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Da feroce predatore a migliore amico dell’uomo: il progetto FIDO indaga sulla storia della domesticazione del cane in Italia

La nostra relazione con i cani è molto più profonda di quanto potremmo immaginare. Non ci unisce solo il legame che oggi abbiamo instaurato con il nostro compagno animale: è una connessione nata probabilmente più di 30.000 anni, una convivenza che è stata capace di trasformare noi e loro in un binomio indissolubile.

Come, dove e per quale motivo uomini e lupi si sono incontrati ed è iniziata la domesticazione, la selezione artificiale che ha portato ai cani moderni?

La scienza sta ancora cercando risposte chiare a queste domande e un progetto di ricerca dell’Università di Bologna è forse sul punto di svelare il ruolo del territorio italiano nel processo che ha trasformato un feroce predatore nel nostro migliore amico.

Il Progetto FIDO: un viaggio nel DNA dei lupi antichi per capire l’origine dei nostri cani

La parola FIDO (FIDO (Following Dog Domestication Origin and dynamics from Late Pleistocene in Italy) — Beni Culturali – DBC (unibo.it)), che subito ci riporta al mondo canino, è in questo caso l’acronimo di Following Dog Domestication Origin and dynamics from Late Pleistocene in ItalyOrigine e dinamica della domesticazione del cane dal Pleistocene superiore in Italia.


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Il progetto è stato finanziato dalla National Geographic Society ed è guidato da Elisabetta Cilli, professoressa al Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna.

Elisabetta Cilli, professoressa al Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna.


Come è nata questa ricerca?

Tutto è cominciato nel 2019, quando nel sito di Cala a Filo, nei pressi di Bologna, sono stati ritrovati dei resti di lupi risalenti a 25.000 anni fa e ne è stato analizzato il DNA: «In due di questi reperti il DNA mitocondriale, quello che si eredita per via materna, si è mostrato praticamente un DNA canino, uguale a quello di più di 100 cani moderni. — spiega Cilli — Un indizio che fa sospettare che ci sia stato un decisivo apporto della popolazione italiana lupina antica nel processo di domesticazione del cane.

Questo ci ha spinti a voler approfondire i risultati ottenuti, aumentando il numero di fossili antichi esaminati geneticamente.

I dati che otterremo potrebbero chiarire l’eventuale contributo del territorio italiano in una dinamica che ha sicuramente cambiato la vita dell’uomo, da quando era cacciatore-raccoglitore fino ai giorni nostri, e ci ha resi quello che siamo».

Cosa sappiamo della domesticazione del cane?

Un recente studio (Grey wolf genomic history reveals a dual ancestry of dogs | Nature) pubblicato su Nature ha ipotizzato due eventi di domesticazione, uno in Asia e un altro in Europa. Purtroppo, però, mancano ricerche che abbiano analizzato in modo sistematico fossili provenienti dall’Europa meridionale — e quindi anche dall’Italia — dove sembrano esserci delle tracce di domesticazione molto antiche. È qui che si inserisce il progetto FIDO, con l’analisi di altri DNA antichi ricavati dai resti di animali dello scavo archeologico di Cava a Filo. I risultati potrebbero colmare l’attuale lacuna di questo intricato puzzle che è il processo che ha portato alla nascita di Canis lupus familiaris, il cane che tutti noi conosciamo.


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Perché i reperti archeologici di Cala a Filo potrebbero essere rivelatori per la storia della domesticazione del cane?

Elisabetta Cilli chiarisce: «Sulle ossa di altri animali disseppelliti nello scavo abbiamo ritrovato delle tracce di scarnificazione, segni caratteristici che l’uomo produceva raschiando le carcasse con oggetti in pietra, che — insieme a delle punte di selce — ne segnalano appunto la presenza.

Lupi e uomini, quindi, condividevano la stessa area, ma non sappiamo come interagissero. Cava a Filo era sicuramente un luogo di caccia e probabilmente qualche interazione tra lupo e uomo ci sarà stata».


L’intervallo temporale a cui ci riferiamo è stato caratterizzato dall’Ultimo Massimo Glaciale, quando circa 20.000 anni fa si registrò la massima espansione dei ghiacci dell’ultima glaciazione. Durante questo periodo, l’Europa meridionale ha ospitato diverse aree rifugio per gli uomini e per molte specie animali. Si può quindi ipotizzare che in Italia, come anche in Spagna e nei Balcani, ci fosse una maggiore possibilità d’interazione tra popolazioni umane paleolitiche e lupi.

Per conoscere il ruolo dell’Italia nella storia che ha unito uomini e cani ci vorrà ancora del tempo

Quando potremo conoscere i risultati del Progetto FIDO?

La professoressa Cilli ammette che saranno necessari ancora alcuni mesi: «Abbiamo in analisi più di 60 campioni antichi, che vanno da 40.000 a 2.000 anni fa e coprono un arco temporale molto ampio». I reperti esaminati, sia di cani che di lupi, non appartengono solo allo scavo bolognese ma anche a musei, proprio per avere quanti più dati possibili. Saranno utili per ricostruire il percorso che abbiamo intrapreso decine di migliaia di anni fa insieme a un lupo, probabilmente particolarmente docile e confidente, per poi trovarci a condividere oggi il nostro cammino con oltre 300 razze di cani riconosciute.

Un legame atavico che continua a plasmare i nostri compagni, noi uomini e il modo di entrambi di affrontare il mondo che ci circonda.

Alessia Colaianni

Dottoressa di ricerca in Geomorfologia e Dinamica ambientale, sono poi approdata sulle rive della comunicazione e divulgazione scientifica. Sono diventata giornalista e, un articolo dopo l’altro, mi sono ritrovata a raccontare le storie di animali umani e non umani e dell’ambiente in cui vivono. Sul mio cammino ho incontrato lo sguardo di molti cani e questo mi ha convinta a suonare ai cancelli di Dogsportal per poter curiosare nella loro storia e nel loro comportamento insieme a voi.

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