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Sport cinofili

Importanza del linguaggio durante la traccia

Durante la preparazione alla traccia con partenza da input, come abbiamo detto in un articolo precedente, dovremmo fare in modo di costruire un rituale sempre uguale per permettere al cane di capire quello che sarà il lavoro che andremo a proporgli (a Yago, ad esempio, dico che andremo a “cercare lo zio Antonio” ancor prima di scendere dalla macchina, gli proporrò un giro attorno all’input al fine di registrare i vari odori presenti nella zona ed eventualmente quello che andremo a seguire, lo metterò tra le gambe e procedo con la vestizione e la presentazione dell’input prima di dargli il “cerca” che lo libererà e gli permetterà di voler raggiungere il suo premio seguendo il trail).

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Poco si parla però dell’importanza del linguaggio durante la traccia.

In alcuni casi mi è capitato di sentire conduttori parlare continuamente al proprio cane, con l’intenzione di spronarlo a fare quanto richiesto. Atteggiamento comprensibile, dal momento che alle volte si prende la cosa un po’ troppo sul serio e si desidera arrivare quanto prima al tanto osannato successo (considerando esclusivamente l’ottica del conduttore).

Questo porta a far sì che il cane percepisca una sorta di litania, un brusio che nulla ha che fare con le intenzioni di chi lo segue. Si ha così l’effetto contrario a quello desiderato. Dopo un po’, il nostro amico non percepirà più quello che gli stiamo dicendo e farà ciò che meglio crede, invalidando qualsiasi esortazione da parte nostra nei casi in cui le cose non staranno andando per il meglio.

Da proprietario di un cane maschio, peraltro “intero”, so bene cosa voglia dire combattere con la miriade di odori che contaminano una traccia ma penso che non sia questo il modo esatto di fare.

Se il cane perde il trail è perché non è abbastanza motivato su quel che sta facendo. E’ inutile continuare in quello che ben presto diventerà un vero e proprio monologo… torniamo un po’ indietro sulla preparazione delle basi e il gioco sarà fatto. Inoltre il nostro intervento potrà così essere decisivo nel momento in cui ce ne sarà veramente bisogno.

Quando, direte voi a questo punto?

E’ presto detto: nel mio caso specifico, ma penso che anche alcuni di voi ci si possano riconoscere, Yago ha molta voglia, il gioco è il suo preferito. Quindi uscirà dalla macchina carico di energie e di aspettative (stiamo anzi lavorando per renderlo addirittura un pochino più tranquillo per evitare il  rischio di non ragionare a dovere), farà quanto descritto qualche riga fa e poi, al mio comando, partirà alla caccia del figurante. Mano a mano che impariamo a conoscerci, comincio a capire in maniera piuttosto precisa quando sta lavorando e quando invece non lo sta facendo. Fino a qui, io mi sarò premurato di non parlargli, dandogli la responsabilità delle scelte sul trail. Nel momento della difficoltà (un odore che lo attrae, la presenza di un animale che ha imparato a rincorrere vivendo con due huskies) io andrò ad intervenire, con un suono o una parole e facendo girare la lunghina fino a toccarlo su una coscia o sul fianco (non per punirlo ma facendolo “rinsavire” così come può capitare a noi quando ci incantiamo davanti a qualcosa o qualcuno e ci toccano una spalla per riportarci a ciò che stavamo facendo).

Questo aspetto è molto importante: anche qui non andremo ad applicare una punizione che potrebbe demotivare il cane ma lo riportiamo a ragionare su quanto stiamo facendo insieme, se necessario ripeteremo il comando di partenza (mi raccomando a non dare quello che usate per fare annusare l’input) e confermeremo eventualmente (io lo faccio praticamente sempre) con una parola di approvazione e magari permettendogli qualche passo un po’ più spedito, anche questo come a confermare che siamo sulla strada giusta.

Dobbiamo sempre considerare (e qui mi ricollego all’articolo del collega Graziano Gentileschi pubblicato qualche giorno fa qui su Dogsportal) che siamo legati” a doppia mandata” a un individuo che come noi ha delle debolezze ed è compito nostro fargliele superare ,così come lo è il rendere ancora più determinanti le sue qualità.

Contrariamente a quanto accade in altra discipline o a quanto possa succedere in passeggiata, sarà lui a dirci dove andare e per farlo dovrà essere nelle sue piene facoltà.

A noi spetterà motivarlo affinché non perda il focus sul trail e aiutarlo nei momenti di difficolta a riprenderlo e scegliere di seguirlo ancora. Questo è ciò che mi ha fatto innamorare di questo gioco, mi piace vedere un cane esprimersi pienamente e vedere come la lunghina possa renderlo una cosa sola con il conduttore. 

E’ una cosa essenziale, senza grandi fronzoli. E soprattutto, senza bisogno di tante parole.

Cristiano Pregno

Addestratore Enci - Gruppo Cinofilo Debù

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