Cani da cacciaEducazione cinofila e relazione con il caneNotizie e curiosità sul cane

Arriva un cane da caccia in famiglia! Consigli utili per vivere insieme!

Adottare un cane in un canile è un’azione bellissima, spesso i cani dei rifugi hanno alle spalle storie strazianti, fatte di sfruttamento, trascuratezza, maltrattamento e abbandono.

L’adozione ridà loro una seconda vita, una possibilità di dimenticare il passato per vivere un presente e un futuro da cani di famiglia, amati come meritano.

Tra i cani abbandonati, recuperati o riscattati dai volontari delle associazioni animaliste, una buona fetta è rappresentata dai cani da caccia: cani che non sono bravi a caccia o hanno paura dello sparo (a volte ceduti dagli stessi allevatori), cani ormai troppo anziani per reggere una giornata intera con il loro compagno umano armato di fucile, fattrici troppo sfruttate, cucciolate troppo numerose, cani recuperati da contesti allucinanti, ogni scusa è buona per liberarsene.

Sono molte le associazioni rescue che si occupano di cani da caccia e adottare uno di loro è un’azione meritoria che però può rivelarsi impegnativa se non si è preparati e per questo ma va fatta, come dicevano i latini, “cum grano salis”.

Non sono nani da giardino!

È bene precisare, infatti, che il cane da caccia non è un “nano da giardino”!

Troppo facile, infatti, pensare che solo per il fatto di disporre di un bel pezzo di terreno il cane possa sentirsi appagato una volta parcheggiato lì: un cane da caccia non è un maremmano o un pastore del Caucaso che sono razze, con le dovute eccezioni, tendenzialmente indipendenti, è una creatura molto sensibile, che ha bisogno di vivere in un contesto familiare, anche se tanti suoi colleghi (troppi!) vivono ammassati a decine nei serragli e tirati fuori solo a stagione di caccia aperta. Conciliare le sue esigenze di movimento con quelle affettive non è facile, inoltre il giardino, per quanto grande possa essere, non è detto che sia goduto appieno dal cane, soprattutto se non ha un compagno di gioco. Ciò non toglie che il cane da caccia, è bene non dimenticarlo, è un soggetto estremamente attivo e dinamico che, chi più chi meno, ha un istinto venatorio ben spiccato e attitudini naturali tipiche della razza cui appartiene.

È bene ricordare che anche tanti cani oggi scelti come cani da compagnia nascono cacciatori: terrier e bassotti sono cani da tana, cocker e springer spaniel sono cani da cerca, labrador e golden sono cani da riporto, tra i levrieri c’è chi ha dato la caccia a cervi e lupi.

Inutile adottare uno di questi cani e poi stupirsi se il cacciatore che c’è in lui viene prepotentemente fuori…

Quando la passione venatoria è nel DNA…

Possiamo farlo salire sul divano, permettergli di dormire sul letto con noi, riempirlo di coccole, ma non dobbiamo dimenticare che, anche se non praticherà mai attività venatoria, per un cane da caccia la passione resta, soprattutto perché la maggior parte di quelli che finiscono nei rifugi, anche se non sono mai stati impiegati nell’attività venatoria, provengono da linee di sangue di lavoro o sono figli di cacciatori e l’istinto venatorio è nel loro DNA.

Non tutti i cani da caccia sono uguali, ovviamente, ci sono soggetti che non hanno uno spiccato istinto venatorio e altri che invece, hanno una passione bruciante, tutto varia da soggetto a soggetto, anche all’interno di una stessa razza e di una stessa cucciolata, sarà l’occhio attento dell’adottante che avrà modo di verificarlo. Molto importante è anche l’età: un setter inglese di un anno avrà esigenze di movimento e motivazioni venatorie maggiori di un pointer di dieci!

