Mi chiamo Laura Bordoni, dal 2014 sono membro del consiglio direttivo dell’Associazione di Protezione Civile Roma Sud Ovest ODV, e dal 2020 sono il Responsabile delle unità cinofile da soccorso del Coordinamento Volontari V.A.B. Lazio, che a sua volta fa parte del Coordinamento Nazionale V.A.B. Italia.
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La vita del volontario cinofilo: un binomio di solidarietà, sacrificio e affiatamento

Essere volontario implica una scelta forte e ben ponderata. Significa mettere il proprio tempo e le proprie risorse al servizio di chi necessita di un aiuto. Il volontario è una testimonianza di solidarietà umana; significa rendersi disponibili per aiutare chi è in difficoltà.

“La vita del volontario cinofilo” è un articolo scritto da Laura Bordoni, responsabile delle unità cinofile da soccorso del Coordinamento Volontari V.A.B. Lazio, in cui viene affrontato il tema del volontariato cinofilo. L’autrice sottolinea l’importanza dell’affiatamento tra uomo e cane e della formazione a trecentosessanta gradi sia del conduttore che del cane. Inoltre, vengono messe in luce le difficoltà che il volontario cinofilo deve affrontare e la consapevolezza che la vita del proprio cane e la propria vita sono a rischio durante un’attivazione. Infine, viene preso in esempio il caso del cane Proteo, morto durante le operazioni di recupero in Turchia, e vengono analizzate alcune reazioni di colleghi e del pubblico.

Essere volontario vuol dire anche confrontarsi con i propri compagni di viaggio.

Confrontarsi e fare regolarmente della critica costruttiva per correggersi e, quindi, aggiustare il proprio operato.
Perché siamo soccorritori; ci chiamate anche eroi ma siamo, in primis, esseri umani e non siamo, purtroppo, infallibili. Siamo in grado di muoverci coesi verso una soluzione pratica, rapida e si spera, sempre, di indubbia efficacia.

Mi chiamo Laura Bordoni, dal 2014 sono membro del consiglio direttivo dell’Associazione di Protezione Civile Roma Sud Ovest ODV, e dal 2020 sono il Responsabile delle unità cinofile da soccorso del Coordinamento Volontari V.A.B. Lazio, che a sua volta fa parte del Coordinamento Nazionale V.A.B. Italia

Cosa si intende per unità cinofila?

Per unità cinofila, si intende il binomio inscindibile Uomo/Cane.
Un binomio che DEVE lavorare in simbiosi ed arrivare a raggiungere un affiatamento che non è poi così semplice da capire e fare proprio, e che io auguro a tutti di provare almeno una volta nella vita.

Premesso questo, la prima domanda che faccio a chi si presenta chiedendomi di valutare il cane per un eventuale ingresso in squadra è sempre la stessa: “Tu sai che il tuo cane potrebbe morire durante un’attivazione?
E soprattutto, sai che tu per primo potresti morire durante il servizio?”.

La stragrande maggioranza dei papabili volontari scappa via, quando realizza che morire mentre si tenta di salvare vite non è poi un’ipotesi così remota. 

Parliamo di mesi, a volte anche di un anno, un anno e mezzo di formazione sia del cane che del conduttore.

Una formazione a trecentosessanta gradi, che non lascia nulla al caso.

Cane da ricerca su macerie 
(Immagine di archivio)
Immagine di archivio non fornita dall’autore

Chiediamo ai volontari di staccarsi dall’idea del cane come animale da compagnia, come membro della famiglia, chiediamo ai volontari di guardare il cane per quello che è: principalmente un naso, con un animale intorno. Quel naso che stiamo disperatamente tentando di replicare a livello meccanico, ma a cui non riusciamo nemmeno ad avvicinarci.
Il cane a volte può esser paragonato ad un vero e proprio strumento di lavoro, ma ogni giorno che passa lo vediamo diventare un’estensione delle capacità del compagno umano che viaggia con lui.

Relazione perfettamente bilanciata fra la strumentalizzazione e l’antropomorfizzazione.

Io definisco il mio cane “l’estensione del mio braccio destro”, perché quei mesi, quegli anni di lavoro, ci hanno portati e ci porteranno ad avere un rapporto fatto di poche parole, pochi gesti ed infiniti sguardi complici.
C’è una relazione perfettamente bilanciata fra la strumentalizzazione e l’antropomorfizzazione.

