Scopri l'importanza del cane nell'evoluzione umana e la sua cruciale influenza nella nascita della civiltà. Leggi come i cani hanno contribuito alla nostra ascesa come specie e al nostro successo nel corso della storia.
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Il cane e la nostra evoluzione: senza il suo aiuto, saremmo ancora all’Età della Pietra

“Dio creò l’uomo, poi vide che era troppo debole e allora creò il cane”.

Dietro questa frase attribuita al naturalista francese Alphonse Toussenel si celano molte verità.

Ma prima ancora, a monte della reale comprensione di quanto ciò sia indiscutibile e sostituendo Dio con l’Evoluzione, ci sono cose da sapere per capire “chi” sia veramente il nostro amico con la coda che, magari, in questo momento pisola serenamente accanto a noi sul divano.

E già, perché quella simpatica creatura pelosa e scodinzolante, dolce e vivace, capace di entrarci nel cuore come nessun’altra, è un evento unico e irripetibile nella storia del nostro Pianeta.

Ed è anche il più sensazionale colpo di fortuna che sia mai capitato alla nostra specie.

Per dirla ancora più chiaramente: il cane è il principale artefice del nostro successo evolutivo!

Vediamo perché.

Dall’età della pietra alla civiltà: il ruolo cruciale del cane nell’evoluzione umana

Tanto tempo fa…

Nel 2012 a Předmostí, in Repubblica Ceca, sono stati rinvenuti scheletri di canidi (nella foto, un teschio) risalenti a 27mila anni fa: in particolare tre di questi, secondo gli studiosi, appartenevano a cani veri e propri ed erano caratterizzati da ossa e musi più corti e dal palato più ampio rispetto a quello dei lupi, che sono i progenitori di tutti i cani.

Gli scheletri di cani ritrovati nella Grotta di Razboinichya, nei Monti Altaj in Siberia, in particolare resti di mandibole e denti perfettamente conservati, datano a 29mila anni fa.

Ancora più antichi, 32mila anni, sono gli scheletri di cane trovati nella Grotta di Goyet, in Belgio.

Tutte queste scoperte dimostrano, quindi, che la domesticazione cominciò molto presto, in pratica quando la nostra specie viveva solo di caccia e di raccolta, nella tarda Età della Pietra, e che i primi cani domestici affiancarono l’uomo moderno già negli anni della sua “sovrapposizione” all’uomo di Neanderthal.

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Ecco, a proposito dei Neanderthal: come mai questo nostro “parente” piuttosto stretto ha dovuto cedere il passo alla nostra specie, pur essendo molto più forte di noi e ben più resistente ai climi gelidi dell’Europa preistorica?

Due scienziati pensano di aver trovato la risposta. Ed è molto interessante…

Grazie ai cani: come l’amicizia con i nostri fedeli compagni ha plasmato la storia dell’umanità

Un alleato decisivo

Paul Mellars e Jennifer French, dell’Università di Cambridge, hanno studiato a lungo i tanti reperti archeologici che, in Dordogna (Francia), “raccontano” del nostro progressivo prevalere sui Neanderthal nel corso dei millenni.

Migliori capacità tecnologiche, cioè utensili più efficaci, natalità molto più elevata e gruppi sociali più ampi e coesi sono le motivazioni, connesse le une alle altre, della nostra “vittoria” come specie in epoca preistorica.

Ma tutto questo non sarebbe probabilmente bastato a prevalere sui Neanderthal, che dominavano l’antica Europa da migliaia di anni prima dell’Homo sapiens, cioè noi.

L’Homo sapiens aveva il cane, il Neanderthal no

Nel corso della nostra evoluzione, il cane è stato un alleato cruciale per l'Homo sapiens, contribuendo al nostro successo come specie. Dall'età della pietra, la presenza del cane accanto all'uomo ha garantito un vantaggio significativo nella caccia, consentendo un'alimentazione più abbondante e una maggiore possibilità di sviluppo tecnologico. La domesticazione di animali selvatici e l'avvento della pastorizia, resi possibili grazie all'abilità dei cani nella caccia e nella conduzione delle greggi, hanno portato all'ascesa dell'agricoltura e della civiltà umana. Il ruolo del cane nella nostra storia evidenzia l'importanza di questa creatura unica e irripetibile nella conquista del nostro Pianeta.
image of ancient people and animals on the cave wall. history of antiquities.

