Notizie e curiosità sul caneEducazione cinofila e relazione con il cane

Anche i cani hanno espressioni facciali (e le usano): cos’è il DogFACS?

I segni e le macchie sui musi dei nostri cani influenzano il modo in cui percepiamo le loro espressioni? Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Animals ha cercato di dare una prima risposta a questa domanda.

Le espressioni facciali sono probabilmente ciò che noi esseri umani usiamo maggiormente per capire quali sono le intenzioni o cosa prova la persona che abbiamo davanti. Ci hanno insegnato che “gli occhi sono lo specchio dell’anima” e da uno sguardo, ma anche solo da un sopracciglio più alzato del previsto o da un angolo della bocca che scivola in giù, riusciamo a comprendere ciò che l’altro ci vuole dire.

Come abbiamo già scritto più volte qui su Dogsportal (Da feroce predatore a migliore amico dell’uomo: il progetto FIDO indaga sulla storia della domesticazione del cane in Italia – Dogsportal.it | Blog cinofilo), il nostro rapporto con i cani ha radici lontane migliaia di anni e la selezione da noi operata ha condotto questi animali a sviluppare un modo di comunicare simile al nostro per poter cooperare. Sì, anche i cani utilizzano le espressioni facciali oltre a riconoscere le nostre (Posso guardare il mio cane? Certo, ma cosa vuoi comunicargli dipende spesso da te! – Dogsportal.it | Blog cinofilo).

Ma i segni e le macchie sui musi dei nostri cani influenzano il modo in cui percepiamo le loro espressioni?

Quel muso da Pierrot: segni e macchie influenzano la comunicazione con loro?

Segni e macchie sul volto possono influenzare la comunicazione tra esseri umani, ma qual è il loro impatto nella comunicazione tra noi e i cani?

Hanno cercato di dare una risposta a questa domanda gli autori dell’articolo scientifico What Is Written on a Dog’s Face? Evaluating the Impact of Facial Phenotypes on Communication between Humans and Canines, pubblicato recentemente sulla rivista Animals (Animals | Free Full-Text | What Is Written on a Dog’s Face? Evaluating the Impact of Facial Phenotypes on Communication between Humans and Canines (mdpi.com)): la ricerca ha come obiettivo la valutazione del possibile impatto dei segni sui musi dei cani sulle espressioni facciali dirette a noi umani.

Quella maschera più scura intorno a occhi e orecchie di un Border collie o le macchiette fulve sopra gli occhi di un Rottweiler influenzano la nostra lettura delle loro espressioni?

Per capirlo, gli scienziati hanno analizzato i volti e la colorazione di 103 cani, di età compresa tra 6 mesi e 12 anni, sia femmine che maschi e rappresentativi di 8 gruppi di razze (secondo la classificazione dell’American Kennel Club, Working, Toy, Terrier, Sporting, Non-sporting, Herding, Hound e meticci).

Come è possibile, però, esaminare in maniera oggettiva l’espressione facciale di un cane? 

Anche i cani hanno espressioni facciali (e le usano): cos’è il DogFACS

Abbiamo accennato all’importanza delle espressioni facciali nella comunicazione tra noi umani. Esistono però dei movimenti quasi impercettibili della muscolatura del nostro volto che rivelano, a chi le sa leggere, le nostre emozioni più vere.

LEGGI ANCHE:

Queste sono chiamate microespressioni facciali e il primo a studiarle è stato lo psicologo americano Paul Ekman, a partire dagli anni ’50 – ’60: riuscire a identificarle permette di capire se la persona che abbiamo di fronte stia provando rabbia, disgusto, paura, sorpresa, felicità, tristezza o disprezzo.

Ekman, per codificare queste espressioni, mise a punto uno strumento per descriverle e classificarle oggettivamente, ossia il FACS.