Cane da ricerca su macerie 
(Immagine di archivio)
Immagine di archivio non fornita dall’autore

Impariamo ad ammettere che quella relazione che abbiamo con il nostro compagno occupa quel posto nel nostro cuore soprattutto in virtù della diversità del cane, che comunque deve essere salvaguardata.

Impariamo ad “ascoltare” il cane che è in grado di dire qualcosa di nuovo all’uomo, attraverso il suo modo di comunicare.

Sul caso di Proteo, il cane morto durante le operazioni di recupero in Turchia, ho letto tutto ed il contrario di tutto.

Soprattutto sedicenti colleghi accusare il conduttore di non aver pensato che la vita di quel Pastore Tedesco, valeva esattamente come quella della bambina che è stata tirata fuori dalle macerie questa mattina. Che forse avrebbe dovuto fermarlo, chiedere il cambio. Ho letto addirittura frasi al vetriolo in cui veniva chiesto di smettere di far lavorare i cani, perché il cane da lavoro non esiste.

Il cane non vuole lavorare, non esiste un centro per l’impiego dei cani. È che noialtri siamo egoisti nel perpetrare l’uso dei cani nelle operazioni di soccorso.

So cosa si prova quando quella campanella smette di suonare, e tu nell’ arco di pochi secondi ti ritrovi a pregare ogni divinità che quella pausa sia solo dovuta ad una semplice pipì e nient’altro.

Io non sono partita per la Turchia, non ero presente e non mi permetto di giudicare l’operato del mio collega. A lui va tutta la mia solidarietà, però, perché io so che cosa implichi arrancare dietro al cane in ricerca. Io so cosa vuol dire vederlo sparire dentro un cespuglio o in cunicolo. Ho perso il conto delle volte in cui mi si è fermato il cuore e cercavo disperatamente fra i rumori intorno a me quello della campanella che ho attaccato alla pettorina di Asgardr.

So cosa si prova quando quella campanella smette di suonare, e tu nell’ arco di pochi secondi ti ritrovi a pregare ogni divinità che quella pausa sia solo dovuta ad una semplice pipì e nient’altro. So cosa vuol dire osservare impotenti il cane che decide in autonomia di guadare un fiume perché la traccia lo sta portando proprio lì, e soprattutto conosco lo sguardo del mio cane quando mi cerca dopo avermi fatto perdere anni di vita, e che traduco puntualmente con un: “Ancora non hai imparato a fidarti, stupida umana?”.

A questi colleghi che spesso non hanno la più pallida idea di cosa voglia dire esser un binomio da soccorso, che inorridiscono di fronte a delle zampe ferite, io ricordo che i cinofili sono i primi ad arrivare nelle zone terremotate, o comunque nelle zone colpite da catastrofe. Perché il tempo corre sempre troppo veloce in questi casi. E sui resti di un palazzo (che per inciso potrebbe tremare e crollare ancora di più) ci sono vetri, ferri, schegge, ci sono polveri di calcinacci, ci sono infinite ed invisibili particelle che si attaccano ai nostri polmoni e a quelli dei cani.

Nella ricerca a scovo c’è l’animale selvatico in agguato, ci sono rovi, ci sono buche e crepacci. Nel salvataggio in acqua raramente interveniamo quando il mare è una tavola. È vero, Proteo non ha scelto di lavorare come soccorritore, figuriamoci di morire, e sicuramente non sapeva nemmeno cosa volesse dire la parola: “Eroe”.

Ma io vi invito tutti a guardare un binomio in emergenza.

Guardate la faccia e gli occhi dell’umano che si appresta ad affrontare la tragedia, e poi guardate il cane che lo accompagna, guardate la gioia che lo pervade. Perché una cosa la sappiamo fare sicuramente: sappiamo far credere al nostro compagno che è proprio bello il gioco che stiamo andando a giocare, e non potevamo avere vicino proprio nessuno che non fosse esattamente lui.

Laura Bordoni

Mi chiamo Laura Bordoni, dal 2014 sono membro del consiglio direttivo dell’Associazione di Protezione Civile Roma Sud Ovest ODV, e dal 2020 sono il Responsabile delle unità cinofile da soccorso del Coordinamento Volontari V.A.B. Lazio, che a sua volta fa parte del Coordinamento Nazionale V.A.B. Italia.

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