C’è caccia e caccia

Contano anche le attitudini naturali di razza: un segugio, per le modalità di caccia per cui è stato selezionato, tende a seguire le tracce di selvaggina di pelo (conigli, lepri, cinghiali, caprioli) allontanandosi anche molto dal suo conduttore e, perso dietro quella che in gergo tecnico viene chiamata la “passata”, può diventare sordo al richiamo. La sua cerca è molto ampia con il naso sempre a terra, ma non pensiate di avere un cane disubbidiente, semplicemente è un segugio e fa quello che gli riesce meglio, trovare una traccia odorosa e seguirla con passione, anche se porta lontano. Conosco segugi adottati che in uno spazio limitato come può essere un’area cani se ne stanno tranquilli vicino al proprietario, salvo poi comportarsi da veri cani da seguita una volta liberi in un parco o nei boschi. Proprio per la sua indole tendenzialmente indipendente è difficile per un proprietario decidere di lasciare il cane libero dal guinzaglio, ma la maggior parte dei segugi finisce sempre per tornare dal compagno umano, anche dopo ore, l’importante è accoglierlo nel miglior modo possibile quando torna, felice e appagato per aver seguito una pista.

Il consiglio è di dotarlo di un localizzatore GPS che consenta di seguire sempre i suoi movimenti.

Ricordate che anche quel simpaticone di un beagle non è un cane da salotto, è un segugio, quindi potreste aspettarvi comportamenti simili.

I cani da ferma, come setter, pointer, bracchi tedeschi e epagneul breton, sono cani da selvaggina di penna: nelle prove di caccia sono starne, fagiani, quaglie e pernici, nella vita di tutti i giorni la loro attenzione sarà per piccioni, merli, cornacchie ma non solo, anche farfalle, insetti e lucertole possono far emergere la passione. Tendenzialmente la caccia con un cane da ferma prevede che il cane mantenga un buon collegamento con il cacciatore in modo che, quando arriva a far involare il selvatico, questo sia a tiro di fucile. Ecco perché un cane del genere tende a non allontanarsi mai troppo dal proprietario, anche se bisogna sempre tenere conto che una particolare azione di caccia può portarlo occasionalmente lontano da noi. Dotarlo di un localizzatore GPS è anche in questo caso un’ottima idea, magari accompagnato da una medaglietta che riporti il nome e un contatto di riferimento. Il cane da ferma può alternare momenti in cui è scatenato a momenti di assoluta immobilità: può galoppare alla velocità della luce ma anche cadere in “trance” davanti a una lucertola che se ne sta su un muretto a cuocersi al sole: ecco, questo è un momento da non sciupare strattonando il cane perché abbiamo fretta e non abbiamo tempo di fermarci, rilassiamoci anche noi e diamogli tutto il tempo che vuole, lui è capace di stare 3-4 minuti senza batter ciglio, concentratissimo nel percepire ogni minimo movimento della preda e quando questa si infilerà in una crepa del muro lo vedremo andare via soddisfatto.

L’importanza del richiamo

Lavorare sul richiamo prima di liberare il cane in aree non cintate è un’ottima cosa, ricordate però che il cane non va mai richiamato mentre è intento a inseguire un merlo, seguire una pista o stanare un topolino: in quel momento, per quanto possa volervi bene, l’istinto venatorio ha la meglio, richiamatelo quando l’azione finisce e quando arriva le prime volte premiatelo con un gustoso bocconcino, più avanti saranno sufficienti le carezze e le gratificazioni verbali, ma in un modo o nell’altro fate sì che il ritorno dal padrone per lui sia una festa!

Le attività da fare insieme

Fermo restando che nella maggior parte dei casi il cane da caccia ha un notevole livello di attività, quali sono le attività che si possono fare insieme a lui? Ovviamente sono quelle che meglio si adattano alle sue caratteristiche, quelle di cane attivo e con un notevole olfatto. 

Ben vengano, quindi, le lunghe passeggiate ma anche praticare jogging insieme (sempre che il cane non sia un bassotto o un bassethound…). Con i cani da caccia bisogna mettere in conto, per le prime volte, la tendenza a fermarsi di colpo quando incontrano un selvatico che attira la loro attenzione, ci vorrà un po’ di tempo prima che si raggiunga il giusto affiatamento e il cane provi piacere a correre con il partner umano, concentrandosi sulla corsa e non facendosi distrarre da altro. Ci sono cani da caccia che si dedicano ad attività sportive come il canicross (in cui cane e conduttore corrono insieme, l’imbragatura del cane viene agganciata a una corda e all’altro capo c’è una cintura portata in vita dal conduttore) e il dog triathlon (attività in cui si nuota, si pedala e si corre sempre insieme al cane imbragato) con ottimi risultati.

