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Quelli del gruppo 7! L’Epagneul Breton

Cane da caccia vuol dire tutto e non vuol dire niente.

Il Bracco Italiano è un cane da caccia. Ma se è per questo lo sono anche lo Springer Spaniel e il Segugio Bavarese.

Peccato che per morfologia, attitudini, funzione e molto altro, questi cani tra di loro c’azzecchino così poco, che la classificazione ENCI ed FCI li piazza addirittura in 3 gruppi distinti, rispettivamente il 7– Cani da Ferma, l’8– Cani da riporto, da cerca e da acqua e il 6 – Segugi e cani per pista di sangue, insieme a decine di altre razze omologhe.

Il Weimaraner, il Pointer e lo Spinone invece sono tutti Cani da ferma, quindi esponenti del gruppo 7.

E allora uno può pensare che visto uno visti tutti. Ma si sbaglia.

Poiché, sebbene accomunate da vari aspetti e criteri selettivi, persino tra razze sorelle esistono sfumature che rendono ognuna di esse unica nel suo genere, determinandone l’identità specifica e di conseguenza anche la maggiore o minore compatibilità con le nostre esigenze.

Per essere utile a voi e tutelare loro, lasciate che ve le presenti.

Cominciamo dal basso, o meglio dal più basso, cioè dal più piccolo del gruppo: l’Epagneul Breton.

Nato nella regione francese della Bretagna – l’avreste mai detto? – per la caccia alla beccaccia, il Breton è ancora oggi diffuso prettamente in ambito venatorio, dov’è utilizzato per insediare tutta la selvaggina stanziale come fagiani, starne e pernici, ma anche quaglie e beccaccini.

Dopo il Setter Inglese è il cane da ferma più amato dagli Italiani – nel nostro Paese nascono circa 3000 cuccioli l’anno – e a decretarne il successo sono senza dubbio i fenomenali poteri cosmici che racchiude in un minuscolo spazio vitale.

Disponibile in 5 colorazioni, (bianco & arancio, bianco & nero, bianco & marrone, tricolore bianco arancio marrone, tricolore bianco arancio nero) ha la particolarità di poter nascere con coda, brachiuro (solo con una parte della coda) e talvolta anuro (senza la coda) e coi suoi 14-18 kg di peso spalmati su al massimo 50 cm al garrese lo si può definire una macchina da guerra tascabile, con un cuore di panna e un’anima di argento vivo.




Ammirarlo sul terreno di caccia è straordinario.


Corre veloce come un missile, dando vita ad un galoppo energico ed spumeggiante, mentre sul muso gli si disegna una specie di sorriso e gli occhietti vispi si inebriano di avida smania venatoria.

Agile e determinato, reattivo e tenace, affronta ogni ambiente senza esitazioni mentre il pelo fine ma non setoso gli fornisce adeguata protezione persino negli anfratti più sporchi, come roveti e sottoboschi.

Agganciata poi l’emanazione del selvatico nel vento si ferma di scatto, rimanendo alto sugli avambracci che diventano di pietra nell’attesa che la preda si involi, per poi correre a recuperarla e riportarla al conduttore, come se fosse il suo gioco preferito.

Il rapporto che il Breton instaura con chi lo porta a caccia è un sodalizio particolarissimo, impossibile da spiegare a chi non condivide col proprio cane una grande passione.

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Ma il carattere estremamente aperto e socievole di questa razza le permette di fare amicizia in fretta e con chiunque: alla luce di una gestione equilibrata e compatibile con le caratteristiche individuali di ogni singolo soggetto, l’aggressività inter e intraspecifica è infatti ai minimi storici.

Questo fa sì che il Breton rappresenti un compagno di vita equilibrato ed affidabile per tutti i membri della famiglia.

Al pari dei suoi omologhi selezionati ancora oggi a scopo venatorio, il Breton è un cane rustico e piuttosto longevo, la cui cura non richiede attenzioni speciali a differenza del suo Allevamento, che deve essere sempre mirato al rispetto degli standard morfologici e funzionali, con un occhio particolare alla salute psico-fisica della razza.

Meno ingombrante e più economico da sfamare di un Bracco, è amatissimo dai cacciatori, che lo prediligono per la polivalenza e il collegamento sul terreno, ma anche per la sua vivace intelligenza.


Precoce nell’apprendimento e dalla grande addestrabilità, il Breton è infatti un ausiliare da ferma perfetto anche per i cinofili alle prime armi, che tuttavia non devono sottovalutarne l’energia e la profonda venaticità.

Il carattere estroverso, brioso e giocherellone completa il quadro, facendone un partner in crime davvero versatile, affidabile e spassosissimo.

Se uno sguardo vale più di mille parole, basta guardarlo negli occhi per capire di che pasta è fatto questo piccolo grande gioiello della cinofilia.

Giulia Del Buono

Giulia Del Buono, classe 1986, toscana per natura, emiliana per amore, cinofila per sempre. Nel 2014 ho richiamato all’ordine le mie più grandi passioni – scrittura, fotografia e braccofilia – e ne ho fatto BracchiReggiani: un diario di bordo, un progetto allevatoriale e una pizza margherita. Oggi Consigliere SABI.

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