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“Dove c’è qualcuno infelice, Dio manda un cane”: Dogman il film di Luc Besson da non perdere

Tra cinefili e cinofili, c’è una parola che ci accomuna: “amore”. E quando quest’amore per il cinema incontra la passione per i cani, nasce un’opera cinematografica come “Dogman”.

Luc Besson, il regista francese noto per le sue pennellate di adrenalina cinetica, ci porta in un mondo dove la linea tra uomo e cane si assottiglia, sfumando in un mix di emozioni che solletica cuore e mente.

Dog e God.

E se potessimo considerare questa combinazione di parole come un palindromo?

Con questo assunto, si apre la trama di Dogman, un film presentato con grande attesa al Festival di Venezia e che arriverà nelle sale il 28 settembre.

L’epigrafe: “Dove c’è qualcuno infelice, Dio manda un cane”, fa subito intuire il tema centrale del film.

Evitando spoiler, la storia ci introduce a Douglas, un giovane cresciuto in un ambiente familiare segnato dalla violenza.

Dopo un confronto con suo padre, Douglas si ritrova rinchiuso in una gabbia, a condividere il destino degli animali che tanto ama.

La sua vita cambia radicalmente quando un gesto del padre lo costringe a ricorrere all’aiuto dei suoi amati cani per farsi liberare.

Da qui, il film si snoda tra flashback e momenti presenti, rivelando il percorso tumultuoso di Douglas, le sue sfide e il suo legame indissolubile con i cani.

Sebbene Dogman sembri a tratti un horror, o magari una favola nera, è in realtà una profonda riflessione sull’identità, la sofferenza e il potere salvifico dell’amore e dell’arte.

La performance di Caleb Landry Jones è degna di nota, incarnando con maestria un personaggio tanto complesso quanto affascinante.

Circa cento cani impiegati per il film di Luc Besson

Dogman: un omaggio cinematrografico all’amicizia uomo-cane

Luc Besson non ha lesinato dettagli, coinvolgendo persino un centinaio di cani durante le riprese. Ma tra le molte stelle cinofilo-cinematografiche, alcune si sono distinte, come il Dobermann protagonista del finale, una “celebrity a quattro zampe” di origine francese.

La fonte d’ispirazione per Dogman proviene da una storia vera, quella di un bambino rinchiuso in una gabbia dalla propria famiglia.

Questa crudele realtà ha spinto Besson a esplorare la psicologia di una persona che ha vissuto un’esperienza così traumatizzante, e come l’amore può funzionare come antidoto alla sofferenza.

Dogman, dunque, non è solo un film d’azione o un dramma psicologico, ma una riflessione sulla resilienza dell’animo umano e sulla capacità di amare, nonostante le avversità.

E come osserva saggiamente il protagonista, i cani hanno un unico difetto: “Si fidano degli umani”.

Non facciamoci confondere dal nome: questo “Dogman” non ha nulla a che fare con l’omonimo film di Matteo Garrone del 2018.

Tuttavia, entrambi condividono una profonda sensibilità per il legame tra esseri umani e cani, un amore che, come ci dimostra Besson, può trascendere ogni ostacolo.

Quindi, cari cinefili e cinofili, segnatevi la data: il 28 settembre, preparatevi a essere emozionati, commossi e, forse, a riflettere un po’ di più sull’importanza dei nostri amici a quattro zampe nella nostra vita.

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