Notizie e curiosità sul caneLa Bacheca di ZoraRaccontalo a Dogsportal

Adozione… e poi? La mia esperienza con Jasmine

L’errore più grave che può commettere chi adotta un cane in canile è pensare che, dal momento che lo ha portato a casa, il cane debba mostrare della riconoscenza nei suoi confronti, quindi si dimentichi come per incanto degli eventuali problemi che aveva in canile per diventare all’improvviso un cane modello.

Spesso non è così, purtroppo, e io ne ho avuto la dimostrazione portando a casa la mia Jasmine, adottata già anziana (circa 12 anni) al canile di Monza. Facendo un po’ di conti ho lavorato con lei circa sei mesi in canile e quattro una volta a casa e il perché di tutto questo lavoro è scritto nella sua storia.

Jasmine proveniva da un campo di Besana Brianza (MB) in cui un signore, conosciuto in paese come “il Doro”, aveva “ammucchiato” una quarantina di cani, tutti di piccola taglia. L’intervento dell’Enpa di Monza e Brianza, in seguito a una segnalazione per presunto maltrattamento (in realtà i cani non erano fisicamente maltrattati, è che erano così tanti che era impossibile per lui gestirli al meglio), ha permesso la disinfestazione e soprattutto la sterilizzazione di tutti i suoi animali, oltre a convincerlo a cedere i soggetti più giovani.

Per qualche tempo Enpa ha continuato a monitorare la situazione, ormai i cani erano tutti sterilizzati, qualcuno se n’è andato per l’età avanzata e quando lui si ammala, e purtroppo muore, ne rimangono “appena” 19.

Nell’agosto 2013 arrivano in massa al canile di Monza e, approfittando della stagione estiva, vengono messi tutti in un grande recinto, non prima di essere battezzati con i nomi dei personaggi delle fiabe: Cenerentola Mammolo, Pisolo, Alice, Ariel, Mulan … e Jasmine.

Alcuni di loro, ancora giovani e di buon carattere, vengono ben presto adottati, dopo un po’ di mesi sono tre a restare in canile: Eolo, Serenella e Jasmine.

È proprio con loro tre che, come volontaria Enpa, comincio a lavorare. Purtroppo Eolo scompare poco dopo colpito da un ictus e un attacco cardiaco, Serenella viene adottata, nonostante l’età avanzata, e così resta solo Jasmine. Eolo e Serenella avevano iniziato a fidarsi di me, si facevano accarezzare e li portavo anche in passeggiata, Jasmine osservava tutto da lontano, rifiutando ogni contatto.

Di tutti i cani che c’erano nel campo di Besana, Jasmine era decisamente la più selvatica, diffidente, ribelle e fuggitiva, l’unico cane che nemmeno il “Doro” riusciva a gestire.

Decido di prendermi a cuore le sue sorti e tre volte alla settimana, chiedendo anche consigli alle educatrici cinofile del canile, mi dedico a lei, che all’inizio non ne vuole proprio sapere di collaborare. Ricordo ancora quante volte sono entrata nel suo box, mi sono sdraiata allungando la mano con un bocconcino nella speranza di avere un pur minimo contatto!

La mia tenacia comincia però a dare i suoi frutti, i progressi arrivano, anche se con il contagocce, e nel frattempo mi accorgo con gioia che Jasmine comincia a fidarsi di me, mi accoglie scodinzolando al mio arrivo e esprime tutto il suo malumore quando vado via. Forse sono il primo essere umano con cui comincia ad abbattere il muro di diffidenza che si era costruito, ormai riesco ad accarezzarla, a spazzolarla, persino a portarla fuori in passeggiata. Per migliorare la sua socializzazione cominciano ad affiancarmi altri volontari e alcune mamme che aderiscono al Progetto Famiglia a Distanza, Jasmine comincia a fidarsi anche di altre persone, ma io resto sempre il suo unico riferimento, la sua base sicura, se per caso mi allontano anche un solo metro da lei va nel panico.

Mi rendo conto, così, che nonostante abbia avuto qualche richiesta di adozione, io sono l’unica di cui si fida veramente, l’unica con cui potrebbe continuare in modo proficuo il lavoro svolto in canile, penso proprio che mi abbia scelto come mamma e che il suo piano sia sempre stato quello di farsi adottare da me, facendomelo capire in tutti i modi.