L’acronimo sta per Facial Action Coding System ed è un sistema descrittivo standardizzato che identifica i cambiamenti di aspetto legati a movimenti facciali e individua le singole contrazioni muscolari. Se vi state ricordando una vecchia serie di qualche tempo fa, non sbagliate: Ekman e i suoi studi hanno ispirato la realizzazione di Lie to me, trasmessa da Fox tra il 2009 e 2011, il cui protagonista è Cal Lightman, interpretato da Tim Roth, esperto di linguaggio non verbale che collabora con l’FBI. Ebbene, esiste un sistema descrittivo per la codifica delle espressioni facciali anche per i cani, il DogFACS (DogFACS | animalfacs.com).

Per quanto riguarda lo studio di cui stiamo parlando, i ricercatori hanno chiesto a ciascun partecipante di registrare i propri cani in quattro condizioni diverse, che andavano dall’assenza di interazione (cane a riposo senza contatto visivo con il suo umano di riferimento) a un’interazione più diretta e coinvolgente (contatto visivo, uso di parole conosciute e stimolazione di una risposta sociale).

Gli scienziati hanno, quindi, utilizzato il DogFACS per esaminare il comportamento di ciascun cane, realizzando un nuovo sistema per ridimensionare e valutare i segni e i modelli facciali sui musi dei cani. Ai partecipanti è stato, inoltre, chiesto di completare un sondaggio che includeva i dati demografici dei propri cani e misurava il modo in cui il partecipante valutava le espressioni del suo compagno a quattro zampe.

I cani con musi uniformi sono più espressivi nella comunicazione con gli esseri umani

I risultati ottenuti da questi primi dati rivelano che i cani con musi di colore uniforme, senza segni o macchie, sembrano compiere più movimenti facciali o espressioni quando interagiscono con i loro compagni umani rispetto ai cani con musi multicolori o segni di diverso tipo.

LEGGI ANCHE:

Si evince, inoltre, che i partecipanti sono stati abbastanza bravi nel valutare i livelli di espressività complessiva dei loro cani, ma sono stati più precisi in presenza di un muso tinta unita, soprattutto con cani di un’età compresa tra 2 e 7 anni.

I cani anziani, invece, sono sembrati meno espressivi, forse perché — secondo gli autori — hanno una relazione più lunga e consolidata con il proprio umano, quindi non hanno bisogno di mostrare molto affinché ci si capisca.

Infine è interessante sottolineare come i cani da lavoro o i cani con un livello alto di addestramento siano stati i più espressivi: siamo davanti a relazioni umano-cane che richiedono una comunicazione più efficace e chiara e le persone coinvolte —proprio per il lavoro svolto insieme — potrebbero essere maggiormente in grado di comprendere le espressioni dei loro cani.

Probabilmente vi starete chiedendo quali risvolti concreti possa avere questa ricerca. L’autrice principale della ricerca, Courtney Sexton, esperta di interazioni tra esseri umani e animali della George Washington University, ha affermato (Dogs With Less Complex Facial Markings Found to Be More Expressive in their Communication with Humans | GW Today | The George Washington University (gwu.edu)) che le implicazioni non riguardano solo i cinofili ma chiunque si trovi a relazionarsi con un cane:

«Man mano che i cani si integrano sempre di più nella società umana, è importante capire come comunicano con noi e come possiamo comunicare meglio con loro. Se pensiamo a questo in termini di contesti di benessere, cani nei rifugi, cani da lavoro e animali di accompagnamento, o interazioni con cani nel vostro quartiere o persone in un parco per cani, sapere cosa stanno cercando di dirci i cani e cosa potrebbero pensare o sentire può davvero migliorare sia la loro esperienza che la nostra quando siamo insieme».

Alessia Colaianni

Dottoressa di ricerca in Geomorfologia e Dinamica ambientale, sono poi approdata sulle rive della comunicazione e divulgazione scientifica. Sono diventata giornalista e, un articolo dopo l’altro, mi sono ritrovata a raccontare le storie di animali umani e non umani e dell’ambiente in cui vivono. Sul mio cammino ho incontrato lo sguardo di molti cani e questo mi ha convinta a suonare ai cancelli di Dogsportal per poter curiosare nella loro storia e nel loro comportamento insieme a voi.

Alessia Colaianni ha 15 articoli e più. Guarda tutti gli articoli di Alessia Colaianni