Educazione cinofila e relazione con il cane

Addestramento e comportamenti problematici del cane

Nel 2008 – è stato pubblicato sul “Journal of Veterinary Behavior” un interessante studio riguardante la correlazione tra metodi di addestramento e comportamenti problematici del cane.

Nei comportamenti problematici sono stati presi in analisi sia veri e propri disturbi comportamentali del cane, sia difficoltà relative alla sua gesitone

Addestramento e comportamenti problematici del cane

L’indagine è stata svolta dall’Università di Bristol su un campione piuttosto ristretto, circa 200 cani, ma i suoi risultati sono comparabili a ricerche più ampie svolte in precedenza, separatamente, su disturbi più specifici.

Ciò che rende interessante questo studio è la grande quantità di variabili esaminate: età del proprietario, componenti della famiglia, numero di cani in famiglia, esperienze del proprietario con cani in passato, età del cane, sesso, razza, età a cui il cane è arrivato in famiglia, provenienza del cane e metodologie di addestramento utilizzate.

I metodi di addestramento sono stati suddivisi in:

  • RINFORZO POSITIVO – il comportamento target aumenta conseguentemente alla somministrazione di qualcosa di piacevole
  • RINFORZO NEGATIVO – nello studio vengono inseriti sotto “rinforzo negativo” sia la cessazione di uno stimolo spiacevole, sia la negazione di uno stimolo piacevole (negare al cane il premio) che più correttamente viene definito PUNIZIONE NEGATIVA
  • PUNIZIONE POSITIVA – il comportamento target è ridotto successivamente alla somministrazione di qualcosa di spiacevole (correzione col guinzaglio, intervento fisico, rimprovero vocale).

I comportamenti problematici presi in esame riguardano richieste di attenzioni, paure, fobie ed evitamenti, aggressioni, problemi di gestione, problemi di separazione, reattività verso i cani in casa e fuori casa, reattività verso membri della famiglia e verso sconosciuti, reattività alla punizione e comportamenti compulsivi.

Sull’intero campione, solo 3 cani sono risultati non mettere in atto nessuno dei comportamenti problematici in elenco.

Il fatto

Va sottolineato che la maggior parte dei proprietari dichiara di aver impartito degli insegnamenti al proprio cane sia come educazione che come addestramento, ma che più della metà di essi non hanno frequentato corsi, lavorando da soli sul cane o ricordandosi gli insegnamenti impartiti a cani avuti in precedenza.

I dati

Il primo dato estrapolato dalla ricerca è la mancanza di una correlazione diretta tra la partecipazione a corsi di addestramento e la comparsa o meno di problemi comportamentali.

L’unico dato significativo, a livello di prevenzione, viene rilevato dalla maggiore capacità di tollerare altri cani da parte di esemplari che nei primi mesi di vita hanno frequentato puppy class.

Un dato interessante e che probabilmente non va particolarmente a favore dei centri di addestramento nei pressi delle zone in cui è stata svolta la ricerca, riguarda la mancata correlazione tra partecipazione a corsi di addestramento ed educazione, e miglioramento nella gestione del cane…

Al contrario, si è notata una importante relazione tra i vari comportamenti problematici e la tipologia di addestramento utilizzata.

Comportamenti legati alla paura

Per quanto riguarda comportamenti legati alla paura, all’aggressività e alla richiesta di attenzioni, l’utilizzo del solo rinforzo positivo come metodo di insegnamento sembra ridurre notevolmente l’insorgenza di tali problematiche (è da sottolineare che il solo rinforzo positivo durante l’insegnamento non significa non potersi permettere di punire il cane nel caso in cui risultasse necessario, ma che la fase di apprendimento non è basata sulla punizione ma sul premio).

Al contrario l’utilizzo combinato di rinforzo positivo e punizione positiva, sembra incidere in modo importante sul presentarsi di problemi di aggressività.

Utilizzo di punizioni positive

Un’ulteriore analisi dei dati rivela che l’utilizzo di punizioni positive, con o senza presenza di rinforzi positivi o altre metodologie, si lega in modo diretto all’aumento di problematiche di aggressività, paura ed evitamento.

Analizzando le altre variabili, la maggior presenza di comportamenti problematici legati a  problemi di separazione, richiesta di attenzione e problemi di gestione, si riscontra tra esemplari giovani. 

