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Problemi dei cani adottati in USA: uno studio assurdo

Posto che è sempre utile pubblicare sunti degli studi scientifici condotti sui cani e sulla cinofilia in generale, ritengo sia altrettanto utile soffermarsi un momento anche ad analizzarli, gli studi.

Perché non tutti hanno la medesima valenza. Almeno questo ho appreso da quando ho iniziato a… studiare gli studi sui cani, appunto, oltre trent’anni fa. 


NOTA DI REDAZIONE:

Andrea, autore di Dogsportal.it e Istruttore cinofilo specializzato in comportamento si riferisce a questo studio pubblicato dalla collega che ha già fatto alcune considerazioni legate alla necessità oggettiva di contestualizzare lo studio effettuato su circa 100 cani negli Stati Uniti. Come spesso accade su Dogsportal.it un blog cinofilo a voce collettiva si accendono dibattiti utili e interessanti all’interno dello stesso portale. Aspetto di cui andiamo particolarmente fieri e orgogliosi.


Nello specifico, mi riferisco allo studio citato nell’articolo di ieri intitolato “Adozioni e poi? Cosa succede? Lo studio in Usa”. Tra le altre cose, tale ricerca dice che su 99 cani adottati ben l’81,7% ha mostrato un’elevata prevalenza di aggressione diretta a estranei, il 32,3% di aggressione diretta al proprietario, il 75% di aggressione diretta a cani estranei, il 37,8% di aggressione nei confronti del cane di famiglia.  In sostanza, quasi tutti i cani adottati, secondo questo studio, sono dei pericolosi sociopatici con gravissimi problemi di aggressività interspecifica e intraspecifica. Ma è davvero possibile?

Da studioso dico che no, non mi appare né possibile né plausibile. In decenni di lavoro e ricerca sui problemi comportamentali dei cani, e in particolare proprio sui comportamenti aggressivi, posso testimoniare che percentuali simili di aggressività inter e intraspecifica non mi risultano. Un’ipotesi, quindi, è che siano stati selezionati volutamente (perché casualmente è davvero difficile) casi ad hoc per costruire uno studio che trovi diffusione proprio grazie ai suoi risultati eclatanti. L’altra ipotesi è un’aggressività geneticamente fissata, cosa possibile però solo allevando e non su un campione di cani di varia tipologia come questo. Peraltro, ed è una lacuna gravissima, lo studio non specifica l’appartenenza dei cani a razze o tipologie di alcun genere, e questo è perlomeno strano.

A mio avviso, ci sono due punti da considerare a proposito di questo studio: molte ricerche non vengono condotte per ottenere risultati utili allo studio del soggetto in questione, in questo caso l’evoluzione comportamentale dei cani adottati da canile, ma perché trovino spazio sulle riviste scientifiche. Questo perché la pubblicazione costituisce titolo di merito per gli autori in ambito scientifico. E poco importa se un domani lo studio verrà smentito in tutto o in parte: intanto è stato pubblicato. Non so se sia questo il caso, ovviamente.

Secondo punto: lo studio riguarda 99 cani adottati da 5 rifugi dello stato dell’Ohio. Ebbene, lo stato dell’Ohio è noto anche come “cow state” per via della immensa popolazione bovina che lo caratterizza. Ciò significa che molti cani in Ohio nascono e crescono in condizioni rurali, che spesso significano isolamento, scarsa socializzazione, catena, gestione carente se non peggio, il che potrebbe influenzare il rapporto con gli estranei. Ma il dato più interessante è il seguente: ogni anno in Ohio entrano nei canili oltre 214mila cani tra randagi, vaganti, sequestrati o ceduti dai proprietari. Oltre il 60% vengono soppressi, una vera strage (negli Usa è la norma, il che dice molto sul livello di civiltà specifico del Paese…), 80mila circa vengono adottati o reclamati dai proprietari. La cosa più importante da notare, però, è che un campione di 99 cani su oltre 80mila adottati, a livello statistico e scientifico non vale nulla. 

Fonte dei dati sullOhio: 

The OSU College of Veterinary Medicine, 
Department of Veterinary Preventive Medicine
1900 Coffey Road
Columbus, OH 43210-1092

Andrea Comini

Educatore e istruttore cinofilo fisc da oltre vent'anni, consulente sui problemi comportamentali, si è formato con Carlo Marzoli, Inki Sjosten, David Appleby, Roger Abrantes, Joel Dehasse. Studioso di etologia del cane e del lupo, docente in diversi corsi di formazione per educatori. Giornalista professionista.

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