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Balto, il destino di un eroe scritto nel suo DNA

Gli scienziati hanno analizzato i geni di questo cane leggendario utilizzando la banca dati del progetto Zoonomia. Scopriamo insieme le origini e le caratteristiche che lo hanno reso così speciale.

Ogni cane è speciale agli occhi del proprio compagno umano. Ci sono, però, animali straordinari che sono entrati nella storia, tanto che la loro vita è diventata leggenda.

Balto è uno di loro: come abbiamo già raccontato (La vera storia di Balto, Togo e gli altri eroi – dogsportal.it Blog cinofilo), nel 1925, insieme a Togo e ad altri cani da slitta, sfidò venti taglienti e neve alta, attraversando le fragili lastre di un fiume ghiacciato per portare il siero che avrebbe salvato la vita dei bambini (e non solo) di una città isolata dell’Alaska, Nome, colpita dalla difterite.

Quali sono le caratteristiche che hanno permesso questa impresa? In cosa consisteva l’eccezionalità di questi animali?

Un gruppo di scienziati ha cercato di leggerlo proprio nel DNA di Balto.

Cosa ha reso Balto un eroe?

È bastato un campione grande quanto una gomma di una matita per esplorare tra i geni di Balto, alla ricerca delle caratteristiche che probabilmente gli hanno permesso di portare a termine l’impresa.

Il tessuto è stato prelevato dal suo corpo tassidermizzato conservato nel Museo di Storia Naturale di Cleveland, come si conviene a un cane eroe.

Credit: Photo courtesy of Cleveland Public Library/Photograph Collection

Gli studiosi hanno quindi potuto confrontare il DNA prelevato con quello di altre specie di mammiferi e con più di 682 genomi di lupi, coyote e cani di razze diverse del XXI secolo. Questi includevano razze moderne di cani da slitta come i Siberian husky, popolazioni di cani da slitta della Groenlandia, più isolate fisicamente e geneticamente, e “cani di villaggio”, cani senza proprietario che vivono in Africa, Sud America e Asia e costituiscono l’80% dei cani del mondo.

Il progetto Zoonomia

A rendere possibile tutto ciò è stata la banca dati del progetto Zoonomia, che comprende gli oltre 600 genomi di cani e lupi di cui abbiamo accennato, più altri 240 appartenenti a diverse specie di mammiferi. Come vengono usate e a cosa servono tutte queste informazioni genetiche e cosa si ricava dal confronto delle sequenze di DNA dei singoli individui?

Come riportato sul sito ufficiale del progetto (Zoonomia (zoonomiaproject.org)), negli esseri viventi il DNA deve essere copiato prima di essere trasmesso da genitore a figlio. La copia è imperfetta, quindi nel tempo, copia dopo copia, ci saranno modifiche. I cambiamenti che non causano problemi tendono ad accumularsi e quindi la sequenza del DNA si allontanerà lentamente dalla sua forma iniziale.

Trovare segmenti di DNA invariati tra le specie è, quindi, un’ottima strategia per scovare quelle regioni del genoma che sono così importanti per tutti gli animali da non poter essere cambiate. Sequenziando e confrontando i genomi di centinaia di diversi mammiferi, i ricercatori di Zoonomia stanno identificando i segmenti immutati in tutte le specie, così come i segmenti che variano solo in alcune, scoprendo, quindi, sia i tratti essenziali per tutti gli animali, sia i cambiamenti che sono alla base delle caratteristiche uniche delle singole specie.

Questo potente strumento ha permesso di ricavare informazioni sulla genetica e sull’aspetto di Balto proprio mediante il confronto con i genomi a disposizione.

Non esistono più i cani di una volta

L’analisi ha rivelato che nei geni di Balto si possono individuare varianti genetiche che ci si aspetterebbe di trovare in un cane adattato all’ambiente artico e al lavoro che doveva svolgere.

Sono caratteristiche legate al peso, alla coordinazione, alla formazione delle articolazioni e allo spessore della pelle, che rendevano Balto completamente idoneo a quel particolare stile di vita.

Lo studio ha permesso anche di fare luce sulle sue origini: egli apparteneva a una popolazione di cani da slitta piccoli e veloci importati dalla Siberia, che sarebbero diventati noti in tutto il mondo come Siberian husky.

Credit: Kathleen Morrill

In realtà, la moderna razza Siberian husky è molto diversa da Balto, ma anche dai moderni cani da slitta.

Nei geni di Balto confluivano caratteri non solo dei Siberian husky e dei cani da slitta dell’Alaska, ma anche di altre razze canine ad oggi viventi, tra cui gli Alaskan malamute, i Samoiedo, i cani da slitta della Groenlandia, e addirittura i cani dei villaggi vietnamiti e i Mastini tibetani.

Katherine L. Moon, prima autrice della ricerca su Balto, pubblicata su Science (Comparative genomics of Balto, a famous historic dog, captures lost diversity of 1920s sled dogs | Science ), ha commentato: “È davvero interessante vedere l’evoluzione di cani come Balto, anche solo negli ultimi 100 anni. La popolazione a cui apparteneva era diversa dai moderni husky siberiani, che da allora sono stati allevati per uno standard fisico, ma anche dai moderni cani da slitta dell’Alaska”. 

A partire dal DNA del nostro cane eroe, gli scienziati sono stati persino in grado di ricostruire il suo aspetto fisico, compresa la statura (55 centimetri al garrese) e il colore del mantello, scuro con macchie bianche sul petto e sulle zampe.

Cosa ci insegna il genoma di Balto?

C’è un messaggio importante nascosto tra i geni di Balto. Lui e i suoi “colleghi” erano frutto di incroci di razze diverse e, per questo motivo, possedevano più varianti genetiche favorevoli e meno mutazioni potenzialmente dannose rispetto alle razze canine moderne.

In una news dedicata allo studio, sempre pubblicata su Science (Hidden details of world’s most famous sled dog revealed in massive genomics project | Science | AAAS), il paleogenetista dell’Università di Copenaghen, Mikkel Sinding, ha dichiarato che “Trasformare i cani in razze è stato un processo con conseguenze negative che solo ora stiamo iniziando a capire”.

Credit: Cleveland Museum of Natural History

I dati raccolti potrebbero proprio servire a sviluppare test genetici per la displasia dell’anca e altri problemi legati allo scheletro, comuni in alcune specifiche razze, e potrebbero fornire una guida per gli allevatori, affinché introducano geni utili negli incroci.

Probabilmente il concetto di standard di razza non sempre è totalmente compatibile con la salute del cane.

Statura piccola, una buona muscolatura, delle ottime articolazioni e una pelle resistente, forse avrebbero fatto storcere il naso a qualche purista, ma furono questi adattamenti a fare entrare Balto nella leggenda.

E poi non possiamo scordarci che c’è altro in questa storia che il DNA non può raccontare: il cuore e il coraggio di un compagno a quattro zampe.

Alessia Colaianni

Dottoressa di ricerca in Geomorfologia e Dinamica ambientale, sono poi approdata sulle rive della comunicazione e divulgazione scientifica. Sono diventata giornalista e, un articolo dopo l’altro, mi sono ritrovata a raccontare le storie di animali umani e non umani e dell’ambiente in cui vivono. Sul mio cammino ho incontrato lo sguardo di molti cani e questo mi ha convinta a suonare ai cancelli di Dogsportal per poter curiosare nella loro storia e nel loro comportamento insieme a voi.

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