Educazione cinofila e relazione con il cane

Lo sguardo del cane si è evoluto per arrivarci al cuore

Lo sguardo dei cani è irresistibile per noi e, a quanto pare, non è un caso ma il frutto di una scelta inconsapevole antica di millenni. Con la complicità della co-evoluzione.

Interno giorno, domenica pomeriggio. Piove e fa freddo. Siamo comodamente allungati sul divano e, pigramente, siamo del tutto predisposti a cedere alla sonnolenza incipiente, pensando giustamente: “E chi ha voglia di uscire con questo tempaccio?” Come chi? Lui, il nostro dolcissimo cane! 

I suoi occhi catturano i nostri con quella rete emozionale solidissima che abbiamo costruito negli anni di convivenza e, senza sforzo apparente, quello sguardo ci fa alzare dal divano e ci spinge a infilare stivali e impermeabile per uscire a passeggio sotto la pioggia. 

Tuttavia, se ce lo avesse chiesto chiunque altro, lo avremmo mandato a quel paese. E allora, come ha fatto il nostro cane a ottenere quanto desiderava?

Questione di sguardi.

E il suo ha qualcosa di magico. La magia è quella che stiamo per raccontarvi, grazie alla scienza.

Lo sguardo del cane

Il cane segue e cerca i nostri occhi

Da tempo la scienza ha capito che il cane è l’animale che meglio di ogni altro riesce a capire e interpretare molti dei nostri comportamenti, oltre a influenzarli.

Uno in particolare è rivelatore di qualcosa che ci unisce più di quanto si possa immaginare: il cane riesce a seguire la direzione del nostro sguardo e tende a farlo spontaneamente, se c’è un legame con noi; lo scimpanzé, il nostro più stretto parente a livello genetico, non lo sa fare.

E nessun altro animale ci riesce, neppure il lupo che pure è il più stretto parente del cane nonché il suo progenitore. 

Durante alcuni esperimenti, gli scienziati hanno scoperto che quando i cani incontrano una difficoltà che non riescono a superare rivolgono lo sguardo al loro umano di riferimento, in cerca di aiuto.

Lo stesso esperimento replicato con lupi allevati da esseri umani ha evidenziato che questi predatori non cercano facilmente il nostro supporto. Ma non è tutto.

Il contatto visivo tra cane e uomo è magico

Un’altra scoperta stupefacente riguarda il fatto che guardarsi negli occhi attiva nei cani e negli esseri umani il rilascio di ossitocina, un ormone che ha un ruolo chiave nella creazione di un legame affettivo tra i mammiferi.

La stessa cosa avviene tra il bimbo piccolo e la madre nella fase dell’attaccamento! 

Le conclusioni dei ricercatori su queste scoperte confermano, in ultima analisi, che il lungo percorso evolutivo congiunto dei cani e degli esseri umani, durato presumibilmente 30mila anni e forse più, ha dato vita a un rapporto eccezionalmente profondo e unico nella storia del Pianeta, un rapporto che coinvolge entrambi anche a livello neurochimico e, perlomeno nel caso del cane, anche morfologico, a quanto pare: infatti, gli occhi del nostro amico sono diversi da quelli del lupo, a volte addirittura più simili ai nostri. E anche su questo la scienza ha indagato, scoprendo cose molto interessanti.

Una modifica funzionale

Perché potesse svilupparsi un livello di comunicazione visiva tanto profondo era necessario, secondo alcuni scienziati, che sia il cane sia gli esseri umani agissero in qualche modo per favorirlo. La prova sta proprio nel fatto che, come spiegato, nel caso del lupo gli sguardi reciproci non attivano i medesimi meccanismi. 

Da un lato, quindi, i ricercatori ritengono che il cane abbia iniziato anticamente a modificare la propria struttura oculare, in modo da ottenere uno sguardo che fosse efficace anche a livello emotivo verso la nostra specie. Dall’altro, i nostri antenati devono avere inconsciamente privilegiato i soggetti capaci di questo tipo di sguardo rispetto agli altri, attivando così una vera e propria selezione basata su un tratto morfologico specifico. Questo almeno emerge dalle ricerche di J. Kaminsky, B. M. Waller, R. Diogo, A. Harston-Rose e A. M. Burrows, ricercatori che lavorano in istituti accademici di Portsmouth (Gran Bretagna), Washington, North Carolina e Pittsburgh (Stati Uniti).

capiamo lo sguardo del cane

“Prenditi cura di me”

Da tempo sappiamo che molti esseri umani tendono a preferire i cani che hanno un aspetto più “infantile”, con tratti morfologici come fronte alta, occhi grandi e tondeggianti e così via.

Tali tratti vengono ulteriormente accentuati da particolari movimenti dei muscoli facciali, in particolare nel caso degli occhi. Sollevando le sopracciglia, infatti, il cane riesce a ingrandire gli occhi, rendendoli ancora più infantili e potenzialmente più attraenti perché sollecitano l’istinto di accudimento che ci appartiene come mammiferi e come esseri umani. Inoltre, questo movimento conferisce agli occhi un’espressione che somiglia molto alla nostra quando siamo tristi e questo risulta sostanzialmente irresistibile per la maggior parte di noi. 

Non a caso un altro studio ha dimostrato come i cani capaci di produrre questa espressione più frequentemente e in modo più evidente vengano adottati dai canili più spesso dei soggetti meno portati a farlo.

È dunque lecito pensare che tale abilità espressiva abbia prodotto un vantaggio selettivo nel corso dei millenni, privilegiando gli individui capaci di attivare la nostra volontà di accudimento rispetto agli altri. 

il cane ci capisce e si fa capire grazie suo sguardo.

I cani sì, i lupi no

Per capire come il cane abbia sviluppato tale capacità espressiva, i ricercatori hanno indagato a livello anatomico, analizzando la struttura muscolare del muso di diversi soggetti di cane domestico e di lupo grigio euroasiatico (il progenitore del cane, secondo la nota ricerca del team di Wayne all’Ucla).

Hanno così scoperto che la sola significativa differenza tra cani e lupi per quanto riguarda la muscolatura facciale è presente soltanto nella zona intorno agli occhi: il muscolo che consente a molti cani di sollevare le sopracciglia, e ingrandire così gli occhi, nei lupi è poco sviluppato e permette solo un minimo movimento. 

L’altra differenza è un ulteriore muscolo che consente di spingere la parte esterna delle palpebre lateralmente e indietro, verso gli orecchi: è presente sia nei cani sia nei lupi ma in questi ultimi è molto debole e, di nuovo, limita la capacità di ingrandire gli occhi. 

La conclusione logica è che nel processo di domesticazione del cane la nostra pressione selettiva, quella che ne ha maggiormente determinato lo sviluppo fino a oggi, è stata tale da indurre una mutazione morfologica a livello muscolare funzionale alla creazione di un legame emotivo ed affettivo più saldo rispetto a quanto possibile con qualsiasi altra specie. Scienza e magia emotiva convivono sempre quando si tratta dei cani… e non è certo un caso.

Fonte principale: “Evolution of facial muscle anatomy in dogs” 

Kaminsky et al. – Proceedings of the National Academy of Sciences

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Andrea Comini

Educatore e istruttore cinofilo fisc da oltre vent'anni, consulente sui problemi comportamentali, si è formato con Carlo Marzoli, Inki Sjosten, David Appleby, Roger Abrantes, Joel Dehasse. Studioso di etologia del cane e del lupo, docente in diversi corsi di formazione per educatori. Giornalista professionista.

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