Cani di razza o meticci nello studio

Non sono state rilevate significative differenze tra le razze di cane o i meticci, così come tra differenze di sesso o tra cani castrati, sterilizzati o interi. Neanche le esperienze pregresse del proprietario con altri cani sembrano influenzare direttamente la comparsa o meno di problematiche, anche se come vedremo successivamente, si possono avere riserve su questo aspetto.

Non sono evidenziate differenze per quanto riguarda la presenza o meno di bambini in relazione alla comparsa di problemi comportamentali in generale, ma un dato è piuttosto interessante: nelle famiglie con meno o con nessun bambino sono più frequenti casi di cani con problemi di separazione. Al contrario nelle famiglie con più bambini è più frequente la comparsa di problemi legati al furto di cibo.

Riflessioni sui corsi di addestramento

Sono state fatte alcune riflessioni su dati curiosi, come la mancata correlazione tra la partecipazione a corsi di addestramento e la risoluzione di problemi di gestione, arrivando a ipotizzare che la maggior parte dei proprietari che avevano già avuto un cane (85%) avesse partecipato con il precedente cane a un corso, per poi mettere in atto le conoscenze acquisite anche con il cucciolo, senza però sottoporre il nuovo cane a un professionista.

Un’altra interessante riflessione è legata al fatto che il tipo di intervento sul cane (rinforzo o punizione) nel caso di cani aggressivi, possa essere causa o conseguenza. Cioè, per quanto riguarda il cane, si ipotizza che la creazione di un ambiente ansiogeno tramite l’utilizzo di punizioni, porti il cane a sviluppare comportamenti aggressivi o di evitamento. Tuttavia non si può escludere che la comparsa di tali atteggiamenti possa provocare un disagio nel proprietario impreparato, che tenterebbe quindi di arginare il problema nella maniera ritenuta più diretta e incisiva, punendo il cane e andando ad alimentare ulteriormente il problema, creando un conflitto.

Dato sul rinforzo positivo

Un altro dato che deve far riflettere è l’utilizzo del solo rinforzo positivo. Infatti anche se si ha una minor presenza di problemi di aggressività, paura e richiesta di attenzioni, non è stato riportato nessun vantaggio relativo ai problemi di gestione.

Le conclusioni della ricerca

La prima conclusione tratta dal gruppo di ricerca è molto significativa e riguarda l’obiettiva minor presenza di casi di aggressività, paure e ricerca di attenzioni in cani con cui è stato usato un metodo di insegnamento non basato sulla punizione.

La seconda conclusione mette (o metteva nel 2008, in mancanza di ricerche disponibili più recenti) invece l’addestratore davanti a una sfida: nonostante una precedente ricerca su di un campione più ampio avesse indicato una relazione tra cani frequentanti classi di obbedienza e una ridotta presenza di problemi di gestione e controllo, non sembra esserci una reale differenza per quanto riguarda i problemi comportamentali.

Da un lato abbiamo dati significativi relativi alla relazione diretta tra insegnamento tramite la punizione, creazione di stress e ansia relativa a una situazione o al proprietario, e conseguente sviluppo di aggressività, paure o richieste eccessive di attenzioni. Allo stesso tempo si sottolinea una riduzione di tali problematiche nell’insegnamento tramite il solo rinforzo positivo, ma nessun miglioramento per quanto riguarda il controllo e la gestione del cane.

In questo complicato equilibrio, la figura dell’addestratore, che potrebbe dare indicazioni relative alla gestione di premio e punizione, risulta avere, secondo i risultati, un ruolo marginale.

Apertura e miglioramento nell’educazione del cane

Sotto questo punto di vista negli ultimi anni fortunatamente si stanno incentrando molto l’addestramento e l’educazione su una visione complessiva del cane e della sua vita, non basandosi più sul solo addestramento “da campo”.

Per quanto riguarda invece i metodi di addestramento, abbiamo linee guida abbastanza definite che ci dicono in modo chiaro che un metodo univoco che risolva la totalità dei problemi non esiste, e che la sovrapposizione “amatoriale” di più metodi statisticamente non porta a un risultato migliore.

In prossimi articoli proveremo quindi a capire come le punizioni possano contribuire all’aumento di alcuni disturbi, e quali punizioni (come il negare l’accesso a un premio) possano invece concorrere alla corretta gestione e al controllo.

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