Il mio consorte capisce al volo la situazione (i miei musi lunghi devono essere stati tremendamente efficaci…), così Jasmine, dopo un anno e mezzo di permanenza in canile, fa il suo ingresso in casa nostra il 3 gennaio 2015.

Per tornare a quanto scritto all’inizio, varcata la porta di casa i problemi di Jasmine non si sono volatilizzati ma si presentano in tutta la loro complessità: mio marito, che aveva già conosciuto in canile, qui la terrorizza, lui entra in una stanza, lei ne esce di corsa, non riesce a stare lontana da me nemmeno un secondo, impossibile pensare di lascarla a casa da sola, ha paura della gente, degli altri cani e del loro abbaio, ha il terrore dei cancelli e di camminare per strade trafficate.

I primi tempi sono davvero duri, ma credo che abitare in un appartamento e non in una casa con giardino sia stata la sua fortuna, perché già dal primo giorno è costretta a uscire in passeggiata, ovviamente col guinzaglio agganciato sia al collare sia alla pettorina, per evitare fughe da panico.

Le nostre uscite quotidiane, almeno all’inizio, non sono semplici passeggiate, ma un continuo lavoro per aumentare le sue competenze e farle acquisire più sicurezza, parallelamente c’è da svolgere il lavoro a casa, affinché impari a stare a casa da sola, a giocare (non tutti i cani lo sanno fare!) e si instauri finalmente un rapporto con mio marito. 

Piano piano Jasmine impara a fidarsi di altri esseri umani che non siano la sua mamma, si affeziona al suo papà e ad altri familiari, diventa più sicura in passeggiata, si fa tanti amici tra i suoi simili, insomma dopo circa quattro mesi sembra davvero un altro cane!

Jasmine è stata la mia compagna di viaggio per sei splendidi anni, prima di andarsene a marzo 2021 alla rispettabile età di 18 anni, ma di tutti i cani che ho avuto è quella che mi ha insegnato di più, l’ho accompagnata in un percorso di crescita che alla fine ha fatto crescere anche me.

È per questo che, nel 2017, mi è venuta l’idea di scrivere un libro sulla sua intensa vita, “La terza vita di Jasmine” (Ed. Excalibur, 12 €) decidendo di devolvere i diritti d’autore a Enpa di Monza e Brianza. Il perché del titolo? Perché Jasmine ha davvero vissuto tre vite: la prima, per circa dieci anni, nel grande campo di Besana, la seconda, un anno e mezzo, in canile e la terza, sei anni, come cane di famiglia.

Jasmine non è il solo cane ospitato al rifugio di Monza che ha richiesto un lavoro dentro e fuori dal canile, ogni cane che arriva in questo canile gestito da Enpa viene esaminato dal Team Comportamentale e viene valutata quale può essere la sua adozione ideale e se in alcuni casi i cani possono essere adottati velocemente perché di facile gestione, in altri è necessario un percorso pre-affido, una sorta di periodo di affiancamento dei futuri adottanti con gli educatori che spiegano come comportarsi e come approcciarli al meglio, inoltre viene loro suggerito come continuare il lavoro impostato una volta a casa. 

Non tutti, a dir la verità, seguono i consigli che vengono dati e può capitare che il cane adottato con tanto entusiasmo venga riportato in canile perché non si è riusciti a gestirlo in maniera adeguata, quando invece tempo, pazienza e soprattutto comportamenti corretti avrebbero potuto garantirgli una vita in famiglia. E potete solo immaginare quanto sia traumatico, per un cane di canile, il ritorno dietro le sbarre.

Tornando alla mia Jasmine, lei è la dimostrazione che non avessi continuato a lavorare con lei anche dopo l’adozione, se mi fossi limitata a pensare “be’, l’ho portata a casa, dovrebbe dirmi grazie, fare la brava e non creare problemi” non le avrei permesso di vivere quelli che, ne sono certa, sono stati i sei anni più belli della sua vita.

Di Loredana Quarta

Dogsportal Redazione

Il portale italiano su cani, sport & società. info@dogsportal.it

Dogsportal Redazione ha 1514 articoli e più. Guarda tutti gli articoli di Dogsportal Redazione