La differenza, secondo i due studiosi, la fece proprio quella creatura che, ora, ronfa placidamente sul nostro divano.

Infatti, l’Homo sapiens aveva il cane, il Neanderthal no.

E con il cane accanto, i nostri antenati avevano un successo molto superiore nella caccia, quindi mangiavano di più e meglio e avevano più tempo per inventare nuovi attrezzi e nuove armi; poi, grazie ai sensi del cane e al suo istinto di protezione del territorio, potevano cogliere con ampio anticipo l’arrivo dei nemici, di giorno e soprattutto di notte, e potevano persino contare sul suo notevole supporto negli scontri fisici, poiché il nostro amico, discendente del lupo e all’epoca ancora praticamente uguale al suo progenitore, combatte istintivamente e con coraggio per il suo branco: noi.

Tutti vantaggi di enorme importanza per prevalere su specie rivali, affini ma non affiancate da un alleato tanto efficiente.

La prova? Noi siamo qui, i Neanderthal si sono estinti.

Cacciare meglio, mangiare di più

I cani sono cacciatori micidiali.

E cacciare insieme ai cani ci consente di ottenere risultati decisamente migliori: il tempo necessario per catturare una preda cala del 40 per cento e l’intervallo tra una cattura e la successiva scende addirittura del 57 per cento.

Grazie al fiuto infallibile del cane e alla sua vista “monoculare” particolarmente adatta a inquadrare oggetti lontani e in movimento, anche il tempo necessario per individuare una preda viene notevolmente ridotto.

La scienza ha indagato su questo aspetto anche di recente.

Vesa Ruusila e Mauri Pesonen, del Finnish Game and Fisheries Research Institute di Helsinki, si sono concentrati sulla caccia all’alce in Finlandia, nella quale si impiegano razze come il Norsk Elghund Grigio o lo Spitz Finnico, e hanno scoperto che senza l’aiuto del cane il peso delle prede uccise in una giornata di caccia scende addirittura del 56 per cento!

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E questo in un’epoca in cui si usano armi capaci di colpire con precisione da grande distanza, i fucili, e mezzi di trasporto rapidi per muoversi sul terreno di caccia.

Possiamo ben immaginare quanto la differenza fosse più marcata tra avere o non avere il cane, ai fini del successo a caccia, quando le armi a disposizione erano di contatto diretto (lance e clave) e il mezzo di trasporto erano… le nostre gambe!

I nostri antichi antenati, con il cane accanto, avevano modo di cacciare molto di più e di quindi di mangiare di più, con minore fatica. Questo significa vivere meglio e più a lungo, e permette di nutrire meglio la prole, facendola crescere più forte e più sana.

In sostanza, la specie si rafforza notevolmente a scapito di altre concorrenti (sempre i poveri Neanderthal) che non possono cacciare con la stessa efficienza perché non hanno stretto un’alleanza con il cane.

Muflone. Credito: Aldrin Rachman Pradana – Unsplash

All’inseguimento del muflone

Degli immensi vantaggi derivanti dall’avere il cane accanto nella caccia abbiamo parlato.

Ma in realtà il meglio, per la nostra specie, doveva ancora arrivare.

Infatti, per liberarsi dalla necessità frequente di cacciare, con tutti i rischi del caso in un mondo pieno di grossi predatori, l’uomo ha avuto un’idea geniale: allevare gli animali per avere sempre a disposizione cibo, non solo carne ma soprattutto latte e formaggi: i più antichi ritrovati finora sono di circa 8.000 anni fa e la pastorizia ha circa 10-11mila anni.

Ma capre, pecore e mucche così come le conosciamo non esistevano nell’Età della Pietra.

