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Il cane e la displasia dell’anca.

Che cos’è la displasia dell’anca nel cane?

La displasia dell’anca è la malattia scheletrica più frequente che possiamo riscontrare  nel cane in crescita, è di natura ereditaria e può compromettere la qualità della vita del cane e le sue prestazioni fisiche. 

E’ una malformazione dell’articolazione che comporta una degenerazione progressiva neltempo.

Quando si manifesta la displasia dell’anca nel cane?

Si manifesta nel periodo dello sviluppo in cani appartenenti a tutte le razze, con una predilezione per i cani taglia media, grande o gigante.

L’età di comparsa dei sintomi dipendere dalla gravità della malattia. Le forme più gravi si manifestano già nel cucciolo, mentre quelle meno gravi in età adulta o anziana.

Anche se non in tutti i cuccioli succede si possono notare, nei casi gravi, già intorno ai 5/8 mesi di età, andatura incerta o rigida, difficoltà ad alzarsi o a saltare e riluttanza al movimento.

A volta tendono ad utilizzare contemporaneamente entrambe le zampe posteriori al galoppo (andatura a coniglio – bunny hopping) e quando fanno le scale in salita. 

I cuccioli affetti con la displasia d’anca vengono spesso ritenuti pigri o svogliati dai loro proprietari piuttosto che doloranti, proprio perché si stancano facilmente e si siedono spesso.


Nei cani adulti o anziani affetti da displasia i sintomi sono dovuti all’artrosi e sono rappresentati da rigidità, soprattutto dopo un periodo di riposo (dolore a freddo), o dopo uno sforzo prolungato, limitazioni del movimento di diverso grado e riluttanza all’esercizio fisico.
Le cause che entrano in gioco nel determinare la displasia dell’anca sono di natura genetica, l’ambiente e la nutrizione influenzano soltanto il grado di gravità.



La genetica è la base della displasia, senza di essa non esiste questa patologia.

Sono tanti i geni coinvolti e non uno soltanto, per questo la malattia può essere trasmessa da un genitore ad un discendente anche se il genitore non presenta displasia perché questi può essere “portatore sano” dei geni della malattia. La displasia, infatti, non si esprime in tutti i soggetti che possiedono i geni della malattia nel DNA (geneticamente colpiti), ma solo in una parte di essi.

I fattori ambientali come l’alimentazione, il tipo e la quantità dell’esercizio fisico, eventuali traumi e possibili altre malattie concomitanti possono concorrere ad aggravare il quadro, ma, non sulla presenza o l’assenza della patologia.

Come si fa la diagnosi?

La diagnosi si ha soltanto con una radiografia effettuata in sedazione perché il cane deve essere assolutamente fermo e deve raggiungere un grado di rilassatezza muscolare che permetta al veterinario di effettuare le proiezioni necessarie in modo ottimale.

Quando si fanno le lastre al cane??

Le lastre ufficiali si fanno ad un’età ben precisa a seconda della razza perché lo sviluppo scheletrico completo si ha a particolari età a seconda delle dimensioni (un Border Collie farà le lastre ufficiali ad un’età più precoce rispetto ad un Bovaro Bernese). La lastra deve poi essere visionata da un veterinario che sia abilitato alla lettura ufficiale delle radiografie per la displasia d’anca.

A quel punto ci verrà detto se il cane ha o meno questa patologia e lo si esprimerà con dei gradi. La classificazione usata da ENCI e FCI è la seguente:

  • Grado A: normale
  • Grado B: quasi normale
  • Grado C: leggera displasia
  • Grado D: media displasia
  • Grado E: grave displasia
Il cane e la displasia dell'anca.
Il cane e la displasia dell’anca.

Ho la diagnosi: è displasico, cosa faccio?

A questo punto si possono intraprendere diverse strade: possono essere proposte vie chirurgiche (protesi d’anca o taglio della testa del femore) o di tipo conservativo. 

Quando mi arrivano in fisioterapia dei cani displasici, valuto il grado di displasia e il dolore che prova l’animale nel distretto delle anche e in tutto il corpo e poi decido il da farsi.

Non sono contro la chirurgia, ma spesso temporeggio poiché vengono proposte protesi a cani molto giovani che poi devono stare per un periodo più o meno lungo, non dico fermi, ma molto controllati, con conseguenze potenzialmente dannose sullo sviluppo del carattere e della socializzazione.

Spesso, displasie molto gravi, non erano nemmeno state notate dei proprietari perché in cani particolarmente esuberanti che magari dopo la passeggiata vengono lasciati a casa da soli e hanno tanto tempo per riposare, l’animale “recupera” e i segni che vi ho citato sopra non compaiono; la cosa più particolare è che spesso non hanno nemmeno molto dolore, anzi, lo riesco ad evocare io in visita con delle manovre che stressano l’articolazione, altrimenti non si nota.

In questi casi per un certo periodo si può gestire la situazione in modo conservativo fino a quando il cane non manifesta troppo dolore. Nella mia esperienza cani molto pesanti con displasie severe (D ed E) siamo riusciti a gestirli con dell’idroterapia in modo da garantire una buona copertura muscolare che aiuta l’articolazione a muoversi meglio. 

Tuttavia, ammetto che certi casi abbiano assolutamente bisogno della chirurgia. La riabilitazione segue successivamente (per mantenere massa muscolare e gestire il dolore).

Fino ad ora abbiamo parlato di soggetti relativamente giovani: a volte, mi arrivano dei cani anziani che sono soggetti potenzialmente displasici, ma non abbiamo informazioni perché non essendo di razza non sono stati radiografati, oppure anche se di razze a rischio non sono mai state fatte lastre perché non si intendeva fare sport o riprodurre il soggetto.

A quel punto se c’è il sospetto diagnostico, si fanno le lastre e se si scopre che c’è una displasia si interviene quasi sempre in modo conservativo, visto l’età del cane.

Si lavora, spesso, con l’idroterapia per migliorare la massa muscolare e l’escursione articolare, con manualità e con tecniche strumentali (Laser, Tecar) per alleviare il dolore.

Ogni caso è a sè, ma ho dei soggetti che fanno una buona vita anche con questa patologia; se si viene seguiti da un professionista competente è possibile. Mi rendo conto che questo argomento è molto vasto: se ci fossero delle richieste più specifiche in merito mi rendo disponibile ad approfondire: inviate le vostre domande alla redazione.

Annalisa Ferri

Mi chiamo Annalisa Ferri e sono un Medico Veterinario. La mia storia professionale in questo campo parte da lontano… ero ancora all’università e mi appassionava molto la neurologia ed un professore mi disse “per essere un bravo neurologo devi essere un bravo ortopedico!”. Purtroppo l’ortopedia, per come mi era stata presentata era sostanzialmente chirurgia e questo lato non mi piaceva. Per conto mio ho incominciato a fare ricerche e ho scoperto che negli USA esisteva una branca della Medicina Veterinaria che si occupava di animali sportivi e di riabilitazione post trauma o post intervento. Mi si era aperto un mondo, sapevo che lì volevo andare a parare, a costo di essere un pioniere; ma da noi, in università, non se ne era mai parlato.

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