Se amano cercare, si può tenerli impegnati in attività di ricerca nascondendo biscotti, palline o oggetti vari o dedicarsi ad attività sportive come la ricerca olfattiva, il mantrailing (attività che consente di individuare e seguire il percorso effettuato da una persona), il scent game (che consiste nel riconoscimento degli odori di diverse sostanze e nella loro ricerca all’interno di scatole, ambienti e autovetture) o il pull out (attività sportiva per avviare il cane alla ricerca del tartufo). 

I cani da riporto, labrador e golden in testa, impazziscono per i giochi di riporto. Che sia una pallina o un legnetto, questi cani adorano correre a prenderlo per riportarlo nelle mani del padrone. Giocare con la pallina va bene, ma non deve essere un gioco esclusivo, c’è il rischio che il cane diventi “pallina-maniaco” e non voglia fare altro, nemmeno giocare con i suoi simili. Occorre quindi stabilire delle regole offrendogli altre attività da fare, altrettanto stimolanti e appaganti.

Se ci si vuole dedicare a qualcosa di più impegnativo c’è il dummy training, in cui il cane, a comando, deve andare a prendere e riconsegnare nelle mani del conduttore il dummy, una sorta di riportello.

I terrier e i bassotti sono nati per la caccia in tana e se hanno a disposizione un giardino si divertiranno un mondo a scavare buche. Per questo i tunnel come quelli impiegati in agility possono fare al caso loro, ma vanno bene anche i giochi di scavo, nascondendo un gioco o un bel bocconcino sotto terra e invitandoli a trovarlo.

Il trucco è individuare l’attività più congeniale al nostro amico, magari facendosi consigliare da un educatore cinofilo. Tra me e la mia Scarlett c’è un’intesa profonda, ormai capisco al volo quando vuole dedicarsi alla cerca di insetti nel prato o inseguire una farfallina oppure vuole che le nasconda la pallina o il biscotto, so perfettamente che quando è in modalità caccia è sorda a qualsiasi richiamo, so che non sarà mai un cane gestibile al 100% al guinzaglio ma so che lei cerca di fare il suo meglio conciliando la sua voglia di obbedire con l’istinto da cacciatrice e quando cade in ferma non mi stanco mai di guardarla.

Adottare un cane da caccia senza essere cacciatori? La risposta è sì, a condizione di avere rispetto delle sue attitudini naturali e non mortificarlo facendolo diventare un ninnolo d’appartamento. 

Soprattutto non prendetelo perché “è troppo bello” o perché “è una razza alla moda ed è pure gratis”. Analizzate il vostro menage familiare in modo sereno e obiettivo, valutate se le vostre attività lavorative o di studio vi lasciano il tempo per dedicarvi a lui come merita e chiedetevi se avete la voglia di seguirlo ogni giorno dell’anno, anche il week end, nei mesi invernali e sotto la pioggia perché, a meno che non sia un soggetto un po’ avanti con li anni, il suo bisogno di stare all’aperto è proporzionale alla sua energia. 

E una volta arrivato in famiglia fatelo correre, fatelo giocare con i suoi simili (i cani da caccia hanno un ottimo carattere e vanno d’accordo praticamente con tutti i loro simili), tenetelo impegnato con il corpo e con la testa quando siete fuori casa tanto, per le coccole sul divano, c’è sempre tempo…

Lorena Quarta

Da sempre appassionata di cani, ha un’esperienza ultra trentennale nel mondo del giornalismo cinofilo in cui si è occupata di ogni settore, dal mondo dell’allevamento a quello dell’agonismo, dagli aspetti caratteriali e comportamentali del cane al suo impiego sportivo e in campo sociale. Ha collaborato con le più importanti riviste del settore e pubblicato cinque libri di argomento cinofilo: "Fido e Dintorni", "Il dizionario della cinofilia", "Il rottweiler", "Il Pinscher" e "La terza vita di Jasmine", la storia della sua cagnolina anziana adottata in un canile, scritto per sostenere la sezione ENPA in cui è dal 2011 volontaria e dove si occupa dell’ufficio stampa e del Progetto Famiglia a Distanza.

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