Educazione cinofila e relazione con il cane

Almeno 6 motivi che rendono il cane diverso dal lupo.

Quanto lupo c’è nel cane?
Di Graziano Gentileschi

Quando si parla di cani, delle loro abitudini e degli aspetti legati alla loro storia, si finisce spesso nel discorso ormai inflazionato relativo a “quanto lupo” ci sia ancora nei suoi discendenti domestici.

“Qualsiasi modificazione comportamentale sembra essere il risultato della ritenzione del comportamento giovanile e sottomesso del piccolo nei confronti del genitore. Questo tratto ovviamente presenta considerevoli vantaggi per l’uomo che desideri mantenere il controllo sull’animale; pertanto è probabile che sia stato oggetto di un’intensa selezione e che sia legato al mantenimento di caratteristiche giovanili anche di tipo anatomico”.

In questo modo Juliet Clutton-Brock espone il concetto elaborato da Raymond Coppinger, relativo alla persistenza di caratteristiche fisiche infantili strettamente legate a tratti comportamentali del cucciolo, che rientra sotto il nome di neotenia.

Tale teoria mette in relazione il mantenimento nel cane di caratteri morfologici tipici del cucciolo di lupo, con lo sviluppo comportamentale. Quindi in un cane che riporta caratteristiche fisiche tipiche di un cucciolo di lupo nello stadio neonatale, si riscontreranno strutture comportamentali e sociali tipiche di quel periodo, adattate ovviamente allo sviluppo del cane adulto.

Questo concetto si porta dietro come conseguenza logica che il cane non abbia mutato il suo comportamento e la sua struttura sociale rispetto al lupo, bensì mantenga quei caratteri nella misura del grado neotenico raggiunto: certe razze più vicine allo stadio neonatale del cucciolo di lupo presenteranno comportamenti tendenzialmente più infantili, dipendenti e sottomissivi, mentre altre razze vicino allo sviluppo completo del lupo adulto avranno atteggiamenti più simili a quest’ultimo, ma sia l’organizzazione sociale che i comportamenti rimangono gli stessi nella specie selvatica, in quella domesticata e in quella reinselvatichita.

Va ricordato che la validità scientifica della teoria di Coppinger è stata invalidata nel 1986 da Robert Wayne.

Per dare validità scientifica alla propria teoria, Coppinger collegò a diversi stadi neotenici, un diverso rapporto palato/cranio. Wayne dimostrò che tale rapporto nelle diverse razze rimane invariato. Tuttavia questa misurazione era stata presa in considerazione da Coppinger al solo scopo di dare una prova scientifica di osservazioni comportamentali difficili da rendere inconfutabili a livello speculativo, ma comunemente riscontrate nell’esperienza con cani di diverse razze.

Ma allora, cosa rende il cane diverso dal lupo, se struttura sociale e comportamentale sono le medesime?

La risposta a questa domanda potrebbe essere il sunto delle condizioni fisiologiche e comportamentali di una specie, elencate da Galton, perché essa sia potenzialmente domesticabile.

In sintesi queste condizioni sono:

1. “essere robusti” per sopravvivere a un distacco anche prematuro dalla madre, adattandosi a condizioni alimentari e ambientali nuove, resistendo a agenti infettivi e parassitari nuovi per la propria specie;

2. “avere una naturale inclinazione per l’uomo”, quindi presentare una struttura comportamentale simile e compatibile, in modo da poter comprendere nel proprio modello gerarchico la figura umana, posizionandola al grado più alto;

3. “essere di indole tranquilla” e non inclini alla fuga istantanea, senza presentare comportamenti di anti-conservazione se costretti in spazi ristretti (cervi e antilopi, in recinto, smettono di pascolare e di riprodursi spontaneamente);

4. “essere utili ai selvaggi”, rappresentando quindi una fonte di cibo o un aiuto alla sopravvivenza per gli insediamenti primitivi;

5. “riprodursi spontaneamente”, forse il fattore principale, per cui anche oggi risulta difficile la salvaguardia di alcune specie in via di estinzione, all’interno di giardini zoologici;

6. “essere facili da accudire”, dimostrando flessibilità alimentari e mansuetudine nei confronti dell’uomo.

Alcuni esemplari di lupo, i quali presentavano in modo più marcato queste prerogative, hanno probabilmente dato vita all’antenato del cane, prima in modo casuale e per vicinanza agli insediamenti umani, successivamente in modo sempre più mirato da parte di questi ultimi ai fini di utilità, caccia, guardia.

Nel corso di questa evoluzione/selezione, il cane non ha mai perso gli schemi comportamentali del lupo, ma li ha generalizzati per una convivenza con una specie dalla struttura sociale simile, riconoscibile a un alto livello gerarchico, di cui essere gregario e a cui affiancarsi per reciproco interesse. L’uomo è quindi stato incluso nell’organizzazione comportamentale e sociale del cane, sfruttando a proprio favore le peculiarità sociali del lupo e piegandole verso un rapporto intraspecifico.

Dal lunedì al venerdì l’editoriale del mattino a cura del Gruppo Cinofilo Debù


 

In conclusione

probabilmente oggi non riusciremmo più a trovare un cane che si comporti come un vero lupo adulto, ma potremo riscontrare in razze canine diverse, diversi stadi comportamentali del cucciolo di lupo e la relativa struttura sociale, non più rivolta al branco, ma deviata sulla convivenza con l’uomo.

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