad abbaiare — possono usare vari tipi di ululato.

Non conosciamo però l’uso e la percezione che hanno di queste vocalizzazioni e, quindi, come effettivamente la domesticazione possa aver influenzato la comunicazione acustica in questi animali.

Dobbiamo ricordarci che proprio la domesticazione ha alterato non solo le caratteristiche morfologiche e fisiologiche dei cani, ma anche i loro tratti comportamentali.

Del resto, nel famoso esperimento di domesticazione delle volpi (Vulpes vulpes) condotto dal genetista Dmitrij Beljaev, a partire dalla fine degli anni ’50, gli esemplari frutto della selezione oltre a mostrare, ad esempio, modifiche nel manto e una diminuzione dell’aggressività, avevano subito cambiamenti anche nell’espressione vocale.

Sarà successa la stessa cosa anche a Canis lupus familiaris, il nostro cane domestico? Capire come reagiscono i cani agli ululati dei lupi è uno dei passi necessari per rispondere a questo quesito. Come fare a esplorare questo fenomeno? Facendo ascoltare registrazioni di ululati di lupo a un gruppo di cani di differenti razze.

Qual è la differenza tra razze antiche e moderne?

Nel lavoro pubblicato su Communication biology ci si riferisce a razze antiche e razze moderne.

Cosa significa? Gli autori descrivono la creazione delle razze come un processo in due fasi: la prima, avvenuta più di 500 anni fa, aveva come guida la selezione finalizzata alla funzione dei cani e, incrociandoli con i lupi, si ottennero quelle che sono definite razze antiche, ossia 13-16 razze quali Shar-Pei, Basenji, Akita o Saluki.

Tutte le altre razze sono moderne e sono state create negli ultimi 200 anni (la seconda fase), quando noi umani abbiamo iniziato ad allevare cani con specializzazioni diverse e aspetto standardizzato.

Come hanno reagito i cani all’ascolto dell’ululato dei lupi?

Un gruppo di ricerca internazionale ha, quindi, fatto ascoltare a 68 cani di 28 razze diverse, tra antiche e moderne, le registrazioni di ululati (singoli o corali) di lupi.

Secondo le ipotesi elaborate dagli scienziati, la percezione e l’uso degli ululati avrebbero potuto essere influenzati dalla parentela genetica delle razze con i lupi e da altre caratteristiche individuali quali l’età, il sesso e lo stato riproduttivo.

In particolare, ci si aspettava che le razze geneticamente più vicine ai lupi avrebbero reagito con maggiore intensità agli ululati registrati, e che la vocalizzazione potesse essere percepita dai cani come un segnale agonistico e di difesa territoriale, dato che gli esemplari coinvolti nella sperimentazione si trovavano in un laboratorio, luogo a loro sconosciuto.

Inoltre i cani avrebbero potuto rispondere alle vocalizzazioni per scoraggiare il branco o fuggire silenziosamente, strategie adoperate dai lupi e che potevano essere simili tra i due animali. 

Se nei lupi è stato dimostrato che la reattività vocale agli ululati aumenta con l’età ed è presumibilmente più elevata negli individui di sesso maschile, nei cani si attendeva che gli animali non sterilizzati, i maschi e i cani anziani, rispondessero più facilmente agli ululati e mostrassero uno stress più forte.

Queste ipotesi si basano su studi precedenti, in cui è stato osservato che l’aggressività territoriale e quella di dominanza sono più elevate nei maschi rispetto alle femmine e nei cani di mezza età rispetto a quelli giovani o anziani. Inoltre i maschi interi e le femmine sterilizzate mostrano, di solito, un livello più elevato di aggressività e altri problemi comportamentali, come la reattività agli stimoli, o ancora, le femmine e i cani castrati mostrano reazioni di paura a rumori forti più elevate rispetto ai maschi e ai cani interi e questa tendenza esiste anche nei cani più anziani rispetto a quelli adulti.

Per le differenze tra ascolto di ululati singoli o in coro è stato, invece, ipotizzato che gli ululati corali e quelli singoli che seguono il coro suscitino una risposta maggiore rispetto ai singoli ululati che precedono il coro, a causa dell’avvenuta sensibilizzazione alla vocalizzazione. 

Quante e quali previsioni saranno state confermate dai risultati?

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I risultati raccolti hanno mostrato che due fattori permettono di prevedere la risposta dei cani agli ululati: la distanza genetica tra l’antenato comune di una razza e il lupo e l’età. Infatti, i cani più anziani delle razze antiche ululavano e guaivano, mentre i più giovani, —indipendentemente dalla loro distanza genetica dall’antenato comune ai lupi — mostravano reazioni moderate.

Inoltre, i cani che rispondevano ululando alle registrazioni spesso mostravano segni di stress.

Le cause di questi comportamenti potrebbero essere diverse.

Al di là della vicinanza genetica con i lupi, ad esempio ci potrebbe essere l’influenza dei lavori per cui le razze più antiche sono state selezionate: lavori di gruppo o solitari, in cui è necessaria la cooperazione con gli esseri umani o meno, tutti fattori che possono aver esercitato un impatto anche sulla comunicazione acustica.

Le razze antiche sembrano mostrare una frequenza significativamente più elevata di comportamenti di stress rispetto alle razze moderne e, di conseguenza, hanno usato più guaiti: questo potrebbe essere dovuto alla capacità delle razze più antiche, data la loro parentela genetica più stretta con i lupi, di capire meglio le informazioni veicolate dagli ululati del lupo.

Oltre all’età, anche il sesso e lo stato riproduttivo hanno un peso sulle reazioni dei cani: i maschi castrati hanno risposto ululando più a lungo rispetto a quelli interi, mentre non è stata riscontrata alcuna differenza tra femmine sterilizzate e non.

Questo risultato contraddice l’ipotesi secondo cui i maschi, soprattutto quelli interi, sarebbero stati più reattivi.

Questo primo studio suggerisce che gli ululati abbiano perso la propria funzione comunicativa all’interno dell’ambiente sociale umano e che il loro posto nel sistema comunicativo dei cani sia stato preso, probabilmente, da un repertorio di abbai diversificati.

I dati ottenuti ci lasciano qualche risposta e molte domande su come la selezione operata da noi umani abbia ancora una volta contribuito a plasmare un compagno disegnato sulle nostre necessità ma anche sul nostro sistema di percezione, allontanandolo sempre più dalla sua origine selvatica.

E, nonostante tutto questo, chi di noi non è rimasto stregato quando, per chissà quale motivo, il nostro cane ha alzato il suo muso al cielo e ha cominciato a ululare?

Alessia Colaianni

Dottoressa di ricerca in Geomorfologia e Dinamica ambientale, sono poi approdata sulle rive della comunicazione e divulgazione scientifica. Sono diventata giornalista e, un articolo dopo l’altro, mi sono ritrovata a raccontare le storie di animali umani e non umani e dell’ambiente in cui vivono. Sul mio cammino ho incontrato lo sguardo di molti cani e questo mi ha convinta a suonare ai cancelli di Dogsportal per poter curiosare nella loro storia e nel loro comportamento insieme a voi.

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