Scopri il caos che avvolge la prescrizione di farmaci bioequivalenti per animali in Italia. Un'analisi approfondita sulla promessa infranta del governo, l'illusione del cambiamento e le ripercussioni per i proprietari di animali e per il benessere animale in generale
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Farmaci veterinari? Il nulla cosmico, tra promesse infrante e costi assurdi.

Analisi del fallimento del decreto legge del 2021: l’utopia del risparmio sui farmaci veterinari e l’assurda realtà burocratica

Vi sblocco un ricordo: era il dicembre 2020 quando il Ministero della Salute diede parere favorevole all’emendamento proposto dalla deputata Prestipino che dava il via libera, anche in base al criterio del minor costo, alla prescrizione da parte dei veterinari dei farmaci bioequivalenti, ovvero di farmaci ad uso umano, ma contenenti lo stesso principio attivo in uso negli animali.

La Genesi di un’Iniziativa Fallita

Farmaci veterinari? Perchè costano così tanto

Un grande risultato a costo zero – aveva commentato la deputata in un post su Facebook – che farà risparmiare lo Stato nella spesa veterinaria per i canili, le associazioni animaliste e milioni di italiani che hanno animali da affezione, ma soprattutto favorirà le adozioni”.

È noto infatti che il costo dei farmaci specifici veterinari è altissimo e assolutamente spropositato rispetto ad un equivalente umano sia per la mancanza di farmaci generici, ma anche per l’obbligo che era imposto ai medici veterinari di prescrivere soltanto farmaci destinati all’uso animale, per i quali è inoltre prevista l’iva al 22% (come per i beni di lusso).

In pratica, mentre per gli esseri umani si era andati nella direzione di imporre ai medici di scrivere in ricetta non il nome di uno specifico farmaco, ma soltanto il principio attivo (in modo da favorire il risparmio dei consumatori acquistando farmaci generici), per quanto riguarda gli animali si era andati, già da alcuni anni e poi in concomitanza con l’avvento della ricetta elettronica, in direzione diametralmente opposta: imponendo ai veterinari di prescrivere solo farmaci specifici e vietando di indicare soltanto il principio attivo, sebbene questo fosse in passato una pratica abbastanza comune e diffusa.

Il risultato di ciò era stato un esponenziale aumento dei costi per i cittadini per farmaci anche estremamente comuni.

Il Costo della Salute Animale

quanto costano le medicine per il cane?

Solo per fare un esempio un semplice farmaco composto da amoxicillina più acido clavulanico, dal costo di circa 8 € nella sua versione generica, può arrivare a costare fino anche a 35 € nella versione veterinaria.

Costo che va ulteriormente raddoppiato se si considera che il dosaggio del prodotto per cani è in genere la metà di quello umano (in altre parole mezza compressa di quello umano equivale ad una intera di quello per cani di taglia grande).

Ma la stessa cosa vale anche per numerosi altri farmaci come antidolorfici o cortisone che vengono ampiamente impiegati tanto in medicina umana che animale.

La Folle Economia dei Farmaci Veterinari

E così capita che dopo le già ingenti spese per visite e interventi i cittadini si ritrovino spesso di fronte a dei veri e propri salassi una volta giunti in farmacia per proseguire le cure a casa.

Se ad esempio un cane deve fare una cura che prevede l’uso di un antibiotico, un antinfiammatorio e del cortisone (cosa non rara ad esempio per un cane anziano) la spesa può aggirarsi anche intorno ai 100 €, mentre gli stessi farmaci per uso umano non ne costerebbero più di 20 o 30.

Una differenza non da poco! E che può moltiplicarsi per altri farmaci in caso di patologie croniche

Ma, tornando all’emendamento approvato nel 2020, esso fu seguito dal Decreto legge del 14 aprile 2021 successivamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Questi i toni trionfalistici del comunicato pubblicato sul sito salute.gov.it

animali, cani, farmaci veterinari e propaganda elettorale

Sarà possibile curare gli animali con farmaci umani

Le famiglie potranno risparmiare fino al 90% dei costi per i medicinali

Con il decreto firmato oggi dal Ministro della Salute Roberto Speranza, sarà possibile curare gli animali domestici anche con farmaci “ad uso umano”. A beneficiarne saranno circa il 40% delle famiglie italiane che potranno risparmiare fino al 90 per cento per alcune patologie animali.

Il provvedimento adottato prevede che il veterinario possa prescrivere medicinali per uso umano per la cura degli animali domestici “a condizione che tale medicinale contenga il medesimo principio attivo del medicinale veterinario”.

“Si tratta di un provvedimento di equità atteso da anni da milioni di cittadini. Una scelta che consentirà di garantire con più facilità le cure agli animali da compagnia e un risparmio importante per tante famiglie italiane e per le strutture che si occupano di cani e gatti”, commenta il Ministro della Salute.

È dal 2006 che associazioni animaliste, parlamentari, consiglieri regionali e comunali di diverso orientamento politico hanno sostenuto questo obbiettivo, denunciando prezzi troppo elevati dei farmaci veterinari che spesso sono la causa dell’abbandono degli animali.

