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Vorreste un tartufo sporco di sangue?

Persone come me combattono quotidianamente per dimostrare che buoni risultati nella ricerca del tartufo non vengano ottenuti  tramite il maltrattamento del cane


Si tratta di un concetto ovvio, ormai, che non faccio alcuna fatica a dimostrare durante le mie lezioni. Semmai, infatti, è vero il contrario: un’attenzione per il benessere del cane si traduce automaticamente in risultati migliori.
Da diversi anni, altri professionisti ed io stiamo combattendo questa battaglia e la stragrande maggioranza dei tartufai moderni ha ormai capito questo semplice concetto: se mi prendo cura del cane, ottengo più tartufi.


Quindi apparentemente il tartufo si sta trasformando in un prodotto Cruelty Free.


Esistono, però, giornate come sabato 18 novembre 2023, a San Pietro Avellana, in Molise, dove sembra essere ripiombati negli anni ‘50, quando la considerazione per gli animali era ben diversa da quella attuale.

Nel corso della giornata, 38 cani da tartufi sono morti avvelenati e la cosa ancor più ridicola è che meno di un terzo dei proprietari ha potuto esporre denuncia, perché i restanti due terzi erano sprovvisti di tesserino per la ricerca al tartufo, di cane con microchip o entrambi.


È evidente che i controlli siano insufficienti e dunque chi ha avvelenato questi cani ha potuto agire indisturbato.


Per chi non è del mestiere, tra tartufai è risaputo che trovare una crocchetta nel bosco equivale praticamente a vincere una lavanda gastrica preventiva per il proprio cane poiché la paura del boccone avvelenato è sempre dietro l’angolo e ancora fortemente sentita.


Ci sono, però, molti modi subdoli e vigliacchi per lanciare messaggi al fine di allontanare la concorrenza, tutti meno barbari e bastardi dell’avvelenare un cane. Jessie ed io la scorsa settimana abbiamo trovato un pezzo di pane secco in tartufaia; sono convinto che questo rappresentasse un messaggio per noi, ma si tratta di un tipo di alimento che il conduttore può chiedere al cane di lasciare, verificare che non sia contaminato da sostanze pericolose e la vicenda si conclude con uno scherzo di cattivo gusto ed un messaggio arrivato a destinazione.


L’azione compiuta in Molise, invece, è stata chiaramente volta ad uccidere.


Non è strano che i tartufai locali abbiano deciso di non commentare?
Che nella giornata di sabato abbiano casualmente scelto di non andare a tartufi?
In quello che viene considerato tra i posti maggiormente produttivi per questo autunno 2023?
Un gesto di una dimensione tale è stato premeditato con l’intento di eliminare fisicamente la concorrenza, senza tener conto che tra le vittime ci sarebbero stati anche cani di famiglia morti davanti a mamme, papà e bambini, lì per tentare la fortuna provando a raccogliere un paio di tartufi, così come molti animali della fauna selvatica, provocando danni collaterali all’ecosistema.

I sentimenti di rabbia vissuti dai tartufai indignati da questa situazione spingono a proporre soluzioni catastrofiche, come abbattere alberi tartufigeni o dare fuoco a interi boschi.

Tutto ciò è preoccupante perché eventi come questo potrebbero generare vendette che negli anni ‘50 non si sarebbero potuti immaginare, poiché gli avvelenatori credono di aver tolto di mezzo 38 strumenti di lavoro, mentre le vittime sentono di aver perso 38 figli, colleghi, amici.
Come dice il detto “Non c’è più cattivo di un buono che diventa cattivo”.

Ora che siete al corrente dei fatti ripeto la domanda: vorreste un tartufo sporco di sangue?

Enrico Strona – Tartufaio

Dogsportal Redazione

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