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Napoleone e i cani: un rapporto particolare per tutta la sua vita.

Napoleone e i cani: un rapporto particolare

Figura storica che, bene o male, ha cambiato la storia del mondo cambiando i destini dell’Europa ottocentesca, Napoleone Buonaparte non si può definire un cinofilo. Tuttavia, i cani nella sua vita hanno avuto diversi ruoli.

I morsi di Fortune

Alla fine dei suoi giorni, nel triste esilio su quello scoglio vulcanico sperduto nell’Atlantico Meridionale chiamato Isola di Sant’Elena, l’ex Imperatore aveva accanto un cane bianco e nero di incerta genìa, dalle orecchie tagliate alla radice e di nome Sambo, con il quale usciva spesso a passeggio.

Ma prima di allora, non è che Napoleone avesse avuto tanta passione per i cani, soprattutto per colpa di un Carlino geloso

Infatti, il primo cane legato in qualche modo a Napoleone di cui si ha notizia era, in realtà, quello della sua prima moglie, la bellissima Giuseppina.

Si trattava di un Carlino, una femmina chiamata Fortune che Giuseppina adorava e viziava tremendamente, obbligando il consorte a condividere il letto con lei o a dormire in un’altra stanza!

Estremamente geloso della sua padrona, ovviamente, Fortune non apprezzava affatto che il marito si comportasse da tale e ogni volta che Napoleone tentava di dedicarsi al sesso con sua moglie… il “feroce” Carlino lo minacciava e pare che l’abbia morsicato per bene a una gamba proprio durante la prima notte di nozze.

Carlini e amanti

Il povero generale se ne lamentava con gli amici più intimi ma Giuseppina era irremovibile: Fortune doveva dormire sul letto.

Finché, un giorno, la prepotente cagnolina decise di sfidare il molosso del cuoco di corte e, logicamente, non ne uscì viva.

Il sollievo di Napoleone durò poco, tuttavia, perché qualcuno provvide a regalare alla moglie un altro Carlino.

Questo “qualcuno” era Hippolyte Charles, un tenente della guarnigione reale nonché uno degli amanti di Giuseppina, che si dice ne avesse parecchi. E anche questo fatto, quando Napoleone lo scoprì per poi divorziare pochi anni dopo, non deve aver contribuito a fargli amare i cani in modo particolare…

L’eroico Barbone Moustache

Un’altra creatura canina legata all’epopea di Napoleone, questa volta come figura positiva, è Moustache.

Si trattava di un Barbone nero grande mole nato in Normandia nel 1799.

Il cane divenne la mascotte di un reggimento di granatieri francesi, prendendo parte alla vittoriosa battaglia di Marengo, combattuta nel giugno del 1800 tra le forze guidate da Napoleone e l’esercito austriaco.

Nel 1805 lo ritroviamo sul campo di battaglia di Austerlitz, dove si rese protagonista di un atto eroico: mentre un portabandiera francese veniva ferito a morte, Moustache riuscì a recuperare il vessillo napoleonico sottraendolo ai nemici.

Decorato da Napoleone stesso, Moustache cadde poi in Spagna nel 1811 durante la battaglia di Badajoz. Un altro famoso cane dell’armata napoleonica fu Morfino, che si perse durante la battaglia della Beresina, nell’attuale Bielorussia, ma seguendo le tracce dei francesi in ritirata per migliaia di chilometri riuscì a ricongiungersi con il “suo” esercito un anno dopo, a Milano.

Il cane del soldato morto

Sempre da un campo di battaglia, questa volta a Bassano, è lo stesso Napoleone a narrarci, nelle sue memorie, un episodio che lo colpì profondamente e che ha per protagonista proprio un cane. Lo riassumo: “… All’improvviso, un cane apparve da sotto il mantello di un soldato morto. Ci correva incontro e poi indietreggiava nuovamente fino al corpo del soldato, leccava il suo volto ormai insensibile e ululava disperatamente. Come se cercasse aiuto e vendetta insieme.  E ancora e ancora…”.

Per un uomo che aveva visto morire migliaia di soldati nel corso della sua vita, era strano impressionarsi per un fatto del genere.

Eppure, il comportamento del cane, quel messaggio di disperazione e rabbia impotenti, rimase inciso nella mente di Napoleone per tutto il resto della sua vita.

Salvato da un Terranova?

Un altro evento importante nella storia del grande condottiero corso è la sua fuga dall’Isola d’Elba, dove si era ritirato, apparentemente rassegnato, dopo la sconfitta nella battaglia di Lipsia.

Qui restò solo 10 mesi, ma tra le tante cose che fece trovò il modo di affrontare l’endemico problema del randagismo sull’Isola, e questo qualcosa vorrà pur dire. In quel periodo, entrò a far parte della sua vita un cane di nome Lauro. Il suo corpo imbalsamato è esposto al Musee de l’Armee a Parigi.

Ma il protagonista canino più eclatante di questa fase della vita di Napoleone è un altro.

Si dice infatti che mentre tentava la fuga in barca dall’Elba, per tornare in Francia e ricominciare la sua campagna di conquista dell’Europa, Napoleone sia caduto in mare e che stesse annegando.

A salvargli la vita intervenne, secondo la leggenda, addirittura un Terranova di proprietà di un pescatore elbano che lo usava per recuperare le reti, come da selezione originaria, tra l’altro!

Secondo altre fonti, il cane era di un misterioso inglese venuto a trovare il generale in esilio.

Se l’episodio sia vero o no non è dato sapere… ma ci piace credere che sia andata così.

Gli ultimi giorni con Sambo

Ed ecco infine che, sconfitto definitivamente a Waterloo dalle potenze europee coalizzate contro la Francia, il grande condottiero si ritrovò solo, esiliato a Sant’Elena, un luogo desolato dal quale è impossibile fuggire.

A fare compagnia all’uomo che aveva fatto tremare le monarchie di mezzo mondo c’era rimasto solo un cane bianco e nero, quel Sambo citato all’inizio. E pare che Napoleone Buonaparte lo amasse moltissimo.

Nella sconfitta e nella solitudine, dunque, persino un imperatore caduto in disgrazia ebbe modo di scoprire che ai cani non importa nulla della nostra grandezza terrena ma solo del nostro amore.

Andrea Comini

Educatore e istruttore cinofilo fisc da oltre vent'anni, consulente sui problemi comportamentali, si è formato con Carlo Marzoli, Inki Sjosten, David Appleby, Roger Abrantes, Joel Dehasse. Studioso di etologia del cane e del lupo, docente in diversi corsi di formazione per educatori. Giornalista professionista.

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