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La vera storia di Balto, Togo e gli altri eroi

La storia di Balto è nota a molti grazie al bel film di animazione omonimo del 1996.

Forse, però, non tutti sanno che gli eroi della serum run, la corsa per recuperare il siero contro la difterite e salvare così i bambini indigeni della cittadina di Nome, in Alaska, furono molti di più.

Incluso Balto, infatti, furono ben cento i cani impegnati in questa impresa epica e molti dei capomuta erano Siberian Husky appartenenti a Leonhard Seppala, un norvegese emigrato in Alaska negli anni Venti, considerato un pioniere e un maestro nel mondo del traino su neve. Di Andrea Comini

Togo frantuma ogni record!

Ciascuna delle mute di cani percorse distanze incredibili, per un totale di oltre 1.000 km, in soli cinque giorni e mezzo contro i 25 normalmente necessari per un tale tragitto, in mezzo a bufere di neve, su fiumi gelati, con temperature fino a 60° C sottozero che costarono la vita ad almeno due cani (e il loro posto nella muta a trainare la slitta fu preso dal conduttore, Charlie Evans!).

Togo, l’Husky più stimato da Seppala, guidò la muta del musher norvegese per l’incredibile distanza di 540 km nella neve alta fino alle ginocchia, quasi come da Milano a Roma!

Balto compie il miracolo

Nella foto, Gunnar Kaasen e Balto, i due più famosi eroi della “Serun run” del 1925 in Alaska

Nella foto, Gunnar Kaasen e Balto, i due più famosi eroi della “Serun run” del 1925 in Alaska

L’ultimo tratto, cruciale per il salvataggio dei bambini, fu affidato alla seconda muta di Seppala, guidata da Gunnar Kaasen e con Balto come leader.

Ma investito da una bufera di neve con vento a gelido a 80 km orari, Kaasen non vedeva nulla e si perse sulla superficie gelata del fiume Topkok.

La morte e il fallimento erano assai vicini… ma Balto, un Husky non “da standard” ma evidentemente cane eccezionale, riuscì miracolosamente a ritrovare la pista in quell’inferno bianco e il siero giunse incredibilmente a destinazione, salvando i bambini di Nome da una terribile fine.

Quando Gunnar Kaasen, esausto e semicongelato come i suoi cani, entrò nel saloon di Nome alle 5,30 del mattino del 2 febbraio 1925 per annunciare il suo arrivo, prima di crollare svenuto disse queste parole, a proposito di Balto: «Mio Dio… che cane!».

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Andrea Comini

Educatore e istruttore cinofilo fisc da oltre vent'anni, consulente sui problemi comportamentali, si è formato con Carlo Marzoli, Inki Sjosten, David Appleby, Roger Abrantes, Joel Dehasse. Studioso di etologia del cane e del lupo, docente in diversi corsi di formazione per educatori. Giornalista professionista.

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