Le specie da allevamento, infatti, sono il frutto della selezione e della parziale domesticazione di animali selvatici: la capra selvatica dell’Anatolia ci ha dato le capre odierne, il muflone è il “nonno” delle pecore e l’uro, un grosso e assai scorbutico bestione, è il “padre” dei  bovini da carne e da latte di oggi.

Ma come abbiamo fatto a trasformare queste creature selvagge negli animali docili delle fattorie?

Inseguire una capra selvatica o un muflone, o peggio ancora un possente bovino selvaggio e letale come l’uro, e indirizzarli dentro un recinto per iniziare ad allevarli è impresa molto difficile e pericolosa, per noi bipedi: siamo troppo lenti e troppo fragili.

Ma isolare un capo e spingerlo lontano dalla mandria, indirizzandolo esattamente dove noi vogliamo, dentro un recinto, è il lavoro ideale per un branco di predatori veloci, decisi e in grado di spaventare questi animali.

Quali? I cani, ovviamente.

Sono lupi ma con l’inibizione della sequenza finale della caccia, quindi non portano l’assalto letale alla preda che giunge così intatta nelle nostre mani.

E in questo modo inizia un nuovo capitolo per l’Homo sapiens, un capitolo assai fecondo.

Ma senza il cane, probabilmente staremmo ancora tentando di agguantare un muflone!

Il cane: il nostro alleato evolutivo e artefice della civiltà umana

Nasce la civiltà, grazie ai cani da pastore

Via via che la domesticazione del bestiame progrediva, anche le abilità specifiche dei cani venivano affinate.

La difesa e le conduzione delle greggi è una delle cose che i cani fanno da millenni e con enorme abilità.

Non a caso, queste due tipologie di cani, difensori e conduttori, sono antichissime: hanno 10mila anni circa, come la pastorizia.

Senza i cani specializzati nella difesa, predatori e ladri di bestiame avrebbero avuto vita facile; senza i cani conduttori, lo spostamento di greggi e mandrie, soprattutto nella transumanza dai pascoli in quota a quelli a valle e viceversa, sarebbe stato molto complicato e tantissimi capi sarebbero andati persi.

E forse, la pastorizia non sarebbe divenuta la principale fonte di sostentamento per milioni di persone in Asia e in Europa per secoli e secoli.

Senza la pastorizia, probabilmente non avremmo sviluppato la tecnologia e l’agricoltura.

Pensiamoci: avere greggi e mandrie significa avere sempre a disposizione il cibo, cioè latte, formaggio e carne (ma integrando questa quota con la caccia, per salvaguardare il bestiame) e anche capi di vestiario caldi e robusti.

Rispetto alla vita dei cacciatori-raccoglitori dell’Età delle Pietra, quasi sempre impegnati a procurarsi cibo, i nostri antenati pastori iniziano ad avere molto più tempo libero per pensare e inventare nuove soluzioni ai problemi quotidiani.

È così che abbiamo avuto modo di creare le prime tecnologie e poi di sperimentare le prime forme di agricoltura che portarono alla creazione di insediamenti stabili.

È la nascita della civiltà.

Portrait of a young girl with a dog hugging in the park. German shepherd with a woman.
Nasce la civiltà, grazie ai cani da pastore

Chi è il cane, dunque?

Questo riassunto, molto sommario, del ruolo del cane nella storia della nostra specie dovrebbe essere sufficiente, spero, a farci capire chi sia davvero questo nostro amico e alleato: una creatura unica e irripetibile, figlia del lupo, che ci ha permesso di uscire dalle caverne, di prevalere su tutte le altre specie a noi simili e di conquistare la Terra. Purtroppo, il cane non poteva sapere che spesso non avremmo fatto buon uso della nostra supremazia sul Pianeta.

Ma questa è tutta un’altra storia.


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Andrea Comini

Educatore e istruttore cinofilo fisc da oltre vent'anni, consulente sui problemi comportamentali, si è formato con Carlo Marzoli, Inki Sjosten, David Appleby, Roger Abrantes, Joel Dehasse. Studioso di etologia del cane e del lupo, docente in diversi corsi di formazione per educatori. Giornalista professionista.

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