La Pet Therapy come potrà ripartire?
Con l’inizio del Lockdown tutte le sedute di Iaa si sono interrotte.
Tutti i nostri utenti, sono stati privati delle attività educative e terapeutiche che rappresentavano un supporto, importante, alla loro qualità della vita.
Sicuramente, siamo tutti coscienti che, nella maggior parte dei casi lavoriamo con persone fragili anche dal punto di vista sanitario e che sia stato corretto in questa prima fase sospendere tutto ciò che non era strettamente necessario.
Molti di noi hanno cercato di mantenere vivo il rapporto con le persone seguite, con tutti i mezzi a disposizione. Telefono, videochiamate, video o videoconferenze.
Ora però bisogna pensare a come riprendere, in modo sicuro.
Le nostre attività, sono spesso attività di contatto, sicuramente fra l’utente e l’Animale, ma anche fra le persone.
Ricordo, inoltre, che gli animali impegnati seguono già protocolli sanitari rigidi e sono sottoposti al controllo e verifica da parte dei Veterinari esperti in Iaa. https://www.dogsportal.it/il-veterinario-esperto-in-iaa/
Rimane da gestire nel migliore dei modi la relazione fra gli operatori e gli utenti durante le sedute. Tutelando tutti dalla possibilità di contaggio da Covid 19.
Gli ambiti dove svolgiamo le nostre attività sono diversi. Comprendono quelli sanitari, socio-sanitari ed educativi. Alcune si svolgono presso le sedi o i locali di associazioni, altre direttamente all’interno di strutture, come ospedali, rsa, scuole, centri socioeducativi per la disabilità e altro.
Questo rappresenta una complessità che deve prevedere risposte diversificate.
Alcune professioni, in ambito sanitario, hanno già elaborato, o stanno elaborando, linee guida di comportamento specifico. Ad esempio AIFI in collaborazione con Commissioni di Albo dei Fisioterapisti ha stilato un documento che cerca di rispondere ai bisogni di salute delle persone. Bisogni che a distanza di più di un mese appaiono improrogabili, pena il rischio di peggioramento funzionale o di insorgenza di patologie secondarie.
Criteri che vanno dal dimensionamento corretto dei locali, alla predisposizione di iconografie per una più facile ed immediata comunicazione dei comportamenti corretti, alla rilevazione della temperatura e al monitoraggio attraverso intervista dello stato di salute della persona, fino a un utilizzo ragionato e appropriato dei dispositivi di protezione e all’attenzione sulla corretta detersione delle mani.
Auspico che un intervento simile, possa avvenire anche nell’ambito degli interventi assistiti.
Rimane la domanda su chi lo possa, o debba, produrre?
Ad oggi i professionisti negli Interventi Assistiti sono raccolti in un registro nazionale. Che fa capo al Centro di Referenza Nazionale per gli Interventi Assistiti, organo del Ministero della Salute.
Un registro che non ha rappresentanza elettiva, al contrario di quanto avviene per gli albi. Alcuni professionisti sono legati ad associazioni, reti o gruppi, anche a carattere nazionale e all’interno di essi in questi giorni il dibattito su questi argomenti è vivo e presente.
Il Crn sugli IAA, già su altre questioni ha in passato aperto tavoli, presso di sé o presso il ministero della Salute allo scopo di dirimere alcune questioni. A questi sono state invitate, di volta in volta, alcune figure in rappresentanza delle realtà coinvolte.
Il rischio in mancanza di indicazioni, costruite assieme ai professionisti direttamente coinvolti, è quello di dover fare riferimento ad indicazioni generali e per tanto con il rischio di essere difficilmente applicabili.
Infine mi auguro che questa situazione drammatica, aiuti a comprendere e a fare fronte anche alle lacune che ancora esistono in questo ambito professionale.
Ad esempio la mancanza di un codice ATECO univoco al quale riferirsi, mancanza che come c’è chiaro oggi non riguarda solo la possibilità di aprire una partita iva specifica, ma banalmente capire se un’indicazione contenuta in un DCPM ci riguardi oppure no.