“Prendersi cura sempre meglio della salute degli animali da compagnia, non è solo un gesto d’affetto e di riconoscenza. Significa garantire una importante funzione relazionale e sociale che gli animali svolgono verso gli umani e tutelare la salute seguendo l’ottica One Health, un approccio che tiene insieme il nostro benessere, quello degli animali e quello dell’ambiente” conclude il ministro Speranza.

Ma cosa resta di questi toni a distanza di 2 anni dall’approvazione del decreto?

Possiamo tranquillamente affermare che ne resta un nulla cosmico.

La Politica dei Farmaci Veterinari: Un Teatro dell’Assurdo

Una situazione che rimane sostanzialmente invariata se non per aver forse soltanto complicato la vita ai veterinari, ma per i cittadini nessun tipo di cambiamento.

Le questioni sono diverse e anche abbastanza complesse, ma proviamo in qualche modo a riassumerle.

Una prima importante limitazione può essere ritrovata già in un allegato (l’allegato A al decreto) che limita la prescrizione veterinaria di farmaci ad uso umano se questi contengono “sostanze antibiotiche di importanza critica per la salute umana”.

Ma ciò che pare ancora più assurdo è che il decreto italiano si pone in contrapposizione con la normativa europea, la quale impone l’obbligo di uso esclusivo del farmaco veterinario consentendo una deroga soltanto in caso questo non esistesse. Il criterio del minor costo dunque non è assolutamente previsto.

E tuttavia è proprio andando a leggere le ragioni per questa decisione che si entra in una discussione che sembra quasi surreale. Si spiega infatti che l’uso del farmaco veterinario è specie-specifico, ovvero è per le singole specie animali alle quali è destinato.

Si teme dunque l’assenza di sufficienti sperimentazioni sui farmaci impiegati per l’uso in deroga.

In altre parole dei farmaci che hanno obbligatoriamente subito una lunga trafila di sperimentazione sugli animali prima di essere immessi sul mercato umano non possono poi essere utilizzati di nuovo sugli animali perché non sufficientemente sperimentati. E il colmo è che questa mancanza di sufficienti sperimentazioni non riguarda il principio attivo contenuto nel farmaco, che è lo stesso in entrambi i casi, bensì quelli che sono gli eccipienti, ovvero quelle sostanze che si aggiungono al farmaco e che non dovrebbero arrecare né danni né benefici.

Insomma sembra proprio di stare nella saga dell’assurdo, vietando l’uso di un farmaco a causa di ciò che in esso non è il farmaco, ma solo un’aggiunta che dovrebbe essere, almeno per gli umani, completamente atossico e per la quale ci s potrebbe anche domandare come mai non sia stata anch’essa testata anche su animali prima dell’immissione in commercio se vi è il rischio che possa far male. Inoltre vietando ai veterinari di prescrivere dei farmaci che fino a non molti anni prima avevano tranquillamente prescritto, come qualsiasi altro medico, solo sulla base del loro principio attivo.

Le sole conclusioni che da tutto ciò possiamo trarre sono che da un lato la Comunità Europea, con la sua normativa, ha fatto un enorme regalo alle case farmaceutiche, consentendo loro di mantenere dei prezzi per i farmaci veterinari (anche quelli il cui brevetto è scaduto e dunque potrebbero essere venduti come generici) completamente al di fuori di ogni logica di mercato, nonché di equità ed anche di rispetto e di etica.

Dall’altro il governo Italiano, e l’ex ministro Speranza, ha firmato un decreto che nella migliore delle ipotesi può esser visto soltanto come uno spot propagandistico buono soltanto a riempire le pagine di qualche giornale, ma che poi non ha avuto assolutamente nessun effetto nella pratica.

E d’altra parte il sospetto nasce anche per il fatto che proprio nel maggio 2021 erano previste le elezioni amministrative (poi rinviate causa covid a ottobre) in ben 20 comuni, tra cui Roma, Milano, Napoli, Bologna Torino… Nella peggiore ha dato prova di totale ignoranza nella propria materia licenziando un provvedimento in totale contrasto con le normative europee, che vanno in direzione contraria e che certamente avrebbero potuto indurre un totale ripensamento.

Ci troviamo così oggi esattamente allo stesso punto di partenza.

Tutte le giuste e sacrosante considerazioni riportate dallo stesso ministro nella nota stampa più sopra riportata restano lettera morta e possono rimanere soltanto delle belle speranze. Mentre noi cittadini e con noi i nostri animali possiamo solo sperare nel buon cuore di Big-Pharma, che è un po’ come dire “speriamo che gli sciacalli non mangino i nostri cadaveri nel deserto”.

Cosa resta dunque, per usare le parole di Speranza, “di un provvedimento di equità atteso da anni da milioni di cittadini. Una scelta che consentirà di garantire con più facilità le cure agli animali da compagnia e un risparmio importante per tante famiglie italiane e per le strutture che si occupano di cani e gatti”?

Il minimo che forse dovremmo chiedere a gran voce alla nostra classe dirigente, dopo i proclami e l’autoincensarsi di un paio di anni fa, sarebbe almeno una pubblica rettifica e magari anche delle scuse.

Francesco Cerquetti

Laureato in filosofia, educatore cinofilo e esperto in etologia applicata e benessere animale. Mi occupo anche di divulgazione e sono autore del libro #IOSONOACASA, storie di cani di canile e di piccole magie